Quando un Bomber diventa leggenda, Gabriel Omar Batistuta.
«Quante reti mi mancano per andare in Italia?».
Se parlassimo di Bomber di serie A ad oggi ci verrà sicuramente in mente Higuain ma tornando indietro nel tempo durante gli anni 90 un nome che tanto ha fatto parlare è sicuramente Gabriel Omar Batistuta.
Un centravanti non di classe sopraffina ma con un mix di potenza e precisione, non tanto quando calciava i rigori, da far inchinare l’Europa.
Il debutto è con il Newell’s, dove l’attaccante argentino «scopre» Marcelo Bielsa.
Un Sacchi sudamericano. I giocatori lo odiano o lo amano. «Dopo venti giorni d’allenamento una volta rientrando negli spogliatoi pensai che per colpa sua non avrei fatto il calciatore». Invece è l’esatto contrario. Bielsa vede in quel ragazzone dai capelli biondi e dagli occhi spaesati qualcosa di speciale.
chi vive dì calcio. A scommettere su questo attaccante dai piedi ruvidi ma dal cuore grande è il River Plate, la Juve del Sudamenca. L’allenatore Merlo gli concede fiducia e Gabriel lo ripaga con un campionato importante. Ma, come in un ottovolante, dopo pochi mesi la vita sportiva del bomber di Reconquista torna in picchiata. Il mitico Daniel Passarella diventa l’allenatore del River e, nel primo allenamento, nel gennaio del ’90, Bati si ritrova subito tra le riserve. Bocciato senza un perché.«Quante reti mi mancano per andare in Italia?».
Bati va a segno anche contro il Paraguay e contro il Brasile: e siamo a cinque. L’ultima partita del girone finale è contro la Colombia. È una notte da inverno nelle Ande. Freddo, acqua, gelo. In più c’è l’uragano Gabriel. L’Argentina vince 2 a 1 e Bati realizza il gol decisivo. Sei centri e la Coppa America alzata al cielo. La sfida è vinta. Settimio Aloisio se la ride sotto i suoi baffoni: pochi giorni dopo Bati firma il nuovo contratto con la Fiorentina della famiglia Cecchi Gori.Soldi e prestigio, la fiaba può cominciare…
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