“Sentivo che avremmo battuto la Francia e sapevo anche come avrei festeggiato: tagliando i capelli a Camoranesi, in mezzo al campo, in mondovisione.
D’altronde sono passato alla storia come il barbiere della squadra. E’ nato tutto per caso, perché in ritiro, fin dal momento del nostro arrivo, mi aggiustavo sempre i capelli. Mi piaceva tenerli ordinati. Qualcuno mi ha visto, nel bagno della mia stanza, e da quel momento il passaparola è stato devastante. Un pomeriggio si è fatto avanti Gattuso. E’ stato lui il primo. “Senti Max ho un problema.”
“Più di uno Rino.”
“Cosa?”
“Niente. DÃ i Rino dimmi…”
“Ho i ciuffetti fuori posto.”
“Ma vai a cagare…”
“Non sto scherzando, guardami!” In effetti era in condizioni pessime. Non un modello da calendario, più che altro un modello di passamontagna.
“Va bene Rino, ti aiuto, ma non chiedermi di farti bello, sono un difensore che sa usare le forbici, non la madonna di Lourdes.” Mi ha ringraziato a modo suo, colpendomi con un pugno. Che carino. Ho messo solo una condizione in cambio: “Rino tienitelo per te. Mi raccomando.”
La sera poi a tavola tutta la squadra ha cominciato a guardarmi in modo strano. Sogghignavano tutti, qualcuno dal fondo ha detto: “E’ arrivato il barbiere di Siviglia. Qualcun’altro ha iniziato a fischiettare il motivetto dell’opera di Rossini, ovviamente sbagliando, confondendolo con l’Inno alla gioia di Beethoven (che comunque sarebbe tornato utile qualche settimana più tardi). Quanta ignoranza. Gattuso aveva spifferato tutto in tempo zero. Il problema è che poi dalle prese per il culo siamo passati ai fatti. Buffon ha chiesto un’aggiustatina, prima che si andasse sul pesante, perché Gilardino e Perrotta hanno voluto un taglio completo: “Dai Max facci i capelli come i tuoi.”
“Ma non sono mica un barbiere ragazzi…”
“Si vabbè dai…”
Anni e anni di carriera buttati al vento. Però alla fine li ho accontentati. La verità però era che prima di allora non avevo mai fatto i capelli a nessuno. Ogni tanto qualcuno bussava alla porta della mia camera; solo uno rimaneva alla larga: Camoranesi. I compagni dopo un po’ hanno iniziato a metterlo in mezzo:“Mauro, ti cerca Massimo.”
“Ditegli che non ci sono.”
“Mauro, prima o poi tocca anche a te.”
Non lo lasciavano più vivere. Dai cuochi al proprietario dell’Albergo, il ritornello sempre lo stesso. Finchè un giorno, stufo, l’ha buttata lì: “mi lascerò tagliare i capelli solo se vinceremo il Mondiale.” Come a dire: statevene alla larga tu e le tue manie.
“Scommettiamo?”
“Ok, scommettiamo.”
Agli ottavi di finale abbiamo battuto l’Australia e appena rientrati nello spogliatoio, tutti lo hanno guardato: “Mauro…”
A quel punto pure Lippi ha iniziato a prendermi per culo. Prima della partita con l’Ucraina, mi si è avvicinato con un’espressione serissima:”Max te la senti?”
“Certo che me la sento mister.” Mi sono illuminato. “Te la senti sicuro?”
“Si mister, sono qui per questo.”
“Sai perché ho dei riccioli che mi danno fastidio…” Tutta la squadra stesa dal ridere. Il vaffanculo non gliel’ho detto, ma sì, l’ho pensato. Poi però mi ha buttato nella mischia per una buona mezz’ora e abbiamo vinto 3-0. Alla fine, tutti da Camoranesi: “Mauro…”
Dopo aver vinto la semifinale idem: “Mauro…”
Fra la semifinale e la finale, c’era tensione, ma non ci siamo mai davvero dimenticati: “Mauro…” Il resto è storia, compreso Camoranesi, seduto su uno sgabello, nel bel mezzo dell’Olympiastadion, mio prigioniero. Il suo ciuffo, che per un po’ ho tenuto in mano, salvo poi perderlo quando mi sono lasciato prendere la mano dalle birre, è morto lì.” Insieme alla Francia…
[Massimo Oddo]
Ricordi indimenticabili…
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