Dal gol di Turone, alle sviolinate di Garcia: quando Juve-Roma non è valsa uno scudetto, ma molto di più…
Quasi 700 sono i km che dividono Roma da Torino. Due città sempre troppo distanti, quasi impossibili da avvicinare. Tradizioni diverse, ideali opposti, dialetti che ne caratterizzano l’ampia diversità. Così agli antipodi e allo stesso tempo così vicini. Una sopra, l’altra sotto. Come in geografia anche in classifica; la prima è destinata a restare invariata, la seconda alle 23:00 di sabato potrebbe essere stravolta.
Non si gioca per i tre punti, ma per una rivalità lunga una vita. Per percepire l’importanza di questa sfida, basta pensare a coloro che l’hanno resa grande, pur essendo state meteore e niente più: qualcuno ha mai sentito parlare di Turone al di fuori di questo contesto? Oppure di Nakata.
Per non parlare di Van Der Sar e Assunção.
Juventus-Roma è stata nei primi anni del nuovo millennio una classica del campionato italiano: Del Piero e Totti che si scambiavano i gagliardetti facevano invidia al mondo intero. Due fuoriclasse talmente tali da fare a turno per la maglia numero 10 in Nazionale; cose a cui un bimbo di oggi farebbe fatica a credere.
Vincere negli anni delle famigerate “7 sorelle” non era semplice, eppure molti capitoli significativi di questa storia sono stati scritti in quell’epoca. Da quando le pay tv rivali non erano Sky e Mediaset, ma Stream e Tele+. Da quando Batistuta decise di piegare le mani a Buffon. Da quando Zizou danzava sul prato del ‘Delle Alpi’. Da quando Montella faceva aereoplanini valevoli per uno scudetto. Da quando i campionati venivano decisi da queste due squadre. Da quando Juventus-Roma ha assunto un valore superlativo e non lo ha più perso.
Dalle bandierine rotte di Cassano si è passati ai gol di Vidal e Tevez, senza dimenticare i violini di Garcia e le sciacquate di bocca di Bonucci.
Gli anni passano, queste due squadre e i loro destini incrociati restano. Entrambe le compagini hanno vissuto un derby da poco, eppure non considerano questa partita dal valore inferiore.
Oggi le cose non sono cambiate molto, in palio c’è sempre tanto, forse troppo.
I punti di differenza sono 4, i motivi per aumentarli o diminuirli sono molti di più.
La classifica conta fino al fischio di inizio, poi l’onore prenderà il sopravvento sulla matematica legata a un misero scontro diretto.
Dal freddo di Torino, al caos di Roma. Dalla bacheca piena dello Juventus Stadium, a uno scudetto residente a Trigoria e portato via dal ‘Delle Alpi’ con un aereoplanino.
Tutti sono pronti a viverla, nessuno è disposto a perderla.
Juventus-Roma era una classica in passato ed è tornata ad esserlo adesso. Due toscani l’hanno studiata e continueranno a farlo; se la giocheranno a scacchi su quel prato verde, che dopo 90 minuti di agonia per uno dei due si trasformerà in gloria.
Le polemiche l’hanno sempre contraddistinta. Il veleno negli occhi dei protagonisti l’hanno resa grande. L’odio reciproco l’hanno resa speciale.
90 minuti di passione per inseguire un tricolore. Difficile pronosticare il risultato finale, facile immaginare le diatribe che ne seguiranno.
Amore, passione, odio, sentimento, vittoria, gloria. Tutto in un’ora e mezza. Tutto in Juventus-Roma.