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Borriello: “Ero capocannoniere e a casa mi aspettava Belen”

Marco Borriello è stato protagonista dell’ultima puntata di Box to Box, il video podcast condotto da Ema e Fabio, i due fondatori della nota community “Che Fatica La Vita Da Bomber”, per l’occasione in collaborazione con Doppio Malto.

Guarda l’episodio completo su YouTube:

Ascolta e guarda l’episodio con Marco Borriello su Spotify:

Il trasferimento da Napoli a Milano

Com’è stato trasferirsi a Milano e fare le giovanili nel Milan?


“Prima c’è stato il passaggio a Granarolo Faentino, paesino vicino a Faenza dove prendevano i ragazzi da Napoli, li portavano, li facevano crescere nel settore giovanile e tutte le settimane si faceva un provino con una squadra professionista tra Atalanta, Milan, Inter, Bologna. Arrivò Franco Baresi che all’epoca, nel 1998, era il responsabile del settore giovanile del Milan e mi prese per fare gli Allievi nazionali. L’anno dopo andai al Milan. Avevo 14 anni.

Quando arrivavi in una società dove c’erano i ragazzi che già vivevano fuori, il sogno iniziava. Quindi già andare fuori da Napoli, a giocare con ragazzi forti, in una città diversa si iniziava a sentire il profumo… Sei sempre in dubbio. Poi diciamo che a Napoli si dice che c’è quella “cazzimma” che comunque ci contraddistingue, quindi quando ero piccolino avevo voglia di diventare giocatore e volevo arrivare”.

“Il provino al Milan da esterno sinistro”

No, facevo la punta da piccolo, poi quando sono andato al Granarolo e c’erano i ragazzi che erano più sviluppati di me, nell’età dello sviluppo, tra i 14 e 16 anni, mi mettevano esterno sinistro. Quindi ho fatto il provino da esterno sinistro al Milan. Poi sono andato al Milan a fare gli Allievi nazionali ma rimanevo sempre gracile, piccolino; motivo per cui anche all’epoca ho fatto 10 provini alla Roma perché la mia scuola calcio di Napoli era affiliata alla Roma. Preferivano investire su un giocatore che già era a Roma e non prendere uno di Napoli perché poi pagavano vitto, alloggio, le scuole. Avevo sto problema che non crescevo o meglio c’erano gli altri che già avevano la barba a 15 anni, io invece facevo fatica.

Poi nell’anno degli Allievi nazionali al Milan ho fatto sempre panchina. Le volte che entravo mi mettevano esterno sinistro. Nella stessa squadra c’era Pasquale Foggia che era piccolino ma già sviluppato. Dovevamo fare il passo in primavera e gli unici scartati fummo io e Pasqualino Foggia e andammo a giocare al Treviso. Però per dirti che gli unici due che poi sono arrivati in serie A e hanno giocato in prima squadra al Milan e sono arrivati in nazionale sapete chi sono? Foggia e Borriello, quelli scartati“.

Il Milan e Ancelotti

“Parte la carriera del calcio vero.
Ho finito quell’anno lì in serie C e poi mi arrivò la chiamata dal Milan.
Ricordo ancora la lettera a casa con scritto il 1 luglio convocato a Milanello.
18-19 anni, qualche soldo in tasca, mi voglio fare una bella vacanza e no ti richiama il Milan.
Era il primo luglio ed c’erano i preliminari di Champions League.
La Champions League che vinse il Milan contro la Juventus e io feci due partite che quell’anno”.

Lo spogliatoio al Milan con Shevchenko, Nesta

Non ho mai avuto paura. Quando c’era il pallone e un campo. Quando dovevo fare un contrasto lo facevo. Costacurta lo ha detto spesso di quanto ero importante al Milan. Ero importante per quel gruppo lì perché tenevo alta l’attenzione negli allenamenti perché io ero colui che non giocava mai ma negli allenamenti andavo, quindi mi dovevano seguire. Alzavo il livello dell’allenamento.

Non c’erano senatori che comandavano. Una persona intelligente riconosce il leader, basta uno sguardo e capisci che stai andando fuori dal seminato e ritorni. C’è il rispetto, o ce l’hai oppure te lo fanno capire“.

La lite con Gasperini al Genoa

“Di lui ricordo che era uno molto tranquillo. Anche negli allenamenti non è che urlava tanto, guardava l’allenamento poi quando doveva intervenire alzava la voce.
A fine annata abbiamo avuto una discussione a Parma. Aveva alzato un po’ la voce negli spogliatoi, io ho reagito ma aveva ragione lui”.

“Stavo facendo cagare”

Db Montecarlo ( Francia ) 03/03/2009 – amichevole / Italia-Camerun / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Marco Borriello

Poi è arrivata la chiamata della nazionale di Donadoni e disse: “Guarda io porto te non porto Inzaghi e ti do fiducia”!
L’ultimo mese e mezzo avevo giocato con la testa altrove e quindi mi voleva spronare.
“E’ vero che hai fatto 19 goal, è vero che hai fatto una grande annata ma ultimamente stai facendo cagare! Però ti porto, ti do fiducia”! –
Alla fine se portava Inzaghi a livello mediatico era fastidioso all’epoca. Quindi se portava Inzaghi doveva giocare Inzaghi. Portando Borriello meno forte mediaticamente, anche se stava in panchina, il gruppo stava tranquillo. Sono equilibri anche quelli. Poi non ho mai giocato in quell’europeo

Il declino di Borriello

La parte più brutta della mia carriera è Iniziata in ritiro con il Milan. Mi sono operato subito al menisco, sono stato 10 mesi fermo.

Mi sono rotto subito il ginocchio in preparazione, quindi 2 mesi fermo, poi sono rientrato presto.
Ancelotti aveva bisogno di me. 45 minuti, feci gol mi ricordo però ero affaticato, non c’erano attaccanti, giocavo io, mi ristirai al flessore e da lì è iniziato il calvario.


“Belen a L’isola dei Famosi”

C’era Belen a L’isola dei famosi, dicevano che avevo problemi psicologi ma avevo muscolo strappato. 35 punti di sutura, 10 mesi fermo e non c’erano donne oppure soldi che tenevano. Io soffrivo, ho saltato una stagione, dopo averne fatto una alla grande. Dopo ho riniziato con Leonardo ma non ero più io.
Ho fatto 15 gol quell’annata ma a livello fisico avevo perso qualcosa. Fortunatamente madre natura mi ha dotato di un fisico con una muscolatura elastica ma io ancora oggi ho un muscolo accorciato
“.

“Ronaldinho quando aveva voglia giocava da solo”

@chefaticalavitadabomber

Cassano: “Leao è una p***a, è meglio che faccia il rapper”. Cosa ne pensa Marco Borriello 🤬 Il link della versione integrale della nostra intervista a Marco Borriello in collaborazione con Doppio Malto lo trovi in bio 🔗 #chefaticalavitadabomber #doppiomalto #seriea #borriello #marcoborriello #leao #rafaleao #cassano #antoniocassano #ad

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Cassano è un amico, è simpaticissimo ma a volte esagera con i giudizi.
Per lui esiste solo Messi, Totti. Leao è un grandissimo giocatore ma ce ne passa a dire che è un fuoriclasse. Per Cassano o sei un fuoriclasse o sei una pippa.
Cassano era un giocatore fortissimo, con personalità, anche troppa!
In quello spogliatoio c’era anche Ronaldinho. Quando aveva voglia giocava da solo. Giocatore bellissimo, assoluto, un giocatore superlativo. Altri giocatori come lui sono Totti e ci metto anche Cassano perché aveva quella genialità del fuoriclasse. Cassano dentro al campo toccava la palla e ti metteva la palla come quei campioni.

Sono stato al Milan di Berlusconi nel periodo in cui era spesso Presidente del Consiglio, quindi lo vedevamo poco. Però aveva dato quel quel DNA vincente fin da quando aveva preso il Milan e continuando poi negli anni 90 nei primi anni 2000 fino al 2010 2012 che ha vinto il campionato”.

Borriello: “Con Mexes e Menez diventavo pazzo”

“Il primo anno Mexes e Menez compravano le valigie di marca, tagliavano quel pezzo di valigia e se lo cucivano sulla tasca del jeans. Buttavano via una valigia. Però era la moda francese e all’epoca e diventavo pazzo. Era una borsa che costava 1000 euro e cosa fai? La tagli? Era comunque una sorta di estro che avevano loro, soldi bruciati proprio però”.

Il periodo migliore di Marco Borriello

As Roma 26/10/2016 – campionato di calcio serie A / Lazio-Cagliari / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Marco Borriello

“35 anni, allenatore intelligente e se avevo bisogno di un giorno di riposo in più, me lo dava. Ho fatto 36 partite da 90 minuti, 16 gol ma nelle ultime 7 non ho mai segnato.
C’era Barella, lo insultavo perché aveva vent’anni ma voleva già dimostrare e io invece gli dicevo, stai umile ma invece faceva bene perché poi alla fine ha vinto lui.
Avevo un bellissimo rapporto con lui e si vedeva che quando toccava la palla era argento vivo; lo vedevi che aveva personalità, era giocatore”.

Borriello: Ero capocannoniere della Serie A e a casa mi aspettava Belen



Ero al Genoa, la volta che ho fatto la tripletta a Udine che sono arrivato a fare 15 gol già a febbraio. Ero diventato capocannoniere della serie A e a casa mi aspettava Belen. Era un momento felice della mia vita, ero innamorato, ero capocannoniere, la squadra andava bene e mi ricordo che ero felice in quel momento.

Era un momento sereno ma comunque anche in questo momento mi sento abbastanza felice, sereno. Poi la felicità sono attimi, come il gol. Io faccio sempre sempre paragoni con lo sport. Fai il gol, sono cinque secondi in cui non capisci niente, quella è la felicità. Però la serenità è quella più importante. Comportarti bene, stare bene in famiglia, con gli amici, avere un bel lavoro che ti piace, quindi crearti la tua serenità quotidiana“.

La TOP 5 difensori che hanno marcato Borriello

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Gli attaccanti più forti secondo Marco Borriello

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Il giocatore ideale secondo Marco Borriello

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L’undici ideale di Marco Borriello

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L’ex compagno di Borriello che si vestiva peggio?

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100 gol in serie A? O giocare con il Napoli?

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