27 maggio 2009, Barcellona-Manchester United, finale di Champions League, lo scenario è lo splendido Stadio Olimpico di Roma.
Minuto nove, Carrick sbaglia un passaggio di testa, la palla arriva a Xavi da lì la ripartenza che porterà al gol di Samuel Eto’o.
Quella partita finirà 2-0 per il Barcellona nel secondo tempo segnerà anche Lionel Messi.
Ma, quell’errore per Micheal Carrick è stato talmente pesante che egli stesso ha ammesso: “È stato il punto più basso della mia carriera, un peso che mi sono portato dentro per un diverso tempo, un errore di cui non mi sono mai capacitato e che mi ha completamente distrutto. Ho sofferto di depressione per 2 anni, non è normale soffrire così tanto per una sola partita, ma avevo un peso terribile dentro. Avevo vinto la Champions l’anno prima ed il Mondiale per Club a dicembre, ma era irrilevante il quel momento: il calciatore è visto come una macchina che ottiene risultati, gara dopo gara, perchè viene pagato bene e deve giocare perfettamente ogni match. Ma non é cosi che vanno le cose, per me non è stato facile dimenticare. Dopo la finale sono tornato a casa, non ho parlato con nessuno della partita. Guardavo mia figlia giocare ma con la testa era ancora a Roma. I miei compagni e Ferguson hanno provato a consolarmi ma niente: il dolore era troppo forte.”
[Micheal Carrick]
Un errore, solo uno, a volte può causare questo nonostante si giochi nello United e l’anno precedente si è vinto tutto.
Un solo errore può stravolgerti la carriera, la vita.
Dal punto di vista mentale è dura, ma devi essere più forte di prima e combattere le paure proprio come Micheal Carrick.
Mica uno a caso da quelle parti.
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