Zidane? Figo? Raùl? Ronaldo? No. L’uomo che rendeva possibile la convivenza tra tutte quelle stelle era Claude Makèlelè.
Lo trovavi davanti alla difesa a proteggere i due centrali; poi lo trovavi sulle fasce a coprire la discesa di Roberto Carlos;
o lo vedevi recuperare palla per poi appoggiarsi.
Una, due, cinque, cento volte ogni partita.
Un monumento di dedizione, intelligenza e sapienza tattica.
Peccato che poi finì per essere sacrificato proprio all’altare di quella filosofia sempre più offensiva di Florentino Perez che, parlando della decisione di cedere Makèlelè, disse una delle frasi peggiori della sua carriera di presidente:
“Non ci mancherà Makélelé, ha una tecnica mediocre, gli manca il talento e la velocità per recuperare la palla”.
Raramente ci fu frase più infelice visto che dopo la cessione del centrocampista francese il giocattolo blanco “stranamente” si ruppe, come aveva profetizzato Zidane al momento dell’addio del compagno di nazionale:
“Che senso ha dare un’altra mano di vernice dorata alla Bentley se vendi l’intero motore?”.
Nel 2003 Makèlèlè fu ceduto a prezzo di saldo al Chelsea dove dopo un anno non entusiasmante con Ranieri, tornò ad altissimi livelli con Mourinho che lo mise al centro del suo progetto:
“Per me il calcio offensivo è Makèlèlè che conquista palla e la passa al difensore centrale, che la dà al terzino che viene avanti e valuta la situazione. Se non può passare o avanzare, la restituisce a Makèlèlè che imposta di nuovo l’attacco… Questo è calcio offensivo.”
Mourinho lo mise vertice basso del suo centrocampo a tre, in cui tornò essere decisivo come nel Real Madrid. E ai giornalisti inglesi che gli chiedevano di descrivere il suo modo di giocare, Claude Makèlèlè definì perfettamente sé stesso.
“Riguarda tutto l’equilibrio, il mio ruolo è quello di mantenere la squadra bilanciata. Quando Drogba si sposta, vado lì. Quando si sposta Lampard, vado là. Lo stesso con Ballack. Quando una persona esce dal suo ruolo deve esserci qualcuno che lo copre. Quando giochi nella mia posizione devi divertirti, non devi pensare ‘oh no, non posso andare a fare gol’. Devi divertirti a giocare a calcio, entrare in tackle, cedere il pallone. Quando sei più piccolo devi affondare il tackle nel momento giusto. Può essere più alto, più forte, ma se entri in tackle al momento giusto vincerai tu. Il tempismo è tutto”.
Chiaro, no?