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Vardy, carcere, operaio e capocannoniere

Jamie Vardy

Vardy, denunciato, carcere, operaio e capocannoniere. Non Agüero, non Rooney, nemmeno Di Maria, l’ex bomber della Premier risponde al nome di Jamie Vardy, re di Leicester. Tutte le curiosità.

Vardy Jamie

Jamie Vardy film

La vita di Jamie Vardy sarebbe dovuta diventare un film. La storia dell’attaccante inglese del Leicester City, campione in Premier nella stagione 2015/2016 da cannoniere della squadra, ha incuriosito appassionati di tutto il mondo, da Londra fino a Hollywood. Da umile operaio a calciatore, Vardy in pochi anni ha scalato la vetta più alta. Il suo sogno è diventato il sogno di tutti. Nel 2016 lo sceneggiatore Adrian Butchart, affascinato dalla storia del ragazzo, ha avuto la brillante idea di portarla sul grande schermo. Jamie Vardy aveva anche individuato il suo interprete, l’attore, conduttore e autore televisivo britannico James Corden. Alla richiesta, Corden aveva risposto su twitter attraverso una battuta: “Sto andando in palestra ora!”. Il ruolo di Claudio Ranieri, all’epoca allenatore delle volpi di Leicester, sarebbe dovuto essere interpretato invece da Robert De Niro.

Dal college alla Premier

Jamie Vardy è un attaccante velocissimo, l’opposto dell’andamento della sua carriera se si pensa che è sbarcato nel calcio che conta, la Premier League, a 27 anni. Giocava nello Sheffield a 15 anni e a 16 anni venne scartato perché ritenuto troppo basso. Una sconfitta per uno come lui, che già a quell’età aveva tutte le carte in regola per poter diventare calciatore. Una sconfitta ricordata dallo stesso Jamie come il periodo più basso della sua carriera. Decise così di appendere le scarpette, inconsapevole che 10 anni dopo avrebbe fatto gol a Chelsea, Manchester United, Arsenal e molti altri top club.

A 16 anni lavorava in una fabbrica e guadagnava 30 sterline alla settimana. Anche ai tempi del college, Jamie Vardy, giovane studente con il calcio nel dna, si guadagnava da vivere come operaio. La sua prima vera occupazione fu in un’azienda che produceva protesi in fibra di carbonio. Il primo passo verso la conquista del massimo campionato inglese arrivò per lui grazie a una rappresentativa calcistica di un’importante compagnia siderurgica. Vardy si mise in mostra in un campionato di basso livello dilettantistico, paragonabile oggi in Italia alla prima categoria. Con una media di 20 gol a stagione, già a quei tempi era considerato il bomber della squadra. In campo la domenica, in fabbrica durante la settimana. Negli occhi quel sogno che diventò leggenda qualche anno più tardi. Per i tre anni a seguire, dal 2007 al 2010, la buttò dentro 66 volte. Alle cene di squadra, al venerdì sera, entrava in pizzeria con quel fare da fenomeno, presuntuoso perché aveva praticamente segnato a tutte le squadre che erano sedute ai tavoli a fianco.

La rissa, la condanna e la caviglia elettronica

Nel 2007 venne coinvolto in una rissa in un pub. Arrestato per aggressione, lui si è sempre difeso: «L’ho fatto per un mio amico sordo preso di mira da un gruppo di bulli» ha dichiarato durante il processo. Venne condannato e dalle 18 di sera alle 6 del mattino costretto a restare in casa, controllato da un braccialetto elettronico che monitorava ogni suo spostamento. A quei tempi giocava nello Stockbridge, nel South Yorkshire. Tempi durissimi per il giovane Jamie, ogni giorno costretto a rincasare prima dei compagni di squadra. L’allenatore fu spesso costretto a sostituirlo anche in partita per consentirgli il rientro a casa in tempo. Venne poi ceduto in sesta serie all’Halifax Town (West Yorkshire) per 25 mila euro. Un piccolo passo avanti che diede alla sua carriera la spinta decisiva verso il decollo. In quella stagione (la stagione 2010/2011) mise a segno 28 reti.

«Ero in grado lo stesso di giocare a calcio, ma in un paio di occasioni mi toccò scappare fuori dal campo e andare direttamente a casa per evitare di violare il coprifuoco. Mi accompagnavano i miei genitori. Se le partite in trasferta erano troppo lontane, potevo giocare solo un’ora! Dovevo sperare che fossimo in vantaggio, lasciare il campo e tornare in tutta fretta a casa per arrivare in tempo. La cavigliera funzionava da protezione per la caviglia. Non c’era modo di spezzarla, potevi colpirla con un martello e non si rompeva. Era indistruttibile».

Jamie Vardy

La risalita di Jamie Vardy

Nel 2010 inizia quindi la risalita nelle fila del Halifax. L’anno successivo si trasferì al Fleetwood Town, una squadra della massima serie a livello dilettantistico per 150 mila sterline. Finalmente riuscì a smettere di lavorare, vivendo con solo lo stipendio del calcio. Andrew Pilley, l’allenatore, dichiarò: «Era velocissimo, tanto che mi sembra di barare mettendolo in campo!». Finalmente nel 2012, Jamie Vardy venne acquistato dal Leicester che militava nella Serie B inglese, la Championship. Un milione di sterline l’ammontare del suo trasferimento e rimane il più costoso per un giocatore di livello dilettantistico.

Prima di toccare il cielo aveva pensato di smettere

Jamie Vardy da cinque anni indossa la maglia del Leicester City. È stato il protagonista assoluto della favola del 2015/2016 firmata Claudio Ranieri. Quell’anno, per poco, in Premier non raggiunse la prima posizione della classifica marcatori, secondo solo a Harry Kane del Tottenham. Jamie concluse la stagione con 24 gol in 35 presenze in campo. Timbrò però il record di reti consecutive, addirittura 13, superando il record che prima di allora apparteneva a Ruud van Nistelrooy. E pensare che nulla di tutto questo sarebbe potuto accadere se solo qualche anno prima si fosse arreso all’idea di appendere gli scarpini al chiodo. A svelarlo fu l’allenatore Craig Shakespeare, un lungo trascorso da vice nel Club e per pochi mesi tecnico dei Foxes dopo l’addio di Ranieri: alla sua prima stagione a Leicester, chiusa con 5 reti in 29 partite, Jamie «pensò di smettere con il calcio per andare a Ibiza a lavorare. Fortunatamente – aggiunge Shakespeare – l’abbiamo convinto a credere di più in sé stesso ed è rimasto qui».

Al primo approccio nel calcio vero, Andy Pilley, presidente del Fleetwood Town, disse che fino a quel momento aveva segnato contro muratori, carpentieri e postini. Senza nulla togliere loro. L’allora coach del Leicester, Nigel Graham Pearson, rifiutò di darlo in prestito e la stagione seguente i gol diventarono 16, con tanto di promozione in Premier.

Jamie Vardy fasciatura

La misteriosa fasciatura di Jamie Vardy merita un capitolo a sé. È diventato il suo simbolo, segno di sofferenza, coraggio e fortuna. Dal suo arrivo a Leicester l’ha praticamente sempre indossata. Qualche anno prima della stagione dei record, l’attaccante inglese si era procurato una frattura all’osso della mano per un punching ball colpito troppo forte alla fiera di Blackpool. Indossò quindi una fasciatura durante la convalescenza. Il successivo infortunio sempre al braccio destro arrivò invece in campo, durante un match di campionato contro l’Aston Villa che gli costò la rottura di due ossa del polso. Terminò l’incontro indossando una nuova vistosa fasciatura, non lasciò il terreno di gioco e il Leicester sotto di 2 reti rimontò clamorosamente vincendo il match 3-2. Quella fasciatura portò fortuna a Jamie, autore di uno dei tre sigilli decisivi. Da quel momento ha quindi continuato a indossarla sul braccio destro. Una speciale fasciatura per ogni occasione, sempre in linea con i colori ufficiali della divisa da gara.

Jamie Vardy, le denunce, il gioco d’azzardo e la Premier League

Non si è fatto mancare denunce passate alla cronaca per insulti razziali ripetuti per diverse partite a poker in un locale inglese: come riportato anche da Sun, Daily Mail e Guardian Vardy ha dato del Japanese a un cliente della sala da gioco reo, o almeno così sembra, di aver tentato di spiare le sue carte. Il tutto seguito poi dalle scuse del giocatore tramite il sito ufficiale del club:

«Mi scuso con tutto il cuore per le offese. È stato un errore di cui mi pento e del quale prendo la piena responsabilità. Non ho tenuto un comportamento all’altezza delle aspettative».

Jamie Vardy

L’accademia V9

Il resto è storia dei nostri giorni… Parlano tutti di lui, è stato l’attaccante più in forma in Premier ma non si scorda da dove è arrivato e ha un progetto per il futuro: l’apertura di V9un’accademia di calcio per dare l’opportunità a giocatori dilettanti di allenarsi per un anno con allenatori professionisti, sperando che riescano a far carriera.

«Là fuori ci sono parecchi giocatori nella posizione in cui ero io: hanno bisogno di un’opportunità!»

Jamie Vardy

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