Curaçao entra nella storia: l’isola caraibica da 156.000 abitanti si qualifica per la Coppa del Mondo, diventando la nazione più piccola mai presente al torneo.
Un’isola tropicale, poco più grande di un quartiere, che ha riscritto la storia del calcio mondiale. Curaçao, con appena 156.000 abitanti, si è qualificata per la fase finale del Mondiale 2026, battendo giganti del calcio caraibico e centroamericano come Giamaica e Panama. Un’impresa che sa di leggenda e che trasforma un sogno impossibile in realtà, con un eroe inatteso in panchina: Dick Advocaat, 78 anni, pronto a diventare il ct più anziano di sempre a un Mondiale.
Un sogno caraibico diventato realtà
Quando l’arbitro ha fischiato la fine dello 0-0 contro la Giamaica, sull’isola di Curaçao è esplosa la festa più grande della sua storia.
Sirene, bandiere e cori hanno invaso le strade di Willemstad, la capitale colorata che ora si prepara a tingersi anche di calcio.
Il pareggio, sofferto e sudato fino all’ultimo minuto, è bastato per assicurare alla nazionale caraibica il primo posto nel Gruppo B della CONCACAF e il conseguente biglietto per la Coppa del Mondo.

La squadra che arriva dall’Olanda
Dietro al miracolo sportivo si nasconde una storia di legami e radici.
Gran parte della rosa di Curaçao è composta da giocatori nati o cresciuti nei Paesi Bassi, figli di quella diaspora che da decenni lega l’isola caraibica all’Olanda.
Tra i nomi più noti c’è Armando Obispo, difensore del PSV Eindhoven, e Livano Comenencia, ex Juventus Next Gen, che conosce bene anche i campi italiani.
Un gruppo cosmopolita, ma unito da un sogno comune: portare Curaçao dove nessuno avrebbe mai osato immaginare.
Dick Advocaat, il condottiero più anziano del mondo
In panchina, a dirigere l’orchestra caraibica, c’è un nome che non ha bisogno di presentazioni: Dick Advocaat.
A 78 anni, l’ex ct di Olanda, Belgio, Corea del Sud e Russia, sarà il tecnico più anziano di sempre a partecipare a un Mondiale.
Un record nel record.
Curiosamente, il pareggio decisivo è arrivato senza di lui in panchina: il tecnico era rientrato nei Paesi Bassi per motivi familiari, lasciando i suoi ragazzi guidati dallo staff.
Ma il suo lavoro, costruito su disciplina e organizzazione, ha lasciato un’impronta chiara: Curaçao è una squadra solida, compatta, che non si arrende mai.
Un traguardo che vale doppio
Oltre al risultato sportivo, la qualificazione mondiale è un successo d’identità per un’isola spesso dimenticata dal grande calcio.
Con una popolazione di appena 156.000 persone, Curaçao ha dimostrato che il talento e la determinazione non hanno confini geografici.
Il Mondiale sarà la vetrina per una generazione di giocatori che hanno scelto di rappresentare la propria terra, preferendo la passione alla carriera.
Curaçao è la dimostrazione vivente che nel calcio i sogni non conoscono dimensioni.
Un piccolo puntino nell’Oceano Atlantico che ha fatto tremare un intero continente.
Tra spiagge bianche, sorrisi e orgoglio nazionale, l’isola dei Caraibi si prepara ora a portare la sua bandiera tra le stelle del calcio mondiale.