In questa lunga intervista rilasciata da Bonucci al Corriere dello Sport, vengono alla luce diverse verità che il difensore della Juventus non aveva ancora chiarito.
“Andare via mi era costato, ho lasciato amicizie, sicurezze. Avevo deciso in un momento di rabbia, è stato puro istinto: a mente lucida non l’avrei fatto. L’origine di questa rabbia? Negli ultimi quattro mesi di Juve – ha ammesso Bonucci – erano successe delle cose che mi avevano toccato nell’orgoglio, a livello intimo e personale. Non sono riuscito a farmele scivolare addosso, ma poi ho capito che andarmene non era stata la scelta giusta: solo qui riesco ad esprimere le mie potenzialità. Col passare del tempo ho capito che l’unica cosa che volevo davvero era tornare”.
IL RITORNO
“Rimettere piede nello spogliatoio – ha svelato Bonucci – è stato strano. Mi trovavo in un posto nuovo, ma era come se non l’avessi mai lasciato. La Juve è casa mia e in generale è una famiglia, non solo una squadra di calcio. Dal presidente al magazziniere, tutti ti fanno sentire a casa e lo hanno fatto anche dopo il mio ritorno. E poi, la mentalità: “Tutti uniti verso lo stesso obiettivo, questo è il grande segreto. Ritrovare la BBC? È bello girare la testa e vedere di nuovo Barzagli e Chiellini. La BBC è amicizia, armonia professionale e umana, sinergia: e in campo si è visto… Senza dimenticare la grande B di Gigi Buffon”.
RONALDO E LA CHAMPIONS
“La società ha costruito una squadra che può competere contro le due/tre grandi d’Europa. E questo prescinde dall’arrivo di Cristiano o dal mio. Possiamo realizzare quel sogno, riportare la Champions dopo 20 anni: chiaro che con Cristiano il sogno diventa più credibile e realistico, ma sappiamo che dipende anche da altri fattori come fortuna, spirito di sacrificio e lavoro di squadra. È così che l’abbiamo sfiorata, è così che abbiamo vinto sette scudetti e quattro volte la Coppa Italia”. Poi, il Bonucci pensiero su Ronaldo: “Un ragazzo umile e disponibile. Vederlo allenarsi con intensità e voglia, è uno stimolo per tutti. Cristiano può insegnare tanto: costanza, professionalità, presenza nello spogliatoio e in campo. E quando ce l’avevo contro, è stato il più rognoso di tutti. Infatti ci ha sempre messo in difficoltà, a Cardiff ad esempio. È una partita che vorrei cancellare del tutto, perché ci credevamo e ricordare fa male”.
“IN FUTURO MI PIACEREBBE ALLENARE…”
Una delle cose che certamamente Leo non ha mai digerito è stata l’esclusione ad Oporto, tutti si ricorderanno di lui seduto sullo sgabello vicino a tutta la dirigenza juventina. Questo, per lui e per Allegri, sembra essere soltanto un brutto ricordo : “Allegri è una persona intelligente, per questo sa gestire uno spogliatoio importante come il nostro. Il nostro conflitto? Può accadere che ci siano momenti di tensione, di discussione. Poi però ci si stringe la mano da persone mature, si chiarisce e si guarda verso lo stesso obiettivo”. E se il sogno del calciatore Bonucci è vincere la Champions League, quello sul suo futuro è quantomeno ambizioso: “Voglio diventare un allenatore importante di una grande squadra, possibilmente della Juventus”. Proprio come Allegri…: “Sto osservando e mettendo da parte tutti i segreti dei vari allenatori, poi cercherò di tirare fuori il meglio da me stesso. Tanti mi dicono che farò l’allenatore, io lo penso già da anni. Sarebbe bello continuare nel calcio così, magari nella mia Juve”.
LA NAZIONALE
Bonucci ci tiene anche a parlare di nazionale e dichiara che c’è una partita in particolare che lui vorrebbe rigiocare cioè, la finale di Euro2012 contro la Spagna: “Non ce la siamo giocata, avevamo dato tutto con la Germania in semifinale e abbiamo avuto poco tempo di recuperare”. Il numero 19 della Juventus prova a dare la sua personale spiegazione della profonda crisi che attanaglia il calcio italiano: “Tutte le grandi Leghe in Europa hanno stadi, centri sportivi, strutture ricettive: in Italia questo non esiste e la Juve è un’eccezione. E così come crescono i giovani? Belgio e Germania hanno vissuto i loro punti più bassi, poi sono ripartiti investendo nelle strutture e nella formazione di giovani allenatori. In Italia, un anno dopo il disastro, non c’è ancora il presidente federale, né un punto da cui ripartire”. Il ricordo di Italia-Svezia è una ferita ancora aperta, Bonucci prova a dire la sua sul mancato approdo ai mondiali russi: “In realtà, secondo me, non giocammo così male quelle due partite. Forse sono state sbagliate alcune scelte: ci è mancato l’estro, l’invenzione per scardinare la difesa scandinava. Noi continuavamo a crossare, ma loro in quello sono dei maestri. È una brutta macchia da portarsi addosso – ha ammesso Bonucci – anche perché per ora non è servita a migliorare il calcio italiano. Però abbiamo una grande tradizione: se faremo tesoro di questa lezione ricevuta, ci riprenderemo”.
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