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Ma che fine ha fatto: Milos Krasic

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Impossibile dimenticare IL CAVALLO PAZZche venne dall’Est e che per almeno 6 mesi fece pensare al popolo juventino di aver trovato una stella, un diamante grezzo da plasmare e trasformare nella nuova Furia Ceca (Serba).

Si, perché quando arrivò, direttamente dal Cska Mosca, questo aggraziato e belloccio eroe dalla folta bionda criniera, venne paragonato nientemeno che a Nedved.

Non ci sentiamo di farne una colpa ai suoi tifosi, perché tanta era la voglia degli juventini di rifarsi dopo calciopoli e un anno di B, dopo aver perso gente del calibro di Cannavaro, Zambrotta, Vieira, Camoranesi e Ibrahimovic.  Fu il primo grande acquisto della coppia Marotta – Paratici e venne pagato la bellezza di 15 milioni. Ma soprattutto, per 6 mesi fu davvero un grande calciatore.

Dopo 5 giornate di ambientamento, si prese la squadra e la tifoseria con una tripletta al Cagliari, tanto da far urlare a Ziliani che “abbiamo un fenomeno che con la juve diventerà un campione!”. Non lo diventerà.

Quei primi mesi però fu davvero un crak. Era l’incubo delle difese e quando si involava sulla fascia, lasciando dietro di sé la scia bionda che lo caratterizzava, tutti stavano col fiato sospeso a immaginarsi cosa avrebbe potuto inventare. Quale carambola avrebbe fatto finire il pallone in rete. Perché altra sua caratteristica erano i gol ricchi di deviazioni e strane traiettorie, degne di Holly e Benji ma anche dei tiri stile “foglia che cade” di Mila e Shiro.

Poi gli episodi che lo hanno cambiato per sempre.

Il possibile gol dell’anno, contro il Chievo, quando decise di imitare Weah e, partendo dalla propria area, arrivò fino a quella avversaria, stampando un tiro a botta sicura contro la traversa. Chissà se quel gol avrebbe cambiato la sua carriera.

Poi l’episodio negativo che lo segnò per sempre. Un meraviglioso tuffo da oro olimpico contro il Bologna che nessuno capì e venne male interpretato come simulazione per ottenere il rigore. Figuriamoci. L’eroe dalla folta bionda criniera un simulatore? Non ci possiamo credere. E quando l’arbitro assegnò il rigore e lui esultò, venne di nuovo male interpretato. Lui era felice perché aveva ottenuto il massimo dei voti per quel tuffo. L’oro olimpico che tanto desiderava. E un oro lo vinse davvero per quel tuffo: l’ambito tapiro d’oro consegnato a mano personalmente da Staffelli delle Iene. Quello fu il punto più alto della sua carriera.

Poi il declino. La forma fisica andò calando. Gli arbitri che lo presero di mira e l’anno successivo l’arrivo di Conte che non riuscì a inserirlo nel suo 3-5-2. Si, fu colpa di Conte, un ingenuo e sprovveduto allenatore alle prime armi che non poteva capire la grandiosità di questo eterno incompreso. Alla fine della stagione, dopo 7 presenze e un solo gol, lasciò la Juventus con uno scudetto sul curriculum.

Venne ceduto per 11 milioni (neanche male, questo fu il vero colpo di Marotta e Paratici) al Fenerbache dove, tra infortuni e problemi vari, non segnò neanche un gol. Una parentesi in Francia al Bastia e il trasferimento in Polonia.

Che fine ha fatto?

L’ultima maglia indossata dal cavallo pazzo è quella del Lechia Danzica, in Polonia, dove ha giocato centrale di centrocampo. Si perché le energie per correre sulla fascia le ha esaurite da tempo. Da quando nelle orecchie ha le urla di mister Conte. Da allora non è stato più lo stesso, il biondo eroe della fascia. In Polonia al momento ha collezionato 32 presenze e 5 gol. Neanche male alla fine.

Ma “neanche male” è una frase che pesa come un macigno sulla testa di uno che poteva essere un fenomeno, poteva essere il campione che la Juve cercava da tempo, poteva essere il nuovo Nedved.

Poteva essere l’eroe dalla folta bionda criniera che si involava sulle fasce dei più importanti stadi europei. Invece resterà solo una meteora, una splendida bionda cometa del nostro calcio.

Ma che fine ha fatto Milos Krasic?
Oggi, Milos è letteralmente scomparso dai radar. L’esterno alto che a Torino ha conosciuto per circa un anno la fama, dopo il prematuro ritiro nel 2018 ha deciso di prendersi una pausa dal calcio e dalla vita social. Il solo profilo Facebook senza particolare vita è sembrato essere più una prova di identità che un vezzo da condividere.


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