San Cataldo è una cittadina di 20mila abitanti nella Provincia di Caltanissetta, in Sicilia, a oltre cento chilometri dal mare. Ma a noi di dove sia San Cataldo interessa poco, a noi interessa la sua squadra di calcio, la A.S. Sancataldese. Questa squadra da tre stagioni milita nel girone I di Serie D, la Serie A dilettantistica nazionale. ma a noi non interessa oggi sapere in che serie gioca, come non ci interessa sapere chi ci gioca. Oggi a noi interessa sapere chi l’allena. Il tecnico della squadra verdeamaranto è uno che ha giocato fino a sei stagioni in Serie A. Un attaccante piccolo, veloce, tecnico e che quando segnava non segnava mai gol banali. Il mister della Sancataldese è un siciliano doc, Giuseppe Mascara.
Classe 1979, Mascara si è ritirato dal calcio nell’estate 2016, giocando le ultime partite della carriera con lo Scordia, sconosciuta squadra dell’omonima cittadina nell’entroterra catanese.
Mascara è uno che ha giocato in piazze importanti: da Salerno alla Genova sponda genoana, da Perugia a Palermo, da Avellino a Napoli, da Novara a Pescara. Compresa una stagione negli Emirati arabi con l’Al-Nasr sotto la guida di Walter Zenga, suo tecnico ai tempi del Catania. E proprio con la squadra etnea, Giuseppe Mascara è diventato un calciatore mainstream: 235 partite, sessantuno gol segnati in sei stagioni e mezzo, diventando un vero idolo del “Massimino”.
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E quando si parla della coppia Mascara-Catania, la mente vola a domenica 1° marzo 2009. Quel giorno al “Barbera” di Palermo si disputò il derby siciliano tra i rosanero e la squadra di Zegna, valevole per la 26a giornata. Un match tra due squadre che allora erano belle squadre che rompevano le scatole alle più forti del torneo. La partita terminò 0-4, ma al minuto 44 Mascara, come detto uno dotato di una certa tecnica, prese palla da Morimoto a ridosso del centrocampo e fece partire un tiro-pallonetto di destro. La palla scese sotto la traversa della porta difesa da Marco Amelia. Gol, un gol pazzesco voluto e non casuale in uno dei derby più sentiti d’Italia. Una rete fantastica, vista e rivista più volte sui social e sul “tubo”. Ovviamente dai tifosi etnei mentre per i tifosi rosanero il terribile, ed odiato, gol dell’ex, avendoci giocato per un anno e mezzo sei anni prima. Mascara, numero 7 bianco su maglia rossoazzurra, segnò il gol del momentaneo 0-3.
Oggi Mascara allena, come detto, la Sancataldese, cercando di trasmettere ai suoi giocatori la stessa tecnica che ha messo lui sui campi d’Italia tra l’allora CND e la Serie A, passando per la UAE Pro-League emiratina e l’Eccellenza siciliana.
Perché Mascara è un po’ come “il genio” definito dal Perozzi nel film “Amici miei” di Monicelli: è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Perché Mascara non è stato solo “IlgolcontroilPalermodacentrocampo”, è stato velocità, gol di destro al fulmicotone e punizioni imprendibili. Nei suoi gol (150 in carriera), non c’è mai stato il caso: Peppe sapeva che avrebbe segnato, non appena faceva partire il tiro.
Poco fortunato in Nazionale (una sola partita, anche se da titolare, quando giocava nel Catania), anche in Europa ha avuto poche chances con quattro partite giocate tra Europa League e Champions League quando militava nel Napoli.
Poi sei mesi poco fortunati a Novara, l’esperienza emiratina, un’altra stagione poco fortunata a Pescara in B e poi la volontà di volersi rimettere in gioco nelle serie dilettantistiche nella sua Sicilia con Siracusa e Scordia. Poi la prima panchina alle giovanili del Catania, poi l’esperienza al Giarre in Eccellenza e ora la squadra verdeamaranto.
Nel mentre, la bella esperienza nel beach soccer con la maglia del ChanceBet Canalicchio Catania, dove poté far vedere altri numeri, tra punizioni, tiri al volo e rovesciate insieme all’ex compagno di squadra ai tempi di Perugia e Catania, Davide Baiocco.
Che fortuna hanno i giocatori della Sancataldese nell’essere allenati da un ex giocatore come Mascara, il folletto di Caltagirone.
Nell’ottobre 2019 diventa il nuovo allenatore del Biancavilla, subentrando a Orazio Pidatella, esonerato per essersi rifiutato di far giocare il nipote del presidente della propria squadra.
Ma non ditelo ai tifosi del Palermo che ogni anno, il 1° marzo, maledicono di aver visto Peppe calciare e segnare da casa sua.
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