Voglio giocare a carte scoperte: in questo articolo non scriverò della marca di smalto che usa Ronaldo, non dirò il nome del primo giocatore italiano che alla domanda: “siete fuori dallo scudetto?” ha risposto: “Sì ma a me che cazzo me ne frega tanto ho già firmato per il Barcellona” e non svelerò che tutti sanno che nel controsoffitto della casa dell’assistente di Corona c’erano i suoi soldi ma nessuno sa che nel frigorifero c’era il suo botox.
No.
Voglio parlare di Diego Maradona. E non dei suoi gol, della sua dipendenza, dei suoi problemi col fisco, delle sue donne ma solo di Diego Maradona e del suo “non essere” un esempio.
Lo ammetto: io amo Diego. Io lo venero perché sono napoletano e per noi è Dio. Non si può spiegarne il motivo per la stessa ragione per cui non si può spiegare perché un cristiano creda in Gesù: è fede. Punto e basta. Ma ci voglio provare lo stesso.
Diego è un esempio perché per la prima volta grazie a Maradona Napoli faceva paura all’Italia intera. E non perché: “A Napoli devi stare attento perché al cugino di un mio amico appena sceso dal treno hanno rubato l’orologio.” No. Napoli faceva paura perché aveva sparigliato le carte. Il povero sud che vinceva contro i ricchi del nord.
E per questa e mille altre ragioni Diego è diventato un esempio. Ma nessuno glielo ha chiesto né lui ha mai voluto rappresentare nulla di più di ciò che la sua natura già deforme e problematica fosse. Non si sceglie di diventare un modello, un esempio, un Dio. Lo si è perché il mondo te lo riconosce. L’unica colpa di Maradona è stata di avere creato dipendenza, la stessa che lo ha ucciso e fatto risorgere e ucciso nuovamente e chissà quante altre volte questo sovrannaturale meccanismo divino si ripeterà. Diego è un modello perché ha illuso tutto il mondo di potere giocare in eterno e di renderci felici per tutta la sua e la nostra vita.
Chi dice che Diego non sia un esempio non ha abbastanza coraggio per ammettere che tutti quanti noi, che abbiamo indossato le scarpette da calcio almeno una volta, abbiamo sognato di essere lui. Un Dio.
“Come sono fragili gli dei del calcio, vero? Diego vive nell’immaginario collettivo come un eroe che ha compiuto l’impresa di renderci felici e vincenti; ma quello è un miracolo pericoloso, come sono pericolosi i bei ricordi che non ti danno una seconda possibilità. Perché senza il pallone, Maradona è solo un uomo che non trova la maniera di essere all’altezza del suo ricordo perfetto. Né ai suoi occhi né agli occhi degli altri.”
“Jorge Valdano”
Gianpaolo Gambi