I bidoni del Milan, i peggiori acquisti della storia rossonera: i difensori.
A elencarli tutti non basterebbe l’enciclopedia Treccani. Esageriamo? Forse, ma se provassimo a fare un esercizio mentale e stilassimo gli undici campioni più incredibili di sempre della storia del Milan, ci troveremmo di sicuro vaganti e indecisi nella lunga ricerca. Reparto dopo reparto, chiederemmo a qualcuno più esperto di noi di venirci a salvare da quella trappola (tutto sommato piacevole) di trame fitte di talento e trofei. Basti pensare – qui il rebus dei nomi è decisamente più elementare – che in otto, tra i tantissimi, hanno sollevato al cielo l’ambito Pallone d’Oro, il massimo riconoscimento calcistico al mondo. Ma di altrettanta storia sbiadita è coperto il cielo sopra San Siro: dal sereno dei giorni più trionfanti, qui si passa al clima nebuloso di quelli più tristemente ricordati, figli di crolli sul campo e crisi più o meno infinite. Momenti segnati anche dalla presenza di giocatori mediocri, spesso poco utili alla causa, mai sbocciati sul fertile terreno di Milanello. Ne abbiamo selezionati undici, una squadra completa e resterete sorpresi: a guardarla oggi, con il passato alle spalle, non sembra proprio la più scarsa di tutti i tempi. Tutt’altro. Ecco i bidoni del Milan.
IN PORTA JENS LEHMANN
Tedesco, una macchina perfetta contro i più perfidi rigoristi. Sbarcò alla corte di Alberto Zaccheroni sulla soglia dei trent’anni nell’estate del 1998. Terzo nome sulla lista a Milanello, alle spalle di Seba Rossi e Christian Abbiati. Lasciò il Milan a gennaio dopo 5 presenze, le prime 5 partite in campionato. Dopo Natale si trasferì al Borussia Dortmund con cui il titolo in Bundesliga tre stagioni più tardi.
TERZINO DESTRO MICHAEL REIZIGER
Olandese, classe 1973. Firma per il club rossonero nella stagione 1996/1997. Il Milan lo preleva dall’Ajax, dalla squadra che due anni prima, a maggio, aveva trionfato proprio contro il Diavolo in finale di Champions League a Vienna. Gol di Kluivert. Tabarez punta sul suo talento, convinto possa dare un apporto fondamentale alla manovra della squadra, ma si sbaglia: Reiziger chiude la sua avventura a Milano con appena 10 presenze all’attivo e tanti rimbianti.
AL CENTRO WISTON BOGARDE
Una statua di 190 centimetri, il problema però che come il Vittorio Emanuele II di Piazza Duomo, il monumento nel cuore di Milano, non parlava. Billy Costacurta una volta disse: «Non credo di averlo mai sentito parlare nello spogliatoio». E per un difensore è un problema non da poco. Il Milan si aggiudicò le sue prestazioni sportive in uscita dall’Ajax, fucina di campioni, il 14 febbraio 1997 a parametro zero. Nell’operazione fu coinvolto anche il connazionale Patrick Kluivert. Sulla scheda era spuntata la casella “terzino sinistro”, ma a Milanello in quegli anni la concorrenza era agguerrita (scalzare Maldini e Ziege era praticamente impresa impossibile), così Fabio Capello decise di schierarlo prima sulla fascia opposta ottenendo solo guai, poi come centrale. Alla fine dei conti Borgarde davanti al portiere si mise in mostra – per così dire – appena tre volte in tutta la stagione. Lui si giustificò parlando di problemi di ambientamento: «Milano è una città fredda e nebbiosa». Non che l’Olanda sia un paradiso tropicale però!
ALLA SINISTRA DI BOGARDE, DARIO SMOJE
Alzi la mano chi se lo ricorda! Suvvia, non siate timidi! Tra i bidoni del Milan è almeno al terzo posto. Nessuno? Non che il buon Darione avesse fatto molto per farsi ricordare dai posteri. Arrivò nel Milan di Capello dal Rijeka all’età di 18 anni, croato in orbita nazionale. I rossoneri vincono la concorrenza della Juventus e questo dovrebbe già dire abbastanza delle qualità del ragazzo. Sarà però un flop, altro che interessante prospetto lanciato nel grande calcio: sei partite appena e nessun riconoscimento di nota. Il Milan se le libera praticamente subito, cedendolo in prestito al Monza.
TERZINO DI DESTRA TAYE TAIWO
Tra i bidoni del Milan Taye merita una menzione a parte. Il massimo del repertorio che Taiwo propose al Milan, i tifosi (poche migliaia per la verità) lo videro durante una seduta di allenamento sul campo esterno di Milanello. Con tanto di gol. Il Milan era nel pieno della preparazione estiva. Il nigeriano fece capolino in Brianza nel 2011, in un Milan da pochi mesi scudettato. Arrivò dall’Olympique Marsiglia a parametro zero. Tolte le giocate sotto il cielo di Carnago, in campionato e in Champions non diede segnali di vita: Max Allegri lo fece esordire nella prima partita in casa contro il Cesena ma nei mesi successivi lo schierò soltanto in altre 7 occasioni. Salutò i rossoneri a gennaio e si trasferì in prestito al Queens Park Rangers.