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Jack & Ale, agenti speciali

Cosa hanno in comune Jack Devecchi e Alessandro Pajola?


L’utilizzo dei giovani italiani nel campionato di Serie A è argomento dibattuto e ricorrente tra gli addetti ai lavori o appassionati della palla a spicchi, senza che, tuttavia, si sia riusciti a trovare una “soluzione” condivisa. Capita spesso, tra l’altro,  che non sia il più talentuoso ad arrivarci per primo, quanto un “agente speciale” pronto a sbattersi in difesa, commettere un fallo prima che sia speso il bonus, che capisca più velocemente di altri cosa sia necessario fare per guadagnarsi rispetto e minuti anche tra i più grandi. La storia di Alessandro Pajola è di quelle che non fanno eccezione. Pescato in un piccolo settore giovanile delle Marche (è nato ad Ancona), non era probabilmente il più appariscente della florida nidiata ’98-99, l’ennesima, sfornata dal settore giovanile della Virtus Bologna, ma l’unico ad essere rimasto in prima squadra dopo aver aiutato le V nere a riguadagnare immediatamente la Serie A, ad appena un anno dalla retrocessione. 

Inserito in roster insieme a Oxilia e Penna (tutti e tre argento mondiale Under 19 nel 2017), un anno più grandi di lui, e costantemente nella rotazione della squadra capace di centrare la doppietta Campionato – Coppa di A2, a differenza dei suoi compagni, dopo la promozione non è stato mandato in prestito nella seconda lega nazionale. Anche per completare il settore giovanile forse, ma le 167 presenze accumulate fin qui – e si tratta di un ragazzo che lunedì compirà 21 anni – danno l’idea della importanza riconosciutagli pur in un roster che aveva dominato la scorsa stagione ed è ora in piena lotta su più fronti

Di lui resta la convinzione che debba migliorare nel tiro da tre punti, non è di certo il giocatore da valutare in base ai numeri, ma è difficile che non sia in campo quando c’è da andare sulle piste di un avversario pericoloso o cambiare ritmo e dare energia alla partita. Già, energia. Il termine che anche il suo capitano Pippo Ricci – un altro che ne ha dovuta fare di gavetta prima di assaggiare Serie A, Europa e Nazionale – ha utilizzato nel dedicargli una storia su Instagram (“se cercate sul vocabolario la parola “energia”, esce questo qua”, con la foto in primo piano del numero 6 virtussino) successiva alla vittoria di Venezia, dove l’esterno classe ’99 è rimasto in campo 23 minuti – incluso l’intero e decisivo ultimo quarto – segnato 7 punti senza errori dal campo, catturato 3 rimbalzi, distribuito 2 assist e, soprattutto, recuperato 6 palloni, per un totale di 17 di valutazione. Tutto ciò che serve, insomma, per stare in campo ad alti livelli già a 20 anni senza subire la pressione della maglia che indossa, anche perché, con lui in campo, il parziale favorevole alla Virtus è stato di +28, ben oltre il 22-6 con cui ha tramortito la Reyer nel quarto finale. Numeri che non hanno fatto sentire l’assenza di Markovic, il migliore fin lì, e spinto Djordjevic a tenere in panchina Josh Adams, che dell’ultima Liga ACB era comunque stato il giocatore più spettacolare. 

In comune tra Pajola e Giacomo Devecchi ci sono l’agenzia di procura – del resto il capitano sassarese è nipote di Vittorio Gallinari – e soprattutto la propensione a fare tante piccole cose che magari non finiscono nelle statistiche, ma sono necessarie a vincere le partite, forse con un po’ di esplosività in meno, ma l’esperienza in più data dai 14 anni di differenza sulla carta d’identità. Ma anche le Marche, perché è da lì, 60 km a sud di casa Pajola, che è partito il viaggio tra i senior di Jack, una volta chiusa l’esperienza giovanile a Milano: Montegranaro, 13mila abitanti brulicanti di passione per il Basket ed una promozione in Serie A. Centrata, peraltro, dopo aver perso in finale l’anno prima proprio contro le V nere. Due anni che non valgono la conferma nella massima serie, perché matura la convinzione che gli sia necessaria ulteriore esperienza in A2, ma non immaginando che un originario prestito annuale a Sassari, quattordici anni fa, sarebbe diventato un viaggio con biglietto solo andata e l’inizio di una splendida avventura ancora ben lontana dal suo epilogo.

Quattro anni in A2 prima del grande salto, lo splendido triplete nel 2015, un’altra Coppa Italia, il trionfo europeo di Wurzburg in FIBA Cup e la Supercoppa a Bari nel 2019: trofei che dicono tanto, ma non tutto. Jack nel frattempo studia prima da capitano, ereditando la fascia da Vanuzzo, poi anche da dirigente, è l’uomo chiave dello spogliatoio sassarese e finisce nel post di Instagram che, dopo la gara vinta domenica con Varese, il convalescente Poz dedica al suo staff tecnico. Potrebbe sembrare il preludio ai titoli di coda della carriera agonistica, ma l’entusiasmo nel tuffarsi su una palla vagante che lanci in contropiede Bilan (nella Dinamo di oggi può succedere anche questo) o francobollarsi al migliore attaccante avversario è lo stesso di un giovane all’esordio. Gli erano bastati un paio di minuti a Venezia per sacrificarsi e tenere in post basso contro Fotu, solo un antipasto rispetto ai 31 giocati domenica, “come non succedeva dalle giovanili” ha dichiarato in un’intervista, già più dei 22 collezionati complessivamente nelle cinque sfide precedenti e addirittura i 18 della interrotta scorsa stagione. 

Ma dando l’esempio e nel rispetto dei ruoli e delle scelte, il “Ministro della Difesa” ha pazientemente atteso il suo momento, manifestatosi sotto forma di quintetto iniziale (non succedeva da due anni) in Edoardo Casalone, capo allenatore in virtù dell’influenza del Poz, che l’ha inserito per mandarlo subito sulle piste di Toney Douglas. Il capitano ha pressato sulla palla, inseguito sui blocchi e sporcato ogni traiettoria di tiro all’esterno avversario, che ha chiuso con appena 4 punti in 23’ e 1/5 dal campo: un fatturato che non gli ha di certo risparmiato le critiche del GM Andrea Conti nel dopogara. Senza rinunciare, tuttavia, ad essere pericoloso anche in attacco – aprendo il campo per i compagni e griffando anche due triple degne del suo 35% in carriera, sperando che a Tenerife, di scena al PalaSerradimigni stasera in Coppa, stiano ancora analizzando l’imbattibilità persa domenica a Barcellona. E non abbiano messo in guardia i propri tiratori dall’energia difensiva e l’entusiasmo dell’agente speciale capitano di mille battaglie

Scritto da Donatello Viggiano

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