Non c’è che dire: Erling Braut Haaland è il giocatore del momento. Classe 2000, l’attaccante norvegese del Borussia Dortmund è il millennial più forte di tutti. E i numeri sono dalla sua parte: tra il gennaio 2019 ed il gennaio 2020, con RB Salisburgo e Borussia Dortmund, l’attaccante nato a Leeds ha segnato 34 reti in ventinove partite con una media di oltre un gol a partita. A 19 anni. Chapeau, come si direbbe in questi casi. E con i gialloneri di Favre ha stabilito un record: cinque gol in due partite, ovvero cinque reti da subentrato in 59 minuti di gioco complessivi. Per non parlare del fatto che quando militava nel RB Salisburgo ha segnato addirittura otto reti nelle sei gare della fase a gironi. Un primato che potrebbe aumentare visto che il Borussia, a differenza del Salisburgo, si è qualificato agli ottavi di Champions League dove affronterà il Paris Saint Germain.
Ma focalizziamoci su questa attaccante fisicamente devastante (194×87), figlio d’arte (il padre, Alf-Inge Håland, ha giocato nel Leeds, nel Manchester City ed era in campo nel match perso contro l’Italia ad Usa ’94, quella della sostituzione di un Baggio incredulo) ha un feeling con il gol in maniera esagerata. E la mente vola al match tra la Nazionale Under 20 norvegese contro i pari età dell’Honduras nello scorso Mondiale disputato la scorsa estate in Polonia: 12-0 per gli scandinavi, con nove gol del solo Erling Haaland (che non sono bastati a qualificare agli ottavi la Norvegia).Partiamo con un inciso: il Borussia Dortmund per accaparrarsi le sue prestazioni ha staccato un assegno da 20 milioni di euro, dandogli un “salario” annuo di otto milioni di euro. Tanto, troppo forse, ma teniamo presente che Reus e soci hanno superato la concorrenza dei top team europei, garantendosi un giocatore forte, con un grande fiuto del gol e con un margine di miglioramento che può essere esponenziale nel tempo.
Certo è un rischio, ma da come si è presentato in Bundesliga (un campionato nettamente più allenante dell’”omonima” austriaca), il Dortmund ha scelto bene: tre gol in venti minuti contro l’Augusta, due reti in dieci minuti al Colonia in 57 minuti giocati, vale a dire un gol ogni 11 minuti. Ed il biondo attaccante con il gel e la riga da una parte non è mai partito titolare. E i tifosi renani sognano visto che la loro squadra è al quarto posto in classifica (a sei punti dalla capolista RB Lipsia), è in corsa negli ottavi di finale di Champions e possono contare su una squadra che è un mix di esperienza (Reus, Alcacer, Hummels, Hazard, Witsel) e gioventù (Sancho, Brandt, Dahoud, Hakimi). Una squadra che cercherà di lottare fino a maggio per la vittoria del Meisterschale (il premio alla squadra vincitrice del campionato).
“Schale” che dalle parti del Signal Iduna Park manca dalla stagione 2011/2012, quando ad allenare i gialloneri c’era Jurgen Kloop ed in attacco iniziava a strabordare un certo Robert Lewandoski, che i tifosi gialloneri non hanno mai dimenticato e che sperano che il loro nuovo numero 17 possa eguagliarlo sotto porta. In quella stagione, il giovane Haaland aveva 12 anni e sperava di diventare un giocatore professionista come il padre. Oggi a distanza di otto anni ce l’ha fatta, tra tanti sacrifici e la consapevolezza di essere lui oggi il Golden boy del calcio europeo. Si dice che l’appetito vien mangiando e siamo certi che Haaland non morirà di fame.