Ci sono partite belle, fantastiche, storiche ed entusiasmanti. E poi c’è Boca Juniors–River Plate.
La Copa Libertadores è giunta all’atto finale e mette di fronte, per la prima volta nella sua storia, il Superclásico del calcio sudamericano per l’assegnazione della coppa per club più importante del Subcontinente.
Sarà stato il caso o il destino, ma la finale di quest’anno sarà proprio il grande derby di Buenos Aires e ci sono i presupposti affinché possa diventare la finale più bella di sempre. Per non parlare dei due stadi, due fra i più grandi del Sudamerica, due impianti che fanno la differenza e che rappresentano il vero dodicesimo uomo in campo.
Il dio del calcio (non Maradona, ex Boca si aggiunga) ha voluto che per la prima volta in cinquantotto edizioni la finale della Coppa dei Campioni sudamericana si sfidassero il Boca Juniors e il River Plate. Perché Boca Juniors contro River Plate non è una partita come le altre: qua c’è il primato cittadino, qua c’è una lotta sociale tra il popolo e i fighetti, tra chi è abituato a vincere la coppa e a giocare le finale e chi invece rosica e si rifà nel vedere perdere l’avversario.
Le due semifinali sono state un derby Argentina-Brasile: il Boca Juniors ha avuto la meglio sul Palmeiras, mentre il River Plate ha superato i campioni uscenti del Gremio, in una partita molto dura. Tanto per intenderci: fallo in area tricolor in pieno recupero sull’1-1 con l’intervento del VAR. L’arbitro assegnò il rigore, Gonzalo Martinez al 95′ segnò regalando la vittoria ai suoi. L’arbitro è dovuto poi uscire dal campo (e dallo stadio) scortato dalla polizia in assetto antisommossa.
Non appena si è saputo che il Superclásico sarebbe stata la partita che deciderà quale squadra sarà campione del Sudamerica e chi andrà a dicembre negli Emirati arabi a sfidare (presumibilmente) in finale il Real Madrid nella finale del Mondiale FIFA per club, il Mondo si è diviso. Da che parte stare: azul y oro o blanco y rojo?
Il Boca è alla undicesima finale e ha vinto il titolo già sei volte: in caso di vittoria, raggiungerebbe a sette l’Independiente, il club più vittorioso. Dall’altra parte, il River è al sesto atto finale, ha vinto il trofeo tre volte ed in caso di vittoria raggiungerebbe l’Estudiantes.
Le due squadre si affronteranno per la quarta volta in Libertadores nella loro storia, l’ultima volta tre anni fa negli ottavi: ebbe la meglio il River perché qualche tifoso xeneize spruzzò del gas urticante sui giocatori avversari nel return match e al River fu dato lo 0-3 a tavolino.
Sia durante l’Apertura sia durante il Clausura, questa partita non è mai come le altre. Figurarsi quando per la prima volta la Partita delle partite assegnerà il titolo di campione sudamericano: chi vincerà andrà in Paradiso e sfotterà per sempre l’avversario, chi perderà subirà le pernacchie degli avversari per tempo immemore.
Forse questa è la partita giusta prima del cambio di format della coppa, che dal prossimo anno vedrà la finale giocarsi in partita unica su campo neutro.
Una partita mai banale, Boca contro River. Una partita per cuori forti. La supremazia cittadina in due stadi che sono la Storia del futbol: “La Doce” contro “Los Borrachas del Tablòn 14”, il tifo più calcio della curva boquense contro quello platense.
Boca River è una sfida tra due scuole di pensiero, due stili di vita, due modi di tifare, di modi di passione. Un sentimento che supera ogni cosa.
Tanto per intenderci, per capire di cosa stiamo parlando: nel 2004, il “The Observer”, inserì la visione del Superclásico (alla Bombonera o al Monumental, indipendentemente) come una delle 50 cose da vedere nella vita prima di morire.
In campo ci sarà il meglio del calcio sudamericano: il Boca Juniors di capitan Fernando Gago contro il River Plate di capitan Leonardo Ponzio. E poi Carlos Tevez, Dario Benedetto e Mauro Zarate contro Bruno Zuculini, Lucas Pratto e Rafael Borré. Ma anche Ábila, Perez e Pavon contro Martinez, Palacios e Quintero.
Per non parlare dei due tecnici, Guillermo Barros Schelotto e Marcelo Gallardo: il primo ha vestito la maglia boquense per dieci anni vincendo quattro Libertadores, il secondo ha indossato la maglia platense per dodici vincendo la Libertadores una volta.
E poi loro, i tifosi. Chissà come saranno le coreografie oggi alla Bombonera e chissà come saranno le coreografie nel match di ritorno il 24 novembre.
Buenos Aires sarà più blindata di quanto non lo sia in questi giorni, visto che in Argentina si riunirà il G20 cui presiederà i lavori Mauricio Macri, Presidente del Paese albiceleste e per diciassette anni presidente del Boca Juniors.
Sarà “genovesi” contro “milionari”, popolo contro ricchi, è bosteros contro gallinas, è sterco di cavallo contro galline, è pueblo trabajador contro millionaros.
Alle 16 ore di Baires inizierà l’Apocalisse. Due stili di vita e di intendere il calcio che si sfidarono per il primato cittadino e continentale. Una partita per cuori tosti e per chi è pronto a tutto pur di sbeffeggiare l’avversario. Non c’è in ballo solo il diventare campioni del Continente. Qua c’è di più. Molto di più.
Boca e River, a voi il Sudamerica.
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