Bud Spencer è stato, per tanti anni, l’uomo più forte del mondo.
Indiscutibilmente.
Non c’erano NembiKid, Batman o Tarzan che tenessero: Bud Spencer era il più forte di tutti. E non si batteva.
Erano anni ingenui, quelli. Anni di bocca buona…Al cinemino del paese si pagava duecento lire e anche un film vecchio di tre-quattro anni poteva essere considerato, a buon diritto, una “prima visione”.
Andavano molto quei polizieschi tremendi con Maurizio Merli, ma anche i primi “vietato a quattordici”, dove ogni tanto la Fenech si slacciava il reggiseno. E le cui repliche, qualche anno più tardi, avrebbero fatto le fortune del palinsesto notturno di Tele Europa.
Poi, c’era Maciste; anche lui menava forte e il suo target preferito erano i popoli dell’antichità. “Maciste contro gli Aztechi”, “Maciste contro gli Unni”, e così via.
“Com’è che non fate vedere più Maciste?” chiesero un giorno a quello che proiettava i film.
E lui, che era un tipo sveglio: “Perché ha finito i nemici… Il prossimo si chiamerà Maciste contro quelli di Radicofani”.
Noi, Bud Spencer lo adoravamo.
Soprattutto ci piaceva veder capovolto quel concetto evangelico che ci insegnava Don Silvano al catechismo: ovvero, che i buoni possono finalmente menare, e non solo porgere l’altra guancia ai cattivi. E ci piaceva che i cattivi, oltre che cattivi, fossero anche ridicoli…
Come “Wild Cat Hendrix”, il freddo giocatore di poker che si prende una fila di schiaffi da Terence Hill, al bancone del Saloon.
E sapeste quante volte, alle scuole elementari, abbiamo replicato la famosa scena del bandito grasso e prepotente: quella del “Mescal non dimentica!”, dopo aver ricevuto un ramaccione.
La ricetta era questa: semplice e irresistibile. Più quella colonna sonora che in molti usano ancora oggi come suoneria del cellulare.
Logico che i posti d’onore della programmazione toccassero sempre a loro… Per “Continuavano a chiamarlo Trinità” non bastò la proiezione di Natale: rimasero fuori in così tanti che dovettero replicarlo anche i due giorni successivi.
Ricordo anche qualche polemica, perché ad un certo punto quei filmettini parvero violenti e diseducativi… E ricordo l’imbarazzo di Bud Spencer, costretto a difendersi da uno stuolo di critici durante un programma di Gianni Minà.
Lì (ammetto) rimasi un po’ deluso: per la prima volta vidi l’invincibile Bud Spencer in netta difficoltà. E poi mi resi conto che la sua vera voce non corrispondeva a quella dei film… E Terence Hill, addirittura, si esprimeva solo in inglese!
Quando la coppia si sciolse (e ognuno fece film per conto suo), lo prendemmo per un mezzo tradimento: per noi, quei due erano una cosa sola: unica e indivisibile. Come Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi di Giochi Senza Frontiere. O come Pulici e Graziani, del Torino.
Però, checché se ne dica, con quei film ci siamo cresciuti. Film fatti bene, spendendo due lire. Soprattutto, mai volgari; e scritti in punta di penna, come succedeva nelle migliore tradizione della commedia all’italiana… I dialoghi dei due “Trinità”, per esempio, sono un capolavoro assoluto. Forse è per questo che anche la trecentesima replica, su Retequattro, porta a casa i suoi due milioni di spettatori.
Ti sia lieve la terra, caro Bud Spencer.
E se non saprà esserti lieve, beh… Tanto peggio per lei :-)
R.L.