“Sono sempre stato un cane sciolto, un navigatore solitario.
Mai avuto padrini, né sponsor. Mai fatto parte di lobby di potenti dirigenti, mai goduto del favore di giornalisti condiscendenti o di raccomandazioni. Se ho ottenuto qualcosa lo devo a me stesso, alla mia determinazione e alla passione che ho messo nella mia carriera. Sono orgoglioso di essere un grande professionista, magari non un grande allenatore, ma certamente un professionista e un uomo onesto e sincero.
Se mi sono pentito dopo la corsa sotto la curva dell’Atalanta? No, hanno offeso pesantemente i miei genitori che non ci sono più, e avevo promesso a quei tifosi che mi sarei fatto sentire in caso di pareggio. Sono stato di parola. Sul pari sono andato, e ho detto loro di tutto. Ho pagato quel che dovevo, e qualsiasi siano stati i giudizi sul sottoscritto dopo quel giorno me ne sbatto. Pure l’anno prima sempre gli stessi insulti, tant’è che chiamai le mie sorelle romane chiedendogli se i miei avessero fatto qualcosa a Bergamo visto tutto quel accanimento. Non ce la feci a trattenermi, per me i miei genitori erano tutto, certe cose proprio non le accettavo.
Ho avuto sempre problemi con gli arbitri? Dicono che gli errori degli arbitri cor tempo se compensano.
Allora dico: fate presto perché io sto quasi per annà in pensione e sto sempre in rosso.”
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