“Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento. Fare ciò che è impossibile al talento è genio.” Diceva Amiel.
Potremmo dire che lo stesso vale nel calcio; quando succede un miracolo, tutti rimangono estasiati.
Questo è quello che successe al Milan e ai suoi giocatori quando, dalla nebbia di Belgrado, videro danzare dolcemente il giovane trequartista dei biancorossi del “Crvena Zvezda”. Erano gli Ottavi di finale della Coppa dei Campioni dell’ 88 e la due giorni contro la Stella Rossa lanciarono il Milan verso la conquista del trofeo: ma di quel pomeriggio quello che tutti i rossoneri ricordano è l’imprendibile trequartista avversario che rispondeva al nome di Dejan Savicevic.
Il Milan perde la testa per lui e tre stagioni dopo lo acquista.
Il giorno del raduno va in scena la prima solita partitella di inizio stagione. Una semplice sgambata: titolari con la casacca e riserve senza. Dejan appena arrivato ovviamente è nel secondo gruppo. Per venti minuti buoni la difesa della squadra più forte del mondo non la vede mai: scatti, dribbling, accelerazioni. Il Genio si presenta così. Baresi e Maldini, toccati nell’orgoglio, iniziano a fare sul serio ma continuano a capirci poco. I tifosi a bordo campo si guardano increduli. È l’inizio della vita rossonera di Savicevic, il Genio montenegrino, che rimarrà per sempre nelle menti dei tifosi rossoneri per le sue giocate sensazionali, come quando “scavalcò” Zubizzareta in quella storica finale di Atene nel ’94 contro il “dream team” Barcellona di Cruijff.
Costacurta anni dopo dirà:
“C’erano solo due persone al mondo per cui valeva la pena di pagare il prezzo del biglietto: Marco Van Basten e il Genio”.
Lui era il Genio, vero numero “dieci” di un Milan che ha fatto la storia.
Ieri era il suo compleanno, Tanti auguri Genio!