“Commando Ultrà Indian Tips, il nome del gruppo di tifosi della Carrarese. Incontravo gente di cui si parla tanto senza sapere nulla. Ragazzi normali. Sognatori. Idealisti. Se affonda un barcone con 300 immigrati ci commuoviamo e pensiamo di adottare i bambini rimasti orfani, ma se non affonda ci lamentiamo dell’ingresso di 300 immigrati. L’odio è un vento osceno. Non solo in uno stadio.
Da ragazzo covavo sensazioni di onnipotenza e invincibilità, mi sentivo indistruttibile e pensavo di far quello che volevo. Mi tengo ben stretta la sana follia dei miei vent’anni. Ho fatto le mie cazzate, ne ho assaporato il gusto e sono contento di non essermene dimenticata nemmeno una. Non drogarsi, non doparsi, non cercare altro fuori da te sono principi che i miei genitori mi hanno passato presto. A 17 anni, quando in discoteca mi mettono una pasticca sulle labbra, io so come dire no. Giusto forse un tiro di canna fatto da ragazzo, e il ricordo della nuvola di fumo che avvolge i tifosi della Casertana, una nebbia provocata non dai fumogeni ma da 200 canne fumate tutte insieme: è come se la vedessi ora.”
Poi continua ricordando il periodo in cui a 25 riuscì ad scappare dalla depressione.
“Fu un momento complicatissimo. Avevo 25 anni, cavalcavo l’onda del successo e della notorietà. Un giorno, a pochi minuti da una partita di campionato mi avvicinai a Ivano Bordon, l’allenatore dei portieri, e gli dissi:
«Ivano, fai scaldare Chimenti, di giocare io non me la sento»
Avevo avuto un attacco di panico. Non ero in grado di sostenere la gara. Ne uscì, racconta, parlandone con gli altri: «Se non avessi condiviso quell’esperienza, quella nebbia e quella confusione con altre persone, forse non ne sarei uscito. Ebbi la lucidità di capire che quel momento rappresentava uno spartiacque tra l’arrendersi e fare i conti con le debolezze che abbiamo tutti. Non ho mai avuto paura di mostrarle né di piangere, una cosa che mi capita e di cui non mi vergogno affatto».
[Gianluigi Buffon]
L’adolescenza di Gianluigi Buffon, vissuta tra curva, discoteca e amicizie giuste e sbagliate. Sempre però con i giusti valori appresi dalla famiglia.
Qualche volta tutti abbiamo ecceduto e Gianluigi Buffon non si nasconde ammettendo anche i suoi ‘vizi’ che a 20 anni hanno tutti.
Gianluigi Buffon è diventato uomo, ma prima soprattutto è stato un bambino e un ventenne come tutti noi. Chi più chi meno.
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