Curiosità Suarez: 5 cose che forse non sapevi dell’attaccante dell’Atletico. Dall’impegno nel sociale ai tempi del National ai morsi che l’hanno reso famoso in Europa, insieme a una mole di gol segnati davvero impressionante.
Quando Luis Suarez faceva lo spazzino
Luis Suarez è nato in Uruguay nel 1987 a Salto, la seconda città del Paese per dimensione e numero di abitanti. È cresciuto calcisticamente nel Nacional, il Club della città, all’inizio nelle giovanili e poi in Prima Squadra fino al 2006, anno del suo trasferimento in Olanda. Montevideo è città tradizionalmente sporca, soprattutto nei suoi quartieri più degradati. Il volontariato in questi casi è strumento di soccorso, decisivo spesso per restituire un volto più pulito a strade e quartieri (che a Montevideo si chiamano municipi). Ai tempi del National, tra una seduta di allenamento e l’altra, Suarez faceva lo spazzino tra le strade della Capitale. Vissuto in una famiglia povera, per permettersi di racimolare qualche moneta e affrontare così i primi costi in città si dedicò quindi al sociale. Alla madre un giorno disse: «Ti renderò fiera, mamma. Dammi solo del tempo.
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Curiosità Suarez: i morsi e i soprannomi
Curiosità Suarez: si parla spesso del suo lato calcisticamente più violento. I morsi di Suarez hanno ottenuto in questi anni un posto riservato nel grande libro del calcio europeo. E non soltanto europeo. Ed è proprio per questo che uno dei suoi tre soprannomi è “Cannibale”. Gli altri due? “El Pistolero”, che da sempre marca il suo lato più incisivo sotto porta, e “Coniglio”, per via invece della sua particolare dentatura. Ma veniamo ai morsi di Suarez. Nel 2010, quando indossava i colori dell’Ajax in Olanda (con i lancieri giocò dal 2007 al 2011), durante una partita morse Otman Bakkal, centrocampista del PSV, e la conseguenza fu una squalifica di sette giornate. Tre anni più tardi, a Liverpool, il malcapitato fu invece Branislav Ivanovic, difensore del Chelsea. Gli costò dieci turni in tribuna. Nel 2014, poi, prese di mira Giorgio Chiellini con un morso che in Italia tutti si ricordano molto bene: la Nazionale azzurra affrontava l’Uruguay nella gara decisiva per la qualificazione agli ottavi di finale del Mondiale brasiliano. La punizione in quel caso fu esemplare: quattro lunghi mesi di stop per Suarez. All’elenco si aggiunge infine l’ultimo fattaccio, datato febbraio 2015: il Barcellona di Luis Suarez affrontava il Manchester City in Champions League; Demichelis, difensore dei Citizens, allargò un po’ troppo le braccia durante un contrasto di gioco e sfiorò il volto di Suarez. La provocazione fu palese, ma l’azione si sviluppò troppo velocemente e qualcosa all’ultimo frenò Luis dal suo intento.
Luis Suarez: numeri in carriera
Ovunque sia stato, Luis Suarez ha lasciato la sua impronta indelebile sul rettangolo verde. All’Ajax, al Liverpool, al Barcellona. Numeri impressionanti: in Olanda ha giocato 159 partite e ha messo a segno 111 centri, in Inghilterra ha collezionato 133 presenze e 82 gol, in Spagna il bottino è salito a 283 sfide in campo e 198 reti tra campionato e coppe. Mostruoso. A Liverpool poi ha conquistato una classifica speciale: Sky Sports UK nel marzo 2014 l’ha eletto miglior numero 7 della storia dei Reds. Il migliore di tutti. In blaugrana invece è secondo goleador assoluto della storia del Club: al primo posto Leonel Messi è imprendibile (640 realizzazioni in 741 presenze in campo), alle spalle del Pistolero c’è invece Cesar Rodriguez, calciatore spagnolo degli anni ’40 e ’50.
Curiosità: Suarez fa la pipì da seduto
Una rivelazione alquanto strana si aggiunge alle curiosità. Suarez ne ha parlato in occasione di un’intervista a una tv uruguaiana: urina da seduto, lo fa solo per una questione igienica e nel rispetto dei figli. È una vera e propria ossessione. Un lato che Suarez non mostra così evidente quando scende in campo: cruento, grezzo a volte nei suoi interventi in partita quanto attento ai dettagli senza scarpini e cavigliere. Il Sun aveva riportato le sue dichiarazioni lette con un po’ di incredulità dai fan in Europa: «Sono un uomo pulito – disse El Pistolero –. Questa è una questione di igiene per me, perché ho due figli. Non voglio schizzare per terra, così preferisco fare la pipì seduto».
Le lacrime di Suarez
Siamo troppo abituati a sottolineare il lato più aggressivo di Luis Suarez e conosciamo poco il suo aspetto umano più fragile e sensibile. Un fatto, di recente, l’ha messo in luce in modo evidente: dall’estate del 2020 Suarez non è più un giocatore del Barcellona, dopo sei anni in Catalogna si è trasferito a Madrid, sponda Atletico. L’addio dal Barça è stato per il bomber uruguaiano piuttosto traumatico. Tra l’altro, Luis è stato a un passo dal firmare per la Juventus e trasferirsi in Serie A. Ha rivelato di essersi messo a piangere per come il Barcellona l’ha trattato, obbligandolo di fatto a farsi da parte come un giocatore tra i tanti. Dal ritiro della Nazionale, a ottobre del 2020 ha dato sfogo a tutta la sua amarezza: «C’erano altri modi per dirmi che il club riteneva che dovevo cambiare aria – ha detto -. Non sono state corrette le forme di comunicazione che hanno scelto e per questo anche Messi si è infastidito, lui sa quello che abbiamo sofferto in quel momento e non mi ha sorpreso il suo sostegno pubblico nei miei confronti. Lo conosco bene e so che dolore provava per i metodi scelti per dirmi di andar via». E ancora: «Sono stati giorni complicati finché non è arrivato il debutto con l’Atletico. Ho pianto per quello che ho vissuto, non mi sono piaciuti i messaggi del club che mi chiedevano di trovare una soluzione per lasciare Barcellona, ripeto per la forma, non per altro, perché bisogna accettare che un ciclo può chiudersi, ma quando ti vai ad allenare e ti dicono di metterti da parte quando è il momento di giocare la partita undici contro undici… beh, non è bello».