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Chi è Hauge: curiosità e segreti del gemello di Haaland

Un gol a partita

Tutte le luci sono su Jens Petter Hauge. Il norvegese del Milan, classe 1999 (21 anni), ha timbrato la rete decisiva dei rossoneri allo Stadion Letna di Praga, valsa per il Diavolo di Pioli la qualificazione da primo della classe nel Girone H di Europa League. “Un colpo alla Hauge”: rientro sul destro, dribbling a saltare l’avversario e conclusione rasoterra sul secondo palo. A Genova, domenica contro la Sampdoria, al suo ingresso in campo il Milan aveva cambiato marcia: la rete di Castillejo, del momentaneo 2-0, era arrivata da una sua intuizione a destra. Nel match di San Siro invece contro il Celtic ne aveva saltati due prima di insaccare. Un vero e proprio marchio di fabbrica il suo. In 13 uscite stagionali (comprese le tre presenze ai preliminari di Europa League con la maglia del Bodo/Glimt) ha messo a segno 7 reti e fornito ai compagni 3 assist. Statistiche alla mano, Hauge viaggia a un gol ogni 91 minuti. In pratica un gol a partita. Solo Ibra in rossonero può vantare in stagione una media migliore del norvegese: Zlatan in 10 incontri disputati ha realizzato 11 reti, una ogni 72 minuti in campo.

Dal calcio a 5 a San Siro: i segreti di Hauge

Dove nasce il gol alla Hauge? Noi di “Che Fatica La Vita Da Bomber” abbiamo scovato il segreto di Jens Petter. Il numero 15 di Stefano Pioli ha giocato nelle giovanili del Bodo/Glimt, squadra che l’ha lanciato sotto i riflettori del grande calcio, ma prima ancora di scatenarsi sui campi undici contro undici si è messo in mostra nel calcio a 5. È cresciuto nello stretto, muovendosi in spazi ridotti e saltando gli avversari come birilli. Movenze che poi ha trasferito sul tappeto verde con la maglia del Bodo prima e del Milan oggi. Ma non è di certo questa l’unica qualità che Hauge ha ereditato dal suo passato. È ragazzo umile, dedito al lavoro e al sacrificio, attento al dettaglio e dal comportamento esemplare. Un norvegese fatto e finito. L’ultimo esempio lo raccolta un video pubblicato dal Milan poche ore dopo la vittoria di Praga, sui social media: durante il volo che ha riportato i rossoneri in Italia, Hauge poteva riposarsi per la fatica di coppa e invece ha sfruttato il tempo del viaggio a sua disposizione per mettersi sui libri e ripassare un po’ di italiano. Chi lo conosce bene e lo vive ogni giorno a Milanello assicura che anche lì, in grammatica, vuole conquistare medie da assoluto campione. Non ci sorprenderemmo se tra pochi mesi, forse prima, Jens Petter davanti alle telecamere schivasse le domande dei cronisti, come birilli, a colpi di congiuntivo.

«Sarebbe bello giocare lì»

Hauge è cresciuto a pane, calcio e buoni comportamenti. Fin da piccolo sa che per raggiungere un obiettivo l’unica strada è sudare e crederci. Nulla arriva per caso, nessuno regala opportunità se non meritate davvero. Jens Petter ha la mentalità giusta per migliorarsi ancora e diventare un calciatore importante. Non che oggi non lo sia, ma un conto è giocare in Europa League e un altro sul palcoscenico della Champions da protagonista. Lì vuole arrivare, possibilmente trascinando il Milan un passo alla volta e possibilmente sfruttando le occasioni che gli capiteranno ancora nei prossimi mesi. Lui le opportunità le ha sempre sfruttate, l’ultima e più importante lo scorso 24 settembre a San Siro con i colori del Bodo/Glimt: con un gol e un assist che potevano costare carissimo ai ragazzi di Pioli (avanti poi per 3-2 al turno successivo) ha scritto un’indelebile pagina di storia. La sua storia. Al Meazza ha impressionato tutti, i pochi presenti sugli spalti e i milioni di tifosi rossoneri incollati davanti alla tv. Gli osservatori del Milan lo avevano già indicato sui radar del mercato, ma solo in quell’occasione è scattata la scintilla. A Paolo Maldini, direttore tecnico del club, è bastata una telefonata a fine match per chiudere l’affare: 2 milioni di euro e maglia numero 15. Quello stesso numero che 18 anni prima un altro attaccante spinto dal gelido vento del nord, talento cristallino, il danese Jon Dalh Tomasson, indossò con grande ambizione al suo arrivo a Milano. Guardando la rosa giovanissima del Milan, Jens Petter, durante il viaggio in Italia per l’impegno di Europa League, aveva manifestato ai suoi ex compagni di squadra il sogno di poter indossare un giorno i colori rossoneri: «Sarebbe bello giocare lì». Una settimana dopo a Casa Milan ha firmato il suo primo contratto da milanista.

In rossonero per un “colpo di fulmine”: il precedente

Non è la prima volta che un giocatore dopo una partita da avversario dei rossoneri ne diventa protagonista in prima squadra. Senza scomodare i libroni di storia del secolo scorso, c’è un altro episodio non così distante nel tempo molto simile nella dinamica all’operazione Hauge. Si tratta dell’arrivo al Milan di Vitali Kutuzov, attaccante classe 1980 originario della Bielorussia e cresciuto a livello professionistico nelle fila del Bate Borisov. In occasione del match di Coppa Uefa del 20 settembre 2001 tra Bate e Milan, in campo a San Siro, quasi lo stesso giorno di Hauge ma 19 anni prima, Vitali venne notato dalla dirigenza del club rossonero e acquistato nei giorni successivi. Il capitolo al Milan in verità non venne mai scritto, o meglio, fu povero di eventi: in totale Kutuzov giocò 4 partite da milanista, 2 in campionato e 2 in Coppa Italia e venne ceduto poi in prestito in Portogallo, allo Sporting Lisbona.

Chi è Hauge, il gemello di Haaland

Il giorno dell’exploit a San Siro contro il Milan, in molti si sono chiesti chi fosse quel biondino che palla al piede brillava come pochi altri avversari passati su quelle zolle. Tra le trame dei social, dopo quel 3-2 condito da un gol e un assist del furetto in maglia gialla, un post ha poi chiarito tutto: Hauge – spiegava Opta – ha preso parte a ben 23 gol in 18 presenze in questa stagione nel massimo campionato norvegese (14 reti + 9 assist). Era sembrato di vedere Erling Haaland correre sul verde del Meazza: a confondere, i colori molto simili tra Bodo/Glimt e Borussia Dortmund e la stessa nazionalità dei due, che in effetti sono anche molto amici nella vita privata. Erling e Jens Petter hanno affrontato da compagni il Mondiale Under 20 lo scorso anno. La partita tra Norvergia e Honduras, risultato finale 12-0, aveva mostrato al mondo lo strapotere di Haaland, autore di nove gol. Ma anche Hauge in quell’occasione aveva brillato realizzando una rete e ben 4 assist al compagno di squadra. Quel match aveva consacrato Haaland sul traguardo e Hauge era rimasto in coda da gregario. Ma il saper attendere è la virtù dei forti: un anno e quattro mesi dopo quel match, è così arrivata la consacrazione anche per Jens Petter. Niente luci del Mondiale ma i riflettori dei preliminari di Europa League. E poi lì, che rende tutto più poetico e fatale: nel tempio del calcio più importante al mondo.

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