C’è un grande caos nello spogliatoio degli Philadelphia Eagles dopo la vittoria del Super Bowl LIX: musica altissima, sigari, giocatori senza maglietta che festeggiano e urlano a squarciagola, giornalisti, cameraman. Una grande festa, come del resto è giusto che sia. In questo vortice di emozioni e allegria, però, c’è un punto fermo che sembra quasi stonare con il contesto: ed è un po’ ironico, dato che si tratta del miglior giocatore della partita ed MVP del Super Bowl. Jalen Hurts è seduto per terra, silenzioso, guardando il suo riflesso nel Lombardy Trophy che tiene tra le gambe. Mentre tutto intorno è un’esplosione di colori e suoni, lui sembra quasi essere da tutt’altra parte, mentalmente e fisicamente.
“Dovete rispettare il suo nome” urla Saquon Barkley ai giornalisti, facendo attenzione a farsi sentire dagli addetti ai media in mezzo a tutto quel casino: sì, perchè Jalen Hurts non mai goduto di troppo rispetto, nemmeno da molti dei tifosi dei Philadelphia Eagles. La partita di ieri ha cambiato le carte in tavole, ribaltando totalmente una narrativa che due anni fa, con la sconfitta degli Eagles, aveva trovato il suo apice. Adesso, tutti rispettano Jalen Hurts, l’MVP del Super Bowl 2025.
Chi è Jalen Hurts
Jalen Hurts ha una lunga storia di critiche alle spalle. Sin dai tempi universitari, quando era il quarterback di Alabama ed ha portato il suo ateneo al match per il titolo nazionale al suo primo anno: l’Università di Alabama perderà quella partita, e tutte le colpe ricadranno su di lui, al punto di venire panchinato per Tua Taigovailoa nella finale dell’anno succesivo. Dopo essere stato draftato dai Philadelphia Eagles nel 2020, le critiche non sono cessate, sopratutto quelle che lo vedevano come un runningback prestato al ruolo di quarterback, non in grado di performare ad alto livello quando si tratta di lanciare la palla. Poi è arrivato il Super Bowl 2023: lui è autore di una grandissima partita, ma gli Eagles perdono e le colpe ricadono di nuovo su di lui. Poi, quando le cifre diventano più difficili da contestare, l’oggetto delle critiche diventa il suo rapporto non collaborativo con l’allenatore Nick Sirianni e il fatto di essere trascinato – o carryato, come si dice in gergo – dai compagni di squadra, sopratutto da Saquon Barkley. Ed è così che, tra un demerito e l’altro, arriviamo alla serata del Super Bowl LIX.
La partita di Jalen Hurts
Nella notte tra domenica e lunedì, Jalen Hurts ha riscritto la sua storia: e lo ha fatto con una performance che non ammette repliche, una di quelle partite che spazzano via qualsiasi dubbio e rispondono in maniera netta ai detrattori. Nella rivincita del Super Bowl 2023, Jalen Hurts ha brillato più che mai, diventando l’assoluto protagonista di una partita che prometteva di avere come rotagonista un’altra stella, il compagno Saquon Barkley. Con il running back limitato dalla difesa di Kansas City – che, a onor di cronaca, farà poco altro di notabile – Jalen Hurts ha il campo libero per dispiegare tutto il proprio talento, fatto di corsa e passaggi; esatto, proprio quei passaggi che sono sempre sembrati il suo tallone d’Achille. Jalen Hurts ne ha completati 17 su 22, segnando due touchdown su passaggio – compreso lo spettacolare lancio per Devonta Smith – e uno su corsa, con un totale di 221 yards passate e 72 corse, risultando il migliore degli Eagles in entrambe le categorie.
Jalen Hurts è apparso calmo e composto in ogni momento, riuscendo a trarre il meglio da sé stesso persino nei (pochi) momenti negativi della gara: il più evidente è stato l’intercetto subito nel secondo quarto, uno di quegli errori che contro i Kansas City Chiefs possono costarti caro. Dopo aver perso questo pallone e aver riguardato a fondo l’azione su un tablet mentre sedeva in panchina, Hurts ha completato 11 dei 13 passaggi seguenti, inclusi due lanci per touchdown. Inoltre, non ha messo da parte il suo marchio di fabbrica, e con le sue 72 yards corse ha siglato il record per un quarterback al Super Bowl in questa categoria. Una performance di valore assoluto, arrivata fronteggiando una grande difesa e avendo di fronte il modello generazionale a cui ogni quarterback ambisce, Patrick Mahomes. Forse, questa volta, è davvero impossibile criticare Jalen Hurts.