Il compleanno di Rino è il 9 Gennaio. Qualche giorno prima, all’inizio di un allenamento, Kaladze ci ha fermati tutti e ha chiesto la parola:
“Mister, scusa ma devo dire una cosa. È importante.”
“Prego, Kala…”
“Mancano tre giorni al compleanno di Rino Gattuso.”
Forse gli era saltata qualche rotella, ma abbiamo fatto finta di niente.
La sera, a cena, di nuovo: “Scusate, ragazzi, devo parlarvi.”
“Dicci, Kala…”
“Mancano due giorni e quattordici ore al compleanno di Gattuso.”
I nostri dottori lo guardavano, volevano intervenire, avevano giá pronta la camicia di forza ma li abbiamo fermati. Il mattino seguente la stessa scena. Ha alzato la mano e io non l’ho neanche lasciato parlare:
“Vai, Kala…”
“Mancano due giorni al compleanno di Rino Gattuso.”
Povero Kaladze, brutta cosa l’Alzheimer. I compagni cominciavano a ridere, Rino a incazzarsi. Si sentiva tirato in mezzo. Il conto alla rovescia è diventato un tormentone, fino alla notte dell’8 gennaio.
“Ragazzi mancano tre ore al compleanno di Rino Gattuso”.
Rino ormai non riusciva più a controllarsi. L’avrebbe preso a bastonate. Finalmente è arrivato il 9 gennaio: niente. Zero. Tutti zitti. Il silenzio dei giorni peggiori.
Allora sono intervenuto io:
“Kala, non è che per caso hai qualcosa da dire?”
“No mister, e perchè mai dovrei parlare?”
“Ma non ti sei dimenticato proprio niente?”
“Direi proprio di no.” Ho guardato Rino con la coda dell’occhio, era carico come una bomba, pronto a esplodere. Il 10 gennaio, poi a colazione in ritiro, Kaladze si è avvicinato a me con una faccia tristissima. Sembrava che fosse successo qualcosa di grave; perciò mi sono preoccupato e ad alta voce gli ho chiesto:
“Ma c’è qualcosa che non va?”
“Si mister, mancano trecentosessantaquattrogiorni al compleanno di Rino Gattuso.”
“Boato in sala, eravamo di fronte a un genio. Rino sbottò e lo rincorse per tutta la sala, gli ha tirato un sacco di mazzate: credo che sia lì che Kala ha iniziato a sentire i primi scricchiolii al ginocchio”.
Carlo Ancelotti
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