Segnava sempre, dovunque, in qualsiasi posizione. Non importava lo stadio, l’avversario, quanti difensori fossero pronti a marcarlo. Non lo fermavi mai, e quando ci riuscivi, non facevi che aumentare la sua voglia di gol. Un predatore d’aria di rigore, di quelli vecchio stile se vogliamo, ma con l’agilità e l’intelligenza tattica tipica del nuovo calcio.
È arrivato tardi nel calcio che conta
L’attaccante che tutti gli allenatori avrebbe voluto, che tutti i tifosi avrebbero osannato. È arrivato tardi nel calcio che conta. Ma ha sempre gonfiato la rete in modo esagerato. Lo ha fatto al River, lo ha fatto al Porto, in campionati non proprio di primordine. Poi è arrivato l’Atletico, i palcoscenici importanti che tanto attendeva e che lo attendevano hanno aperto il sipario con un nuovo protagonista, e lui non ha tradito. Gol, tanti, assist, parecchi. E poi… E poi il Monaco, i primi problemi fisici, un recupero mai veramente avuto, occasioni non sfruttate per davvero. Periodo buio più scuro dei polmoni di Zeman, ma l’appeal da bomber non si scolorisce. Squilla il telefono, dall’altra parte ci sono i Red Devils, anche loro in un momento storico tutt’altro all’altezza della storia del club.
In Inghilterra da fermo non ordini neanche un caffè da Starbucks
il sogno di ogni giocatore è giocare in Premier, ma Radamel Falcao è l’ombra di se stesso. Niente esplosività, nessuno spunto, gioca da fermo e in Inghilterra da fermo non ordini neanche un caffè da Starbucks. Il passaggio al Chelsea è incolore. Un fantasma di centravanti. Ma nella vita non si può mai dire. Il ritorno nel Principato sembra una parentesi, giusto il tempo che si decida la nuova destinazione, neanche a disfare le valigie. E invece… E invece, in un modo o nell’altro, Falcao rimane a Monaco. E qua ritrova se stesso. 20 partite, 16 gol, 2 dei quali stasera al City of Manchester. È ritornato il vero bomber. E poco importa se ha sbagliato un rigore.