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La cosa più triste nella vita è il talento sprecato

La cosa più triste nella vita è il talento sprecato.

“La cosa più triste nella vita è il talento sprecato. Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non fai la cosa giusta, non succede niente. Invece, se ti comporti bene, dai retta a me, succedono grandi cose”

(Bronx, 1993) Questa frase di Robert De Niro andrebbe pronunciata ai molti giovani che si stanno affacciando al calcio professionistico. In passato, molti grandi talenti, o possibili tali, si sono persi. Chi perché non ha retto la pressione, chi perché si è montato la testa troppo facilmente. Chi perché ha preferito il lusso e la ricchezza al piacere del gioco. E poi c’è Domenico Morfeo.

41 anni fa a Pescina nasceva Domenico Mimmo Morfeo. Dici Domenico Morfeo e l’aggettivo che ti rimbalza in testa è: incompiuto. O discontinuo, o talentuoso. Ce ne sarebbero tanti a dir la verità, ma il primo per distacco, è quello che ricorda l’incompiutezza di un grande talento del calcio italiano che era pronto a prendersi il mondo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio. Trequartista, forse questo il motivo.

Morfeo nasce in Abruzzo nel 1976 (stessa annata di Totti) e a 14 anni inizia il proprio sogno: lo vuole l’Atalanta.

Morfeo Atalanta Talento

A Bergamo c’è il miglior settore giovanile italiano, guidato da Mino Favini, per tutti il “segreto” del successo delle giovanili atalantine. Morfeo arriva a Bergamo e fa vedere a tutti fin da subito di avere qualità non comuni. “Era talento puro, molti suoi compagni non lo capivano; faceva delle cose stranissime per essere un ragazzino di 14 anni. Aveva gli occhi anche dietro”. Lo dice proprio Favini quando ricorda il primo Morfeo. Se sono chiare fin da subito le sue qualità sul campo, è chiaro anche il carattere di Morfeo. Presuntuoso, un po’ scavezzacollo, ma in senso buono. Nei giovanissimi, quando l’Atalanta si trovò a giocare la semifinale scudetto contro l’Inter, Morfeo andò dal suo mister, Vavassori e gli disse, con calma e serenità: Mister, tranquillo, ci penso io a risolvere la partita. 1-0 Morfeo e tanti saluti.

Quel ragazzo merita la Serie A. Ed infatti arriva: nel dicembre del ’93 esordisce contro il Genoa. Un piccolo antipasto di quello che succederà qualche mese dopo, quando a 8 giornate dalla fine Morfeo viene aggregato alla prima squadra, che sta lottando per non retrocedere. Contro il Lecce entra negli ultimi 15 minuti e fa una doppietta, prima con un tiro da fuori e poi su punizione. Sono i primi due dei 54 gol che Morfeo ha segnato in Serie A e sono già un riassunto di quello che sarà. Perchè di tutti i gol fatti, Morfeo ne ha fatti 14 da fuori area e 8 su punizione, mentre solo 10 di destro e 3 di testa.

Domenico finirà la stagione giocando tutte le partite, ma l’Atalanta non riesce ad evitare la Serie B. L’anno dopo all’inizio di stagione non vede mai il campo, mettendo la prima x nella casella delle polemiche con gli allenatori (Mondonico), ma quando ci entra non ne esce più e riesce a centrare la promozione.

Le stagioni 95/96 e 96/97 sono di buon livello. Gioca da titolare, segna tanto (11 gol il primo anno) e inizia a scoprire la sua innate dote per gli assist. A riceverli, quando sta bene, Christian Veri. Durante l’estate ’96 fa parte della spedizione vincente dell’Italia Under 21, in una rosa che prevede anche Totti e Del Piero. Sarà proprio Morfeo a battere il rigore decisivo per la vittoria. Nell’intervista post partita, ecco che Morfeo ci presenta per la prima volta quell’espressione stanca e disillusa che lo accompagnerà poi per il resto della carriera. L’anno dopo l’Europeo aiuta, sempre con la maglia dell’Atalanta, Pippo Inzaghi a diventare capocannoniere a suon di assist. E’ il momento di staccare il cordone ombelicale e lasciare Bergamo: arriva la chiamata della Fiorentina.

Morfeo Fiorentina TalentoA Firenze trova Malesani, che inizialmente gli assegna il ruolo di vice Rui Costa. La squadra però va male e allora, dopo 3 partite, il mister decide di cambiare sistema di gioco e buttare nella mischia quel giovane talento. Con Batistuta scatta la scintilla che si è vista con Vieri e Inzaghi, e la Fiorentina inizia a macinare punti e bel gioco. Dopo 18 partite di fila da titolare, un infortunio lo frena. Quella domenica, al suo posto, gioca Edmundo. Da lì in avanti, Morfeo collezionerà solo 62 minuti fino alla fine del campionato. “Ci sono state delle pressioni per farlo giocare – ha detto Morfeo –  e questo mi ha dato fastidio”.

Morfeo comunque ha solo 22 anni e ha ben fatto, tutto sommato, in una squadra importante come la Fiorentina. Malesani lascia il posto a Trapattoni, che non fa mai giocare Morfeo il quale allora decide di andarsene. Morfeo Milan TalentoLa soluzione si chiama Milan, che accetta di prenderlo in prestito.  Siamo nella stagione 98/99, è il Milan di Zaccheroni che vincerà lo scudetto. Morfeo però non troverà mai spazio in quella rosa, giocando raramente come cambio in extremis in attacco, senza mai davvero avere la sua chance. Il Milan non lo riscatta e quindi è ancora una volta prestito: questa volta al Cagliari. Con gli isolani il copione non cambia e Morfeo fa tanta panchina e poche giocate in campo. Un solo gol e poi un infortunio, che lo tiene fuori dai campi fino a dicembre. Ma il Cagliari ha già deciso che può fare a meno di lui e risolve il prestito. Morfeo adesso è ad un bivio: ha fatto vedere buone cose in Serie A, ma ha già fallito tre chance consecutive. Su di lui, è pronta l’etichetta di “giocatore sopravvalutato che ha imbroccato una stagione”.

Invece Morfeo non ci sta. Va a Verona dove trova l’allenatore che lo aveva fatto esordire ai tempi dell’Atalanta, Cesare Prandelli. Lo fa giocare seconda punta in un Hellas che lotta per non retrocedere, e Morfeo c’è. Doppietta contro la sua Fiorentina all’esordio, e a fine anno Verona salvo. A questo punto la società Viola decide che a quel ragazzo gli si può dare una seconda opportunità. A Verona ha fatto davvero molto bene, è cresciuto e adesso finalmente si prenderà la Fiorentina sulle spalle. E invece no, perché altrimenti non sarebbe Morfeo. Non fa mai “amicizia” con l’allenatore Terim e, complici alcuni infortuni, i soliti, non gioca mai. La soluzione è ancora una volta il prestito, ancora una volta a Bergamo.

Lì ritrova Vavassori, il suo mister delle giovanili. Buone prove, gol e assist. Si torna a Firenze. Quella Fiorentina però sta covando al suo interno il fallimento. Cecchi Gori ha venduto prima Rui Costa e poi Batistuta per fare cassa. I tifosi non sono felici, e se la prendono con i giocatori, ai quali distribuiscono le “maglie della vergogna”, accompagnate dalla scritto indegno e dalla € di Euro al posto del giglio. Morfeo ne riceve una, non ci sta e rescinde, finalmente, il contratto con la Fiorentina. Morfeo Inter TalentoDa svincolato va all’Inter, partendo ampiamente dietro le gerarchie prima di Cuper e poi di Zaccheroni. In campionato non gioca mai, mentre trova spazio in Champions League, fino a quando negli ottavi di finale contro il Bayer Leverkusen litiga con Emre per chi debba tirare o meno un rigore. La vince lui, ma dal dischetto il tiro è parato. Morfeo finisce lì la sua esperienza all’Inter, perché non vedrà praticamente più il campo. Ormai ha 27 anni, ha fallito all’Inter, alla Fiorentina, al Milan. Morfeo non sarà mai il fenomeno che quella domenica contro il Lecce tutti si aspettavano che sarebbe diventato.

Morfeo Parma Talento La carriera di Morfeo qui cambia. Non sarà mai il 10 titolare in una squadra di una grande metropoli, ma si deve accontentare di strafare nei campi di provincia. Per molti, già questo, è una grande successo. Per molti, ma non per uno con il sinistro di Morfeo. Va a Parma e ci resta per 5 stagioni, dove ritrova Prandelli ma poi litigherà con tutti gli allenatore che non sono lui. Coi Crociati fa bene, diversi gol e diversi assist, ma finisce spesso fuori rosa. Dettagli ed episodi che in alcuni casi sarebbe cruciali nella vita di un calciatore, non per Morfeo, che con quella faccia triste incanta e offende, conscio ormai di tutto quello che sarebbe potuto essere. A 32 anni va in Serie B col Brescia (con cui gioca una sola partita), poi Cremonese e San Benedetto dei Marsi (?!), in seconda categoria.

Pensando a tutto quello che è successo, viene proprio da chiedersi il Perché. Come mai un giocatore che stava sullo stesso livello di Totti e Del Piero in Under 21 abbia finito la carriera in seconda categoria, senza neanche poter vantare una convocazione in Nazionale. Mino Favini risponde così: “Non so dire il perché. Credo che lui pensasse di essere nato bravo e che questo bastasse per emergere”.

Morfeo è diventato uno di quei giocatori che non si paragona con altri, ma che passano al ruolo di termine di paragone. Se quello che dice Favini è vero, vuol dire che Morfeo, che a 16 anni era così sicuro di se stesso, negli anni ha smesso di farlo, non ritenendosi un cavallo vincente su cui puntare la fortuna di una vita. Colpa sua e colpa di tutti quelli che lo hanno gestito, che non lo hanno convinto a giocarsi qualcosa su se stesso. Non a caso le cosa buone che ha fatto, le ha fatte sempre con gli stessi allenatori (Vavassori e Prandelli).

Nessuno pensa che Morfeo fosse in realtà scarso. Tutti pensano che si sia buttato via. Morfeo non ci ha mai dato la controprova, non lo abbiamo mai visto al massimo per poterne capire meglio quale fosse il suo reale livello. Bronx è del ’93, proprio l’anno dell’esordio in Serie A del talento Morfeo. Il film consiglia di non sprecare mai il proprio talento, Domenico probabilmente il film non l’ha visto e se per caso lo avesse fatto, davanti a quella frase avrebbe fatto una faccia triste e stanca, proprio come dopo aver deciso una finale Under 21. Proprio come dopo aver litigato con l’ennesimo allenatore. Proprio come fa, di solito, Domenico Morfeo.

https://chefaticalavitadabomber.it/buon-compleanno-mimmo/

 

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