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“Torno nella città che amo”

ibrahimovic

Certi amori non finiscono/fanno dei giri immensi/e poi ritornano/amori indivisibili indissolubili inseparabili”. Queste parole sono contenute nella prima strofa di “Amici mai” di Antonello Venditti, pezzo celeberrimo del cantante romano datato 1991. Nel 1991, Zlatan Ibrahimović aveva dieci anni, abitava a Malmoe nel terribile quartiere di Rosengård e faceva l’attaccante nella squadra del quartiere. Oggi Zlatan Ibrahimović di anni ne ha trentotto, è sposato, è padre di due figli maschi e forse non conoscerà questa canzone di Venditti, ma se l’ascoltasse, converrebbe che certi amori, davvero, non finiscono.

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L’attaccante svedese, con l’apertura del mercato invernale, firmerà con il Milan diventandone il primo acquisto del 2020. Lo svedese arriverà a Milanello a costo zero essendo senza contratto e percepirà un ingaggio di 3.5 milioni di euro fino al 30 giugno, dopo di che potrebbe scattare il rinnovo per l’intera stagione successiva che lo porterà (forse) a chiudere la carriera a 40 anni.

La notizia del ritorno di “Ibracadabra” in Italia era nell’aria da tempo, dopo che il giocatore aveva lanciato il celebre tweet urbi et orbi agli americani che ora, dopo averlo visto giocare due anni con la maglia dei L.A. Galaxy, potevano tornare a guardare il baseball. I tifosi rossoneri, in crisi di identità come la loro squadra attualmente, non appena avevano intuito che Boban e Maldini avrebbero potuto tesserarlo non stavano più nella pelle: Ibra, nonostante i 38 anni compiuti lo scorso 3 ottobre, scalda ancora i cuori di quella tifoseria che ha contribuito a portare sul tetto d’Italia e lottare per lo scudetto contro la prima Juve di Conte.

Era domenica 13 maggio 2012 ed Ibrahimović, in quel Milan-Novara che vide il ritiro di tanti suoi ex compagni, disputò la sua ultima partita in rossonero. Dopo di allora, quattro stagioni in Francia, due in Inghilterra e altre due negli States. E ora il ritorno nella squadra italiana dove forse si è trovato meglio, dove ha davvero dimostrato a tutti chi fosse davvero Zlatan Ibrahimović. E sarà (forse) un caso se il Milan, dopo il suo addio, in sette stagioni, ha disputato una sola stagione in Champions e lui in questi anni non l’hai mai vinta, neanche sfiorata, quella maledetta coppa. Come del resto il Pallone d’oro.

Se supererà le visite mediche (fisicamente Ibra non ha nulla da invidiare a quella macchina atomica che è CR7), l’attaccante di Malmoe sarà già a disposizione di Pioli per gli ottavi di Coppa Italia contro la Spal il 15 gennaio e per la prima di ritorno in casa contro l’Udinese quattro giorni dopo.

E già i tifosi rossoneri nono vedono l’ora che arrivino il 9 febbraio ed il 12 aprile, quando Zlatan Ibrahimović affronterà prima la LU-LA, la premiata ditta Lukaku-Lautaro in un derby d’la Madunina che si preannuncia molto gustoso, e poi CR7. Ma i supporter del Milan sperano che in questi sei mesi, l’attaccante possa dare una svolta morale e psicologica ad una squadra che sta facendo una fatica mostruosa a disputare un campionato decente.

Il giocatore ha le idee chiare “Sto tornando in un club che rispetto enormemente e in una città che amo. Lotterò con i miei compagni di squadra per cambiare il corso di questa stagione e farò di tutto per centrare i nostri obiettivi”. Questo recitava il comunicato stampa del club, così ha parlato Ibra. Ed i tifosi possono iniziare a sognare.

Cosa potrà dare questo Zlatan Ibrahimović al Milan e al calcio italiano? Il giocatore è carico e vuole confrontarsi in un campionato allenante come la nostra Serie A. Ed il suo come back sta a significare (ancora una volta) che il nostro massimo campionato ha ancora un certo feeling con i campioni. E pazienza se lo svedese oggi è tra i giocatori più vecchi della nostra Serie A, ma se lui sarà in giornata, saranno numeri da circo come sempre.

Fisicamente sempre stratosferico (195cmx95kg, 47 di piede, una elasticità degno del miglior taekwondista), Ibrahimović è un uomo-squadra, uno che riempie gli stadi per cui vale il prezzo del biglietto. E’ un accentratore, una primadonna, uno spaccone, uno scontroso, un personaggio magico (all’Inter era “Ibracadabra”, non a caso), uno che parla di sé in terza persona.

A forgiarlo nel cuore, nella mente e nel fisico, l’infanzia e la giovinezza passata a Rosengård, il ghetto, tra immigrati, violenze e furti da cui deriva la celebre definizione ibrahimoviciana “puoi togliere il ragazzo dal ghetto, ma non potrai mai togliere il ghetto dal ragazzo”. Zlatan Ibrahimović, uno che o si ama o si odia: non ci sono vie di mezzo.

Bentornato tra noi, Ibra. Ed un in bocca al lupo sincero a tutti coloro che ti marcheranno d’ora in avanti.

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