Ibra e la sua dipendenza da… Xbox
“La mia vita in un periodo non era solo Calcio e famiglia.
Anch’io ho delle dipendenze, delle manie. Una di queste era l’Xbox, e nel novembre di quell’anno uscì un nuovo gioco. Si chiamava Gears of War, e mi prese totalmente.
Costruii un’intera sala giochi e ci stavo chiuso dentro per ore: potevano farsi le tre, le quattro del mattino, ma me ne fottevo. Gears of War e Call of duty. Passavo tutto il mio tempo a giocarci. Ero come intossicato.
Non riuscivo a smettere e spesso giocavo online con gente di tutto il mondo.
Ovviamente non mi riconoscevano di certo in rete, avevo un falso nome. Ma giuro: facevo colpo sulla gente anche senza sapere chi fossi. Ho sempre giocato ai videogiochi, e sono estremamente competitivo. Ma ecco, c’era un altro tizio, anche lui bravo e sempre online come me. Il suo gamertag era D e qualcos’altro, e a volte lo sentivo parlare in cuffia. Io cercavo di tenere la bocca chiusa, ma non era sempre facile. Avevo l’adrenalina in corpo, e uno di quei giorni lui cominciò a parlare di macchine. “D” disse che aveva una Porsche 911 turbo, e allora io non ce la feci più. Era la stessa macchina che avevo avuto anni prima, così cominciai a chiacchierare, ma capii subito che la gente cominciava a sospettare. “Dalla voce sembri Zlatan” disse qualcuno. Ma finì lì.
Poi passammo a parlare di Ferrari e a me se ne uscì: “Io ne ho una.” allora D si incuriosì: “Che modello?” – “Se te lo dico non ci credi”- “Avanti quale?” mi disse. “Una Enzo”. Restò in silenzio.
“Te l’avevo detto che non mi credevi.”
“Non ci credo!” – “Te l’avevo detto che non mi credevi.”
“Allora tu puoi essere una sola persona, quella di cui si parlava prima.” – “Forse si o forse no.” e poi continuammo a giocare. Quando non giocavamo chiacchieravamo, e io cercavo di scoprire sempre qualcosa in più su di lui. Parlare con lui era facile, venni a sapere che lavorava in borsa, che amava il calcio, gli orologi e le macchine veloci. Un giorno mentre parlavamo di orologi, D mi disse che gli sarebbe piaciuto avere un Audemars Piguet, un orologio di pregio, ma che purtroppo i tempi di consegna erano lunghi. “Posso procurartelo io in una settimana per X euro.” gli dissi allora.
“Stai scherzando?” – “Assolutamente no.” gli risposi. “E come fai?”
“Mi basta fare una telefonata.
“Allora sei veramente tu?”
Senti, presto starò a Stoccolma, starò allo Scandic Park. Se il tal giorno ti farai trovare giù nella hall alle quattro, avrai l’orologio.” – “Stai dicendo sul serio?” – “Io sono un tipo serio” risposi. Così arrivò quel giorno e io scesi sotto la Hall. Non avevo idea di che faccia avesse D e l’unico che vidi fu un tipo bruno e mingherlino che stava seduto in una poltrona. “Sei qui per un orologio?” Dissi avvicinandomi. “Si. io…” Si alzò in piedi totalmente spiazzato, sembrava dire “allora sei veramente tu?” Era una reazione che avevo già visto. Così per metterlo a suo agio attaccai a parlare e fu davvero piacevole. Un qualcosa di nuovo rispetto ai miei amici di Rosengard, tutti ragazzi di strada. Era uno alla mano, intelligente e posato, ci andai subito d’accordo. Da quel giorno restammo in contatto e diventammo amici. Venne spesso a trovarmi a Milano. Non c’entrava niente con i miei amici di Rosengard, quelli con cui ero cresciuto; quindi andava molto d’accordo con mia moglie Helena che mi disse : “Finalmente un ragazzo che non lancia petardi nei chioschi di Kebab…” Forse aveva ragione…
D diventò così una nuova presenza nella mia vita, un’amicizia fuori dal calcio, che Helena chiama il mio amico di Internet…”
[Zlatan Ibrahimovic in “Io,Ibra”]
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