“Ho lavorato e vissuto con Paolo DiCanio per tre anni e lo conosco meglio di tanti che ne parlano senza sapere niente ma limitandosi a trarre conclusioni per un gesto o, più recentemente, per un tatuaggio.
DiCanio non e’ certo esente da errori (chi lo è?)
…ma certamente non quello di voler diffondere le sue idee politiche.
Ho conosciuto Paolo al corso allenatori a Coverciano e, all’epoca, indossavo una collanina con appesa la medaglietta con il volto di Che Guevara. Sono al bar a prendere un caffè e lui è li, mi guarda e nota la medaglietta: “ho sempre ammirato il Che” mi disse “ammiro chi, anche di fronte alle avversita’ non rinnega le proprie idee”. Da li è iniziato un rapporto che è diventato anche professionale negli anni successivi. In tutti questi anni non l’ho mai sentito o visto mancare di rispetto a chicchessia e, soprattutto, ha sempre avuto molto più rispetto per le persone ‘ordinarie’ piuttosto che per politici, arrivisti, snob e tutta la schiera di approfittatori che ruota intorno al calcio. Io sono stato il suo più stretto collaboratore e sono uomo di sinistra, il nostro preparatore atletico dell’epoca era un frequentatore di centri sociali e mai una volta ci siamo confrontati sulle nostre rispettive idee nè lui ha mai cercato di imporci le sue. Sono nel calcio da moltissimi anni e, anche molto recentemente, ho conosciuto personaggi che, al contrario di Paolo, passano per essere persone corrette, stimati da tutti e che godono fama di integrità morale. A queste ultime ho sentito dire e visto fare cose di cui personalmente mi vergognerei a morte. Non posso certo dire la stessa cosa di Paolo.“
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