Chi è il più forte lo sa
Per trionfare, contro gli avversari, contro le proprie debolezze, bisogna restare umili. Anche quando hai l’Europa ai tuoi piedi, anche quando guardi il mondo del pallone dall’alto verso il basso. L’umiltà è la chiave per vincere, per vincersi. Come fare il terzino nella terza finale di Champions che disputi. Per la cronaca, le 2 disputate prima le hai vinte, da protagonista, segnando, correndo, sacrificandoti. In questa occasione ti manca il gol, ma trionfi ancora, anche facendo il terzino, anche tornando in copertura. Perché se sei il più forte lo sai, per ottenere qualcosa devi restare coi piedi per terra, a disposizione dei compagni e dell’allenatore, diventando idolo dei tifosi. E ti basta così, perché se sei il migliore sai anche mettere da parte l’ego.
Samuel Eto’o ha vinto tutto nella sua carriera, perché è rimasto umile. Ha trionfato per ben 2 volte in Champions con il Barcellona, dove era una delle bocche di fuoco più pericolose, segnando, in entrambi le finali, correndo per gli altri, soprattutto in entrambe le finali. Non pago, ha cercato nuove sfide. Approda all’Inter, al posto con Ibra in quello che forse passerà alla storia come uno degli scambi più illuminati (raro per Moratti, va detto) della storia del calcio. “Si è bravo, ma Ibra è un’altra cosa“. Già. Proprio un’altra cosa. 3 anni all’Inter per lo svedese, ‘ ziro tituli‘ europei. Dopo 8 mesi in nerazzurro, arriva la terza Champions per il leone camerunense. Quel 22 maggio 2010 Eto’o finisce addirittura per fare il terzino. Non segna, lo lascia fare a Milito, ma segue fedelmente i dettami di Mou. E va bene così. Alza la coppa, questo conta più di tutto, perché sa che senza di lui quella festa non ci sarebbe stata, senza il suo apporto il Triplete non sarebbe rimasto altro che una leggenda. Perché i migliori lo sanno, non serve ergersi protagonisti per essere decisivi. Eto’o ci insegna come l’umiltà, mischiata all’ambizione, e alla sicurezza di sé, paga sempre e comunque. Dal 2015 gioca all’Antalyaspor, in Turchia, dove ha segnato 29 gol in 50 presenze. Così, tanto per gradire. Perché si può ancora fare la differenza a 36 anni, compiuti proprio oggi. Con l’umiltà degli inesperti, con la sicurezza dei campioni.