1 novembre 1897
Un gruppo di studenti del Liceo D’azeglio di Torino da il via a un mito lungo 121 anni.
Eugenio ed Enrico Canfari sono i primi presidenti dello Sport Club Juventus;
da allora saranno circa una trentina i Signori della Signora, con alcuni nomi calcisticamente noti al nostro Paese come Giampiero Boniperti e una tradizione ormai secolare legata alla famiglia Agnelli, con Gianni e Umberto prima e Andrea oggi grandi interpreti del ruolo.
Una cosa ha accomunato e continua ad accomunare la grande tradizione bianconera, riassunta perfettamente da Boniperti: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conti”.
Detta cosi risulta anche antipatica, in quanto priva di accorgimenti stilistici e poco dettagliata nei particolari. Si evidenzia un solo fatto testuale: la vittoria. Unico denominativo comune di una storia ricca di successi (tanti) e sconfitte (di minor numero, ma parecchio dolorose). Quello che ne sembra conseguire è una spasmodica ricerca della perfezione, atta a conseguire il mero risultato: una sorta di macchina, un’azienda collaudata, quasi meccanica. In parte, nella mia ignoranza, credo sia così. Quello che la frase, così antipatica ma (im)perfetta nel suo limite lessicale, non trasmette, è altro: il senso di comunità. Un semplice “insieme” “uniti”, che è sottinteso nella forma ma non nello spirito, avrebbe forse aiutato a comprendere il senso di quella che è a detta di tutti gli addetti ai lavori di ieri ed oggi una grande famiglia.
La vera ricetta della vittoria juventina è proprio questa: un grande culto del lavoro e del sacrificio, unito ad un insieme di valori comportamentali, disciplinari e umani che coesistendo forgiano e trasformano grandi personalità singole in gruppi collettivi capaci di vincere dentro e fuori dal campo.
Tutto ciò ha permesso, nel corso degli ultimi 121 anni, di portare sotto la Mole la bellezza di 67 trofei ufficiali vinti (club FIGC più titolato), tra i quali spiccano i 34/36 scudetti e le 11 competizioni UEFA (entrambi record italiani).
I numeri e le statistiche la rendono uno dei club più blasonati e seguiti di tutto il mondo.
Nel 2007 la FIFA ne parlava così:
«In the history of football, Juventus is a club without compare.»
«Nella storia del calcio la Juventus è un club senza paragoni.»
Bigatto, Rosetta, Monti, Varglien, Rava, Parola, Boniperti, Emoli, Sivori, Càstano, Salvadore, Anastasi, Furino, Scirea, Cabrini, Brio, Tacconi, Baggio, Vialli, Conte, Del Piero, Buffon, Chiellini.
Sono i nomi di tutti i Capitani ufficiali, a cui potremmo accompagnarne un’infinità tra i grandi che hanno vestito la maglia bianconera.
Platini, Trezeguet, Cannavaro, Thuram, Ravanelli, Charles, Nedved, Camoranesi, Zambrotta, Pirlo, Marchisio, Causio, Bettega, Gentile, Cuccureddu, Pessotto, Ferrara, Vieira, Emerson, Ibrahimovic, Jugovic, Paolo Rossi, Tardelli, Deschamps, Vierchowod, Torricelli, Di livio, Zidane, Peruzzi, Vidal, Pogba, Bonucci, Evra, Lichsteiner, Barzagli, Pjanic, Khedira, Matuidi, Dybala, Cuadrado, Mandzukic, Cristiano Ronaldo sono “solo” alcuni dei grandi nomi della storia bianconera, così come in panchina Trapattoni, Lippi, Conte e Allegri hanno segnato periodi e rinascite vincenti indelebili.
Ma più dei numeri, più delle statistiche e più dei grandi nomi legati a questa società, c’è l’affetto e l’amore di circa 300 milioni di seguaci di tutto il mondo (dati relativi a circa 2 anni fa, plausibilmente in sostanziale aumento) che sospingono 11 “comuni mortali” che ogni settimana danno “semplicemente” dei calci ad un pallone.
Chissà se loro davvero capiscono fino in fondo cosa significhi Juventus per i loro tifosi.
E chissà, se quel lontano giorni di 121 anni fa, quei giovani studenti torinesi avrebbero mai immaginato tutto questo.
Nel dubbio, godiamoci questa “macchina” quasi perfetta, come direbbe un qualsiasi tifoso juventino,
Fino alla fine.
Buon compleanno, Mia cara Vecchia Signora
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