Anche gli assist possono entrare nell’elenco della gesta iconiche del calcio.
Cos’è l’assist? E’ l’ultimo passaggio che un calciatore fa mandando in gol un compagno. L’assist in sé è facile, ma è come si arriva a fare l’assist che è difficile.
Fernando Redondo in carriera di assist ne ha “serviti” pochi perché di “professione” era un centrocampista centrale (essendo argentino di Baires, un volante central), un ruolo che fa ripartire ed impostare l’azione.
L’assist più famoso di Redondo è senza ombra di dubbio quello che ha fatto per Raul il 19 aprile 2000 nei quarti di finale di Champions Leagues ad Old Trafford contro il Manchester United.
In pratica il numero 6 capitano del Real Madrid arrivò sulla linea di fondo dell’area dei Red devils e mise in mezzo la palla che il suo compagno non poté far altro che spingere in rete, essendo stato pallone facile da insaccare alle spalle di van der Gouw
Ma a noi interessa, ancora di più, il gesto precedente a quell’assist. A noi interessa come ha fatto Redondo ad arrivare sulla linea di fondo, a noi interessa il passaggio prima. A noi interessa parlare di quella cosa passata agli annali del calcio come “el taconazo”.
Ecco qua di cosa stiamo parlando.
Redondo, come detto, è stato un centrocampista centrale e mai in carriera si è spostato sulla fascia sinistra, ma quella sera fece un’eccezione.
Al minuto 53, il centrocampista argentino si fiondò sulla fascia sinistra a prendere la palla fino sull’out di sinistra. Il numero 6 merengue, che non era uno propenso (per il ruolo) a correre, si trovò la palla veloce e subito la marcatura di Henning Berg, difensore dei Red Devils.
L’argentino si sentì braccato da Berg e l’unica cosa che poteva fare era smarcarsi. Ok, ma come fare? Come superare l’avversario? Ci voleva un qualcosa di geniale.
E la genialità arrivò: non appena Berg gli fu vicino, Redondo, con il tacco del piede sinistro, colpì la palla che passò sotto le gambe di Berg. Il colpo fu forte, la palla prese velocità ed arrivò sulla linea di fondo ma Redondo, alto e magro, ci arrivò di gran corsa, colpì la palla sulla linea, la mise in mezzo, arrivò Raul e fu gol.
Il tocco di Redondo ancora oggi è considerato un qualcosa di sensazionale ed irripetibile. Già il colpo di tacco in sé è spettacolare, ma il taconazo è stato un qualcosa che andò oltre. Visto che poi portò in gol la sua squadra. Il taconazo è l’equivalente con il tacco di un golazo: da “gol spettacolare” a “colpo di tacco spettacolare” è un attimo.
Dopo quella partita, sir Alex Ferguson, coach dei Red Devils, parlando del gesto atletico di Redondo, disse che secondo lui il giocatore aveva delle calamite ai piedi perché non si sarebbe spiegato come avesse fatto a compiere quel colpo di tacco.
Però Ferguson sapeva bene che chi aveva fatto il “taconazo” non era un giocatore qualsiasi, ma uno dei centrocampisti centrali più forti di tutti tra la metà dei Novanta e i primi anni Duemila: un concentrato di tecnica, astuzia, intelligenza ed istinto che hanno reso Fernando Redondo il Principe. Uno che ha vinto tanto e che nelle vittorie ha sempre fatto la voce grossa. Era dotato di estro, personalità, testa e pensava già all’azione successiva come un giocatore di scacchi.
Peccato che quando è arrivato in Italia non abbia fatto vedere neanche lo 0,5% delle sue abilità poiché, poco dopo il suo approdo al Milan, si fece malissimo sul tapis roulant, rompendosi il legamento crociato del ginocchio destro, subendo diversi interventi chirurgici, non giocando per due stagioni intere e chiedendo di non essere pagato dal club fino a quando non sarebbe tornato in campo. Rimase in rossonero fino all’estate 2004, giocando in tutto 33 partite. Pochissimo per un giocatore che avrebbe dato al nostro calcio un quid importante, ma pazienza, di lui ci ricordiamo gli anni madrileni e le sue bizze in Nazionale, quando nel 1990 rifiutò la convocazione in Nazionale per i Mondiali italiani perché doveva affrontare gli esami di economia e nel 1998 non fu convocato perché non voleva tagliarsi i capelli come aveva “ordinato” il Ct Passarella. Ma ai principi si perdona tutto.
Ah dopo il gesto di Redondo, Berg rimase a bocca aperta ma anche lui passò alla storia come colui che “si fece fare il taconazo”. Fu solo la vittima, non poté fare altro che guardare Redondo scappargli via.