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Il cholismo in cattedra

Ieri la UEFA ha deciso: coppe europee sospese fino a data da destinarsi. Troppo pericoloso giocare in un’Europa che sta combattendo contro un nemico invisibile ed infido (il Covid-19). Troppi rischi. Troppe problematiche logistiche. Appuntamento a quando terminerà questa pandemia. Quando, non si sa.

Ma la prima trance del ritorno degli ottavi di finale di Champions League ha stabilito però una regola: il cholismo non muore mai. Anche quando si pensa sia finito.

Ed Anfield Road mercoledì lo ha dimostrato: sotto 2-0 al quarto minuto supplementare, nello stadio della Kop e del “You’ll never walk alone”, l’Atlético Madrid ha eliminato i campioni d’Europa e del Mondo in carica con tre gol nei ventiquattro minuti finali ed ora i colchoneros giocheranno (anzi, giocherebbero) per la decima volta nella loro storia i quarti di Champions League.

Merito di una squadra che non si è impaurita sotto i colpi di Wijnaldum e Firmino, sotto i colpi di un Liverpool che non voleva perdere subito lo scettro di campione d’Europa, sotto i colpi della sfortuna che stava ancora mettendo i bastoni tra le ruote a Koke e compagni dopo la vittoria al “Wanda Metropolitano” di martedì 18 febbraio.

Il Liverpool, ad un niente ormai dalla vittoria di un titolo nazionale che nel Merseyside  manca dal 1990 (anche se la Premier è ferma, intanto), non solo si è buttato via, ma è stato letteralmente spazzato via da una squadra che sembrava ogni volta mancare l’appuntamento con il definitivo salto di qualità. Lo aveva dimostrato lo scorso anno (annientata dall’incredibile tris Ronaldo), lo stava dimostrato in un Anfield Road paurosamente sold out (nonostante la pandemia del Coronavirus) e che ora invece  i Reds saranno spettatori nel proseguo della coppa europea più importante. Quando riprenderà.

Per un Jurgen Klopp che lascia la strada verso Istanbul, ecco un Diego Pablo Simeone che continua la sua marcia verso la conquista di quella coppa che per due volte (e sempre contro lo stesso avversario) ha visto prendere un’altra strada, infrangendo sul più bello il suo sogno europeo. E le statistiche sono impietose per la seconda squadra di Madrid: tre finali disputate, tre sconfitte. Ora l’ennesima possibilità per i “materassai” di continuare la marcia verso l’”Atatürk”, teatro, forse, il prossimo 30 maggio, dell’ultimo atto della “coppa dalle grandi orecchie”.

E’ stata la vittoria del cholismo, dunque. Ed i minuti finali di Anfield sono stati todo cholismo: il Liverpool ha fatto possesso palla, il Liverpool ha cercato la porta avversaria, il Liverpool non voleva perdere ancora, il Liverpool non voleva abdicare. Ed invece i Reds sono incappati nella trincea biancorossa e in un Oblak in condizione mundial. Il resto, è storia.

Il grande sogno e il grande incubo di Diego Pablo Simeone, la Champions League. Lui il cholo, il guerriero, quello che non muore mai quando tutti pensano che (calcisticamente) lo sia.

Nonostante nella Liga i colchoneros siamo sesti ad un punto dal quarto posto che vuole dire “Champions League”, i ragazzi di Simeone, in questa stagione, in Europa, stanno usando un altro piglio. Merito del loro entrenador, merito di uno che quando i suoi segnano si lascia sempre travolgere dall’enfasi del momento (leggasi il gesto rivolto verso la panchina dopo il gol di Gimenez contro la Juventus, leggasi la sua gioia dopo il raddoppio di Llorente sotto la Kop).

Sono anni che il cholismo vive di detrattori (gli amanti del bel gioco) ed adulatori (gli amanti di un calcio grintoso che non vuole mollare), tra chi dice che è puro “catenacciaro” e chi vorrebbe che la propria squadra del cuore viva di momenti, istinti e grinta come l’Atlético Madrid. Una squadra che da quando è allenata da Simeone (stagione 2011/2012), è stata la degna avversaria di Barcellona e Real Madrid in patria (una Liga, una Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna) ed è riuscita a portare nell’altra sponda del Manzanarre due Europa League, due Supercoppe europee e a perdere in maniera incredibile i due derby cittadini giocati contro il Real in finale di Champions a Lisbona e a Milano nel 2014 e nel 2016.

Anche il nostro Paese ha visto da vicino il cholismo, quando Simeone, tra il gennaio ed il giugno 2011, era seduto sulla “panca” del Catania, una squadra allora piena di argentini e di garra: undicesimo posto finale e best position in massima serie degli etnei negli ultimi quarantasei anni.

Il cholismo raggiunge sempre il top della sua forza quando incontra squadre più forti di lui: la scorsa stagione contro la Juventus il miracolo è stato quasi a metà, questa stagione è stato completo con vittoria a Madrid e a Liverpool.

Il cholismo è garra, forza, rabbia, difesa bassa e contropiede. Non sarà forse un bel calcio da vedere, ma è la risposta a tikitakismo, guardiolismo, sarrismo, gasperinismo e chi più ne ha più ne metta. Il cholismo fa i fatti e nel calcio conta solo questo.

Non si sa come si chiuderà questa stagione europea, ma siamo sicuri che la squadra che (un giorno) affronterà l’Atlético Madrid dovrà fare la partita della vita. E gli allievi del cholismo partiranno avvantaggiati: per loro E’ sempre la partita della vita.

Sembrava che la storia di Simeone a Madrid fosse terminata dopo nove stagioni, visto che la squadra ha cambiato pelle nell’ultima stagione perdendo giocatori importanti (Godin, Griezmann, Rodri, Hernandez, Vietto, Juanfran e Filipe Luis). Sembrava la fine di una bella avventura. “Sembrava”, ma il cholismo non muore mai e su Anfield Road è piombato come un tuono e ha costretto i ragazzi di Klopp a leccarsi le ferite.

Cholismo nunca muere.

E ora sotto a chi tocca: Oblak e compagni non vedono l’ora di scendere in campo e dare ancora una volta il meglio di loro stessi. Il cholismo ha ancora tanto da dare al calcio. E Simeone questo lo sa. Eccome se lo sa.

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