“MAMMA IO PARTO”:
“Mamma, domenica parto. Ho trovato lavoro all’estero”
“Bene caro, sono contenta per te. Dove andrai?”
“In Spagna”
“Ah bello. Madrid, Barcellona o Siviglia?”
“A Ibiza”
“Ibiza?? A fare cosa?”
“Il calciatore”
Immaginiamo che questo sia stato il dialogo tra Marco Borriello e sua madre quando le ha dato la notizia che sarebbe diventato un giocatore dell’Unión Deportiva Ibiza, la squadra più forte dell’omonima isola spagnola nota per tutto tranne che per il gioco del calcio.
Marco Borriello a 36 anni riparte dalla “sua” Ibiza per tornare ad essere quello che era fino a pochi anni fa: un attaccante con un buon fiuto del gol.
Certo, fa sorridere che uno dei bomber (non solo sotto rete) del nostro calcio possa ripartire da Ibiza in una squadra che questa stagione militerà nella Segunda Division B, la terza serie nazionale ispanica. Tutti a dire: per stare nella C spagnola, tanto valeva che scegliesse la C italiana.
Troppo facile, perché la decisione di Borriello è stata puramente di ricerca di nuovi stimoli anche perché le offerte di “lavoro” non gli sono mancate né in Italia (A e B) né dall’estero (Qatar, Cina, Turchia), ma lui ha deciso di sposare (calcisticamente) l’offerta del patron dell’UD Ibiza che punta in tre anni alla promozione in Serie A, nella Liga.
La rosa della squadra ibizenca è fatta di onesti mestieranti del calcio locale, non ci sono top player ma Marco Borriello può portare in dote una cosa che manca da quelle parti: l’esperienza. Il bomber campano può mettere sul piatto due scudetti, una Champions League, quasi quattrocento partite di Serie A ed un centinaio di reti, oltre a sette presenze in Nazionale. Beh Borriello non si discute, nonostante da cinque stagioni (salvo l’ottima esperienza di Cagliari con sedici reti segnate) sia un po’ lontano dall’essere al top della condizione. E l’esperienza di Ferrara della scorsa stagione è stata d’esempio: chiamato per salvare la Spal, l’hanno salvata altri e lui a fare la muffa e sempre al palo per infortuni o presunti tali.
Si pensava fosse una provocazione il passaggio all’Ibiza, perché effettivamente fa sorridere che uno che Ibiza la adora come Borriello ci finisca per giocare. “Marcone” avrà il numero 22 e sarà la punta di diamante dell’attacco biancoceleste.
Amedeo Salvo, patron dell’Ibiza, pare che abbia contattato altri due calciatori italiani over 34 per dare peso alla sua squadra: Antonio Cassano e Raffaele Palladino, due giocatori svincolati. Il tocco in più sarebbe stata l’idea di dare ad Adriano Galliani la presidenza onoraria del club. L’ex Ad del Milan ora fa parte della dirigenza del Monza, preferendo la Serie C nostrana a quella di Eivissa.
Perché Ibiza e perché la sconosciuta UD? Borriello ha detto di aver scelto questa squadra senza pensarci due volte, puntando sul fatto che hanno pesato molti fattoria: la mancanza di stimoli in Italia, la morte di Davide Astori, il fatto di ripartire da zero in un campionato nuovo, giocare non per i soldi ma per divertimento in una serie che lui non gioca da sedici anni, da quando era il ventenne sbarbato attaccante del Treviso. E poi fare la storia del club. Storia che il club non ha e quindi un motivo in più per capire davvero se si vuole giocare a calcio per professione o per diletto.
Dopo quattordici squadre cambiate, ecco la quindicesima. L’ultima, ma quella più importante: quella dettata dalla scelta di vita.
Treviso, Triestina, Milan, Empoli, Reggina, Sampdoria, Genoa, Roma, Juventus, West Ham, Carpi, Atalanta, Cagliari, Spal e infine: IBIZA.
Buona fortuna, Marco. Portaci a la playa e tiferemo per te.
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