Lettera di un tifoso del River a Juan Román Riquelme..
Questa lettera venne scritta da Mauricio Carranza, giornalista e scrittore tifosissimo del River, pochi giorni dopo il ritiro di Juan Roman Riquelme.
“Sono poco più delle sette e mezza di sera del 30 marzo 2014. Sono passati 21 minuti del secondo tempo e il River continua a vincere 1 a 0 contro il Boca alla Bombonera.
L’attesa del trionfo in trasferta in casa loro dura da un decennio ma oggi sembra che ci sia speranza.
All’improvviso, fallo vicino alla nostra area, ci va Riquelme e prende la palla.
Con il mio amico ci guardiamo, senza dirci niente, ma allo stesso tempo ci diciamo tutto.
Ci scambiamo bugiardi sorrisi che vorrebbero far credere che tutto è tranquillo.
Eppure deglutiamo a fatica.
Ci va Riquelme ed è gol.
Sinceramente, è uno dei migliori gol su calcio di punizione della storia dei Boca-River.
Mi alzo e applaudo. Arrabbiato, nervoso, rassegnato; ma applaudo.
Mi si attiva quel gene calcistico che distingue la bellezza sopra qualunque altra maglia.
Un gene che con Juan Román Riquelme in campo mi si è attivato molte altre volte a dir la verità.
Non ti ho mai potuto odiare, Riquelme.
Ancora meno quando il tuo nome mi suona simile a quello di Ramón [Díaz] e non è un caso che entrambi siate stati vincenti in campo e nei cori dei vostri stadi.
Non ti ho potuto odiare e guarda che ci ho provato Román, dico davvero, ma non mi viene.
No.
Ciò che più mi dà fastidio non sono i gol che ci hai fatto né i titoli che hai vinto, ma ciò che hai cambiato in loro. Nei tuoi tifosi. Negli ‘xeneizes’. Li hai stimolati a giocare bene al calcio, a quel gusto del bello nel quale sono stati carenti durante la maggior parte della loro storia.
Tu hai insegnato loro che si può combinare la grinta con il “passetto di danza”, il fango con il cristallo, il calcione con il tocco morbido.
Con la poesia.
Alcuni di loro ancora non lo capiscono, preferiscono ricordare la tremenda ‘patada’ (pedata) di Passucci o un Giunta, piuttosto che il tuo meraviglioso tunnel a Yepes.
Non ti ho potuto odiare in campo e ti ho voluto pure prendere in antipatia per le tue dichiarazioni. Ma niente.
Come si fa.
Tu ammiravi Ortega, dicesti che Ramón [Díaz] è un vincente, auguravi buona fortuna ad Almeyda, guardavi il River per Trezeguet, Teo [Gutiérrez] secondo te era il migliore del paese, te ne vai ma rimane Aimar sul campo e gli elogi continuavano anche per lui.
Come facevo a non volerti bene? Come non rispettarti se hai sempre avuto grande rispetto per il tuo rivale storico?
E pensare che oggi qualche sconosciuto vuole avere i suoi minuti di fama sfottendo l’altra squadra, chi del River chi del Boca, e tu, che hai vinto tutto, che hai giocato la maggior parte dei ‘clásicos’, che potresti permettertelo, eccome, non ha mai detto niente di deridente, sei sempre stato con rispettoso, un signore, usando ogni tanto un tocco di sarcasmo.
Perfino quando stavamo nell’altra categoria, in B, dicevi che ti mancavano i ‘clásicos’ con noi e che volevi che il River salisse subito.
Cosi tanti elogi erano la peggior cosa che potevi fare sia al tifoso ‘xeneize’ sia al ‘millonario’.
Al primo, perché non condivideva quello che dicevi e preferiva stare in silenzio, e a noi perché non avevamo scuse per non rispettarti e ammirarti.
Poi molti di noi si sono dovuti abbassare quando erano soli e hanno voluto fare i superiori quando invece erano in gruppo urlandoti “cacasotto”, ma dopo ci domandavamo in privato come poteva essere un “cacasotto” un tizio che ha preso in giro il Real Madrid in una finale di Coppa Intercontinentale, uno che prendeva le redini della squadra quando era necessario e vinceva da solo le partite.
Argentinos.
Poi sei andato all’Argentinos nel luglio 2014, annunciano il tuo passaggio.
Ti stanno molto bene quei colori, sai. Il rosso e il bianco, perché ti sei sbagliato di marciapiede. Di squadra, questo lo sai, no? Perché al di là del tuo fanatismo, del tuo “soy bostero hasta la muerte”, tu sei uno da club come quello della Paternal o di Núñez. Da Monumental.
Dicono che sei un superbo, ma malgrado potessi giocare le Coppe con altre squadre, vincere ancora tanti titoli, non ti sei vergognato di tornare da dove eri venuto e aiutare l’Argentinos a tornare in Primera División.
E ce l’hai fatta.
Ho celebrato quella promozione, per te e per ‘el Lobo’ Ledesma, un altro dei tuoi giocati preferiti.
Mentre rido dei ‘Signor Nessuno’ che ti prendono in giro sui social network, leggo di Zidane, Dinho, Forlán, Iniesta e tanti altri cracks che ti salutano con rispetto e ammirazione.
Tuttavia gli sbarbati preferiscono ricordarti per i litigi con Van Gaal, Falcioni o con Palermo, con il quale sei stato un amico molto cattiva, ma al quale hai fatto fare mille gol.
Di sicuro presto inizierò una discussione senza fine con qualche tifoso del River che continua a sostenere che Enzo [Francescoli] e Ariel [Ortega] sono stati e saranno migliori di te, ma tu stai su un gradino superiore.
Parola di ‘millonario’.
Per il gioco, per i ‘clásicos’, per la poesia, per i titoli, per la tua influenza in questi diciotto anni, per tutto questo posso dire che sei il miglior calciatore che ho visto in questo paese, e per colui che ha qualche dubbio, dico di guardare un riassunto della Libertadores 2007.
L’hai vinta da solo Román, con un gol nella finale che dovrebbe essere venduto come un’opera d’arte.
‘Se mi fossi messo la ‘camiseta’ del River, mia madre non sarebbe mai venuta a vedermi’.Tutta colpa sua, signora. Lo sa!? Lei ci ha privato di lui.
E adesso bisogna salutarlo; al miglior rivale che ha avuto il River in tutta la sua storia, a quello del tunnel a Yepes, a quello dei gol su punizione a Núñez e a la Boca, al Monumental e alla Bombonera, ma anche a quello che si abbracciava con Ramón e con Aimar, a quello che si complimentava quando eravamo i campioni e a quello che se ne andava sempre fischiato dal Monumental senza mai fare un gesto contro.
‘Il tifoso del River mi tratta con rispetto, non so se con affetto’.
Si, Román, diversi (anzi molti) di noi ti vogliamo bene e ti ammiriamo, alcuni di noi hanno il coraggio di dirlo, altri se lo tengono per sé.
Grazie per il calcio Román, e che tu sia felice’.
Boca-River torna sempre.
È come una creatura mitologica.
Magari sotto altri occhi.
Magari con altri protagonisti.
Altri attori.
Altri Dei.
Altri anni.
Altri bambini.
Ma lei, Boca-River, come stasera, per esempio, torna sempre.
Sempre.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE:
https://chefaticalavitadabomber.it/i-top-5-feticci-che-non-possono-mancare-ad-un-tifoso-allo-stadio/