“Mental Health Matters”, è la scritta stampata sulla felpa indossata da Coby White qualche giorno fa. Il tema della salute mentale è tutt’oggi un argomento complesso e spinoso da affrontare, ancor di più se sei uno sportivo che guadagna milioni di dollari. A quanto pare l’essere un giovane in salute, un atleta famoso e milionario non legittimerebbe il poter essere umani.
“Non importa quanto sembriamo indistruttibili, alla fine siamo tutti umani. Tutti noi sentiamo vibrazioni positive e negative. A volte servono a tirar fuori il meglio di te, altre è come se il mondo ti schiacciasse con tutto il suo peso.” Queste sono le dichiarazioni di Demar Derozan rilasciate al termine di una partita nel 2018. Queste parole hanno aiutato Kevin Love a sentirsi meno solo, a non vergognarsi di essere fragile. Lo hanno aiutato ad aprirsi e sfogarsi sulla sua condizione di salute mentale. “Questa roba è seria, devo andare in un posto calmo e respirare. La consapevolezza è l’unico modo che conosco per superare la depressione, l’ansia e tutto il resto”, questo il “coming out” di Kelly Oubre Jr. in un’intervista rilasciata alla NBC qualche anno fa.
Ed ancora, la storia di Delonte West che ha fatto il giro del mondo: “Da giocatore Nba a senzatetto”. Grazie a Mark Cuban, West sta rialzando lentamente-ma con decisione- la china. Il presidente dei Dallas Mavericks ha aiutato Delonte ad andare in rehab, ricongiungersi con la madre e trovare lavoro nella struttura di riabilitazione da lui frequentata negli ultimi mesi. C’è un’altra storia che ha fatto il giro del mondo in questi giorni ed è quella di Kyrie Irving. Storia sulla quale ci sono moltissime ombre e pochissime luci ma come al solito la gogna mediatica non risparmia nessuno. E’ stato insultato, criticato e sbeffeggiato per alcuni suoi comportamenti, come quello di bruciare foglie di salvia nel pre-partita. Ha saltato alcune partite dichiarando che non ha voglia di giocare ed ha violato i protocolli anti-covid. Questo è tutto quello che è visibile a noi spettatori, non sappiamo in realtà cosa passi nella testa di Uncle Drew. Sappiamo però che il nativo di Melbourne, nonostante la sua condizione, non si risparmia ad aiutare chi ne ha bisogno. Ultimamente ha donato una casa alla famiglia di George Floyd, ha dato più di trecentomila dollari ad un’associazione no profit di banchi alimentari, ha comprato più di duecentomila pasti per persone bisognose di NY ed infine ha donato 1.5 milione di dollari alle giocatrici della WNBA rimaste fuori dalla bolla di Orlando. Ma forse tutto ciò non basta ad esentarlo da pregiudizi negativi. “ I am human no different than you, i’m healing”, queste sono le parole scritte da Irving qualche giorno fa sui social. La fama, il successo, i soldi a volte non bastano davvero.
Non basta essere un atleta milionario, a volte vuoi solo un po’ di normalità. Lo stress mediatico al quale vengono sottoposti tutti i giorni, non è semplice da gestire. Noi spettatori, noi gente normale, noi leoni da tastiera possiamo fare la nostra infinitesima parte. Cercando di non giudicare subito, cercando di non giudicare senza verificare le fonti. Cercando di provare empatia per questi atleti milionari che prima ancora di essere grandi sportivi, sono normali e mortali esseri umani come noi. “Le idee sono simili a pesci. Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell’acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acque profonde.” David Lynch-fresco settantacinquenne- apre così il suo libro: “In acque profonde, meditazione e creatività.” Se vogliamo permetterci di giudicare, dobbiamo avere il coraggio di immergerci in acque profonde. MENTAL HEALTH MATTERS.