In loving memory. Eddie Guerrero,1967-2005
Correva l’anno 2005, avevo 12 anni.
Quel bambino che giocava nel vialetto di casa con la maglia di Del Piero, non si perdeva mai una gara di Vale Rossi 46 e provava ad emulare il saltello di Schumacher su ogni gradino più alto del podio, nella sua cameretta aveva un altro poster.
Sarà stato per il suo estro particolare, che lo rendeva un personaggio sleale ma buffo e sincero al tempo stesso, per quell’essere guascone, ma tutti (piccoli e grandi) ci si rivedevano un po’:
Eddie Guerrero è stato più di un idolo d’infanzia.
Eddie rappresentava l’anticonformismo persino in un ambiente, quello del wrestling, dove solitamente la forza bruta ha la meglio. Rappresentava l’alternativa, l’astuzia e la furbizia che vinceva sulla forza e sulla cattiveria. Una slealtà a fin di bene: era questo il personaggio che ci aveva fatto innamorare di Eddie (e del wrestling).
Quell’anima latina e il “Viva la Raza”, quel motto “I lie, I cheat, I steal” (mento, rubo, inganno) che ancora oggi i più ricordano con la sua Theme song, quell’essere fieramente piacione:
mi viene da dire “che fatica la vita da Eddie Guerrero”.
Oltre quel personaggio guascone e sorridente però, si celava la storia di un uomo fragile, una storia complicata, una storia che a 12 anni leggi ma non capisci fino in fondo.
Durante la sua vita e carriera, Eddie ebbe ripetuti problemi legati all’abuso di alcol, droghe e antidolorifici, che superò definitivamente soltanto nel 2001, 4 anni prima della sua morte, dovuta ad un’attacco cardiaco.
Fa impressione oggi pensare a quel personaggio così simpatico, affabile, fuori dalle righe, conoscendo le difficoltà e la storia dell’uomo.
Crescendo ho imparato ad apprezzare ancora di più Eddie Guerrero uomo prima che wrestler:
è una storia, la sua, di chi combatte contro i suoi demoni, ci fa a pugni più e più volte e infine li sconfigge, anche se lo sforzo gli costerà caro. Nel mezzo, però, c’è la soddisfazione di aver trovato la forza di reagire e regalare contemporaneamente a milioni di ragazzini (e non solo) in giro per il mondo tanti sorrisi, tante gioie, tanti esempi.
è una di quelle storie che non passa mai: un idolo d’infanzia che ti lascia qualcosa per il suo personaggio, fin quando poi realizzi che il personaggio vero era quello reale.
Era mattino 13 precisi anni fa e quel bambino di 12 anni apprendeva dal televideo la notizia più brutta:
Eddie Guerrero è morto.
Giorni dopo andò in onda la puntata celebrativa dedicata al wrestler scomparso.
Ricordo un po’ tutto di quelle immagini. Ancora oggi mi capita di riguardare il video tributo con “Here Without You” (Qui senza te) dei 3 Doors Down, sentendo lo stesso vuoto alla pancia di allora.
Era il 13 di novembre di 13 anni fa e smettevo di seguire uno show che avevo seguito per anni. Se n’era andato il mio idolo, ma mi aveva lasciato un messaggio e una lezione ben più importante dello show stesso che lui stesso rappresentava.
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