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Le maglie più caratteristiche della storia del calcio italiano

UNSPECIFIED, ITALY: 1991-92 (l-r) Gianluca Pagliuca,Gianluca Vialli,Vujadin Bo”u009akov head coach, Roberto Mancini of Sampdoria pose for photo, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Il calcio si dice non sia una scienza esatta, ma in sé è uno sport facile: due squadre di undici giocatori ciascuna si sfidano e vince chi fa un gol in più dell’avversario. Nato negli anni Cinquanta dell’Ottocento in Inghilterra, il calcio oggi è lo sport più seguito ed amato di tutti. Ad ogni latitudine.

I tifosi si affezionano agli stadi, ai giocatori, alla storia delle singole squadre ma c’è una cosa che fa impazzire tutti indistintamente: le maglie da gioco delle squadre. E non a caso tutti sono curiosi di scoprire come sarà la maglia della propria squadra la prossima stagione. O anche quella delle avversarie. Sulla storia delle maglie da calcio e dalla loro importanza sociale si possono scrivere libri su libri ed abbiamo selezionato 13 squadre italiane che sono note non tanto per i loro successi, ma per il fatto di avere un tipo di maglia con colori o motivi che nessun’altra squadra ha nel nostro Paese.

Casale: maglia nera con stella bianca sul cuore

Il Casale è noto per due cose: la vittoria dello scudetto nella stagione 1913/1914 sconfiggendo in maniera netta (7-1, 0-2) la Lazio; la maglia da gioco. La squadra piemontese è quella che non vince lo scudetto da più tempo (103 stagioni consecutive), è quella che manca da più tempo in Serie A (stagione 1933/1934, ottantasei stagioni contando già la prossima) e fino a questa stagione deteneva il record di peggior difesa in una singola stagione in massima serie (91 reti subite, stagione 1933/1934), record battuto dal Crotone (92 reti subite). Il Casale, che con le conterranee Pro Vercelli, Novara e Alessandra componeva il “quadrilatero” del calcio piemontese, oggi milita in Serie D ed è famoso per la sua maglia da calcio: completamente nera con una stella bianca sul cuore. Questo è un unicum perché nessuna squadra ha un livello cromatico di questo tipo. Il motivo? Pura rivalità: nel 1909, quando è nato il Casale, da due stagioni primeggiava in Italia la Pro Vercelli, espressione di una città (Vercelli) che dista poco più di venti chilometri dalla capitale dei biscotti krumiri. E visto che la Pro Vercelli aveva la maglia total white, i ragazzi del Casale per contrapposizione scelsero il nero, mentre la stella bianca era un disegno di una stella appostato sul petto (siamo anche nel 1909…). Il Casale nel 1914 spezzò l’egemonia della stessa Pro Vercelli che aveva vinto i precedenti tre titoli nazionali. Il Casale è la squadra che non vince il titolo nazionale da più stagioni, ma ha una maglia così caratteristica che fa dimenticare questa cosa.

Alessandria: maglia grigia

Un’altra squadra piemontese ha una maglia particolare ed è la squadra del capoluogo della provincia dove ha sede il Casale: l’Alessandria. Nata nel 1912, l’Alessandria dalla prossima stagione tornerà a giocare, dopo quarantasei anni, in Serie B ed è nota perché ha dato i natali calcistici ad uno dei più forti giocatori italiani di sempre, Gianni Rivera, alessandrino di nascita. L’Alessandria ha una maglia da gioco molto caratteristica: tutta grigia. Perché questa scelta? C’è da tornare a quando è stato fondato il club, nel 1912: allora il calcio non era uno sport popolare come oggi e i fondatori del club decisero di abbandonare l’iniziale bianco-blu a tre strisce per scegliere la maglia di un club ciclistico cui aveva preso spunto la Forza e Coraggio, una delle squadre che aveva creato il primo nucleo dell’Alessandria. Da allora, il grigio caratterizza i colori di questa squadra che in 109 anni di vita ha giocato tredici stagioni in Serie A e ha perso una finale di Coppa Italia nel 1936 contro il Torino. Sulle tribune del “Moccagatta”, lo stadio delle sue partite casalinghe, c’è la scritta (realizzata con i seggiolini rossi) “Adoss Grison” (trad. “Addosso Grigioni”). A oggi, il club grigio è l’ultimo militante in Serie C ad essere arrivato a giocare una semifinale di Coppa Italia.

Pro Patria: maglia a righe biancoblu

A Busto Arsizio, in Provincia di Varese, c’è la Pro Patria, club nato nel 1919 e che catalizza l’attenzione di tutto la zona perché è una squadra storica del nostro calcio, ha un passato in Serie A e condivide con i londinesi del QPR una maglia unica nel suo genere: maglia a strisce orizzontali bianco-blu. Una maglia molto particolare e che fa impazzire non solo i tifosi ma tutti gli appassionati di calcio. Oggi la squadra milita in Serie C e si spera che un giorno (non troppo lontano) questo unicum possa tornare a solcare i campi della nostra massima serie (da dove manca dalla stagione 1955/1956). Ma i tifosi dei “tigrotti” si accontenterebbero di tornare almeno in Serie B dove mancano dalla stagione 1965/1966.

Ternana: maglia a righe verticali rossoverdi

La Ternana, lo dice il nome, è la squadra di Terni, uno dei due capoluoghi dell’Umbria, il “polmone verde d’Italia”. Nella città di San Valentino tutti impazziscono per la locale squadra di calcio che ha come simbolo la “fera”, ovvero un animale feroce, predatore e che incute paura Ma la cosa più caratteristica è la maglia di questa squadra: a strisce verticali rossoverdi. Nessun’altra squadra ha dei colori così. E questa maglia il prossimo anno tornerà in Serie B dopo tre anni e si appresterà a vivere il derby umbro contro il Perugia: fera contro grifone, un derby mitologico.

Legnano: maglia lilla

Legnano è un comune di 60mila abitanti della Provincia di Milano da cui dista una trentina di chilometri. E’ di Legnano il gruppo di comici en travesti “I legnanesi”, che hanno portato il dialetto milanese al di fuori dei confini regionali diventando sinonimo di risata garantita. Ma la parola “Legnano” ha un valore patriottico in quanto è l’unica città italiana citata ne “Il canto degli italiani” (…”Dall’Alpi a Sicilia dovunque è Legnano…”). Legnano ricorda la battaglia omonima (citata appunto nella quarta strofa del nostro inno nazionale), il carroccio, Alberto da Giussano. Insomma, la cittadina milanese in fatto di storia sa il fatto suo. E anche calcisticamente non è da meno perché il Legnano, oggi militante in Serie D, ha un passato in Serie A con tre partecipazioni (1930/1931; 1951/1952; 1953/1954): tanto per intenderci, ci ha giocato un certo Luigi Riva detto “Gigi”. Il club manca da tanti anni sui palcoscenici nazionali di vertice (ad esempio manca dalla Serie B dalla stagione 1956/1957) che non vedono da tempo la sua maglia. Una maglia che è davvero un qualcosa di particolare: color lilla. Nessuna squadra italiana o europea ha una variante cromatica così unica. E sapete qual è la partita più attesa tra i tifosi legnanesi? Quella contro la Pro Patria nel derby dell’Altomilanese. Sono undici stagioni che quel derby non si disputa tra i professionisti. Un derby molto passionale e giocato da due squadre che hanno divise da gioco molto particolari ed affascinanti.

Feralpi Salò: maglia verdeblu

In diversi sport, una squadra si può chiamare con il nome dello sponsor o della sua città (es. la squadra di pallacanestro di Milano si chiama “Armani Jeans Milano”). Nel calcio questa pratica non è presente, in quanto le squadre sono chiamate con la loro ragione sociale: tutte le squadre di calcio hanno uno sponsor che compare in bella vista al centro della maglia, ma ognuna viene chiamata per nome. L’unica eccezione è la Feralpi Salò, squadra della omonima cittadina affacciata sul lago di Garda che si chiama con lo sponsor, una acciaieria molto nota a livello nazionale ed internazionale. Nata nel 2009 dalla fusione tra il Lonato (già sponsorizzato “Feralpi”) ed il Salò, la Feralpi Salò milita da dodici stagioni nel campionati professionistici e questa stagione si è spinta fino al quinto posto in classifica, fermandosi ai quarti di finale play off promozione. Ma la squadra allenata da Massimo Pavanel ha una maglia particolare: è l’unica squadra ad avere una divisa a strisce verdeblu, riprendendo i due colori delle due squadre che si sono fuse per generare la squadra (verde era un colore del Lonato, blu era un colore del Salò, bianco era il colore in comune in entrambe).

Avellino: maglia verde

Il verde è il colore della speranza. Il verde è un colore lenitivo, rilassante. Il verde è il colore dell’ambiente e dell’Irlanda, la cui Nazionale gioca con la divisa total green (sono chiamati, non a caso, The Boys in Green i suoi giocatori). In Italia l’unica squadra a giocare con una maglia verde è l’Avellino, oggi militante in Serie C e con un passato in Serie A tra le stagioni 1978/1979 e 1987/1988. E pensare che il verde come colore sociale è stato adottato solo dopo la guerra: era il 23 febbraio 1947 quando, in occasione del derby campano contro il Benevento, con le due squadre allora militanti in Serie C, decisero di giocare con le maglie con i colori dei loro liquori tipici, vale a dire il verde dell’avellinese Anthemis ed il giallo del beneventano “Strega”. Da allora, l’Avellino non ha più lasciato il verde (mentre il Benevento ha adottato il giallorosso solo agli inizi degli anni Sessanta).

Sampdoria: maglia blucerchiata

Diversi sondaggi pongono la maglia della Sampdoria al primo posta tra le maglie più belle della storia del calcio. Il motivo? Maglia blu con in mezzo le bande bianche che contengono altre due bande centrali rossonere e nel mezzo lo scudo di San Giovanni, simbolo e patrono della città. Per questo i giocatori (ed i tifosi) sono detti “blucerchiati“. La Sampdoria nasce nel 1946 dalla fusione di due squadre di Genova, la Sampierdarenese (espressione del quartiere di Sampierdarena) e l’Andrea Doria. Queste due squadre avevano come colori sociali il bianco-rosso-nero ed il bianco-blu e si decise che la nuova squadra avrebbe avuto i colori delle due squadre. I colori della Sampdoria sono ritrovabili in tantissime squadre, ma l’unicum sono la disposizione dei colori e quel blu che hanno reso la maglia del club genovese uno dei club più ammirati di tutti: nessuna squadra al Mondo gioca con una maglia del genere. O meglio, qualcuna ci ha provato negli anni…ma come omaggio verso un club che trent’anni fa ha vinto il suo primo e finora unico scudetto.

Fiorentina: maglia viola

Il viola è considerato da tutti come un colore che non porta…bene. E’ il colore della sfortuna, tanto che nel mondo della tv e del teatro è pratica (quasi) vietata andare sul palco con un qualcosa di color viola. Uno penserebbe: visto che il calcio è scienza inesatta per antonomasia dove la scaramanzia è un qualcosa di fondamentale (fare la stessa strada per andare allo stadio, vestirsi allo stesso modo, entrare sugli spalti con un piede piuttosto che con un altro), il viola è proibito. Ed invece nel Mondo c’è una sola squadra che gioca con la maglia viola ed è la Fiorentina. Ma perché proprio il colore viola visto che Firenze non ha nel suo simbolo o nei suoi colori quel colore? C’è da tornare negli anni Venti quando Luigi Ridolfi, leader del fascismo fiorentino e fondatore della stessa Fiorentina, disse che la squadra avrebbe dovuto giocare con quel colore, lasciando per sempre i precedenti colori biancorossi, tipici della città bagnata dall’Arno. E da allora la Fiorentina ha sempre giocato con le maglie viola. Una particolarità che ha permesso al club di essere tra le prime venti squadre al Mondo (è diciannovesima) con le maglie più belle di sempre secondo il The Times.

Pistoiese: maglia arancione

Se si pensa al binomio calcio-arancione, la mente vola al Mondiale del 1974 dove l’Olanda incantò il Mondo con il suo gioco spregiudicato ed innovativo allo stesso tempo. Da sempre il colore che caratterizza i Paesi Bassi è l’arancio, l’orange, dal nome della dinastia regnante nel Paese dei mulini a vento dal 1815. Ed infatti la Nazionale olandese è detta Oranje perché gioca con una particolare maglia colore arancione ed il leone nero, simbolo della federazione, sul petto. Tornando all’Olanda del Calcio totale, la Nazionale guidata da Johann Cruijff in campo e da Rinus Michel in panchina, veniva chiamata Arancia meccanica, dal nome del celebre film di Kubrick. E in Italia? Esiste una sola squadra che gioca con la maglia arancione. Ma questa non ha nulla a che spartire con la terra dei mulini a vento, dei corsi d’acqua, dei musei e dei polder. Una città che dista chilometri dal confine olandese. Parliamo della Pistoiese, espressione di Pistoia, 90mila abitanti ed una squadra di calcio che per via del suo colore di maglia è sempre stata chiamata “olandesina”. E pensare che la Pistoiese ha la maglia orange proprio perché negli anni Venti, quando la società è nata (quest’anno il sodalizio compirà 100 anni), un consigliere rimase affascinato dalla maglia della Nazionale olandese e la propose all’allora Cda e si decise di abbandonare il classico bianco-rosso per adottare quel colore per le divise della squadra. E la Pistoiese nella stagione 1980/1981 ha portato l’arancione in giro per l’Italia con la sua prima, e finora unica, stagione in massima serie. Una stagione difficile che vide il club chiudere all’ultimo posto, retrocedendo e non tornare mai più ad alti livelli. E quella stagione indossò l’orange anche il mitico Luis Silvio Danuello, la ponta che giocava come…punta e che fu un disastro senza precedenti. Retrocessa direttamente in Serie D al termine della stagione appena passata, la Pistoiese si ritroverà a giocare tra i dilettanti dopo otto anni. Ma sempre con l’oranje addosso.

Melfi: maglia gialloverde

Melfi è una cittadina di 17mila abitanti in Provincia di Potenza nota per due cose: la sede di uno noto marchio automobilistico ed il suo borgo medievale. Calcisticamente Melfi ha una squadra di calcio che oggi milita in Eccellenza e che tra il 2003 ed il 2017 ha giocato quindici stagioni tra i professionisti. La squadra è l’Associazione Melfi. E nonostante in 92 anni di storia ha giocato solo 14 volte tra i professionisti, il piccolo Melfi ha un primato: è l’unica squadra a giocare con una maglia gialloverde. Perché il giallo ed il verde sono i colori della città lucana. Oggi nel Mondo indossano la maglia gialloverde le Nazionali di Giamaica e Brasile, ma in Italia questa maglia ce l’ha solo il Melfi.

Venezia: maglia nera arancio verde

Anche la neopromossa Venezia ha una maglia che la rende una unicità nel panorama calcistico nazionale: maglia nera-verde-arancione. Il Venezia adotta questi colori dal 1987 quando si fuse con il Mestre: il Venezia aveva i colori nero-verdi sin dal 1909, mentre il Mestre aveva un caratteristico coloro arancione. La particolarità della maglia del Venezia è che non c’è uno standard, ma spesso cambia la disposizione dei colori sociali: dalle bande verticali a quelle orizzontali, dalla maglia nera e spruzzi arancio-verdi nella spalla destra alla maglia nera e “graffi” centrali arancio-verde-grigio di qualche anno fa. Dopo 19 anni questo particolare trittico di colori torna in massima serie e tornerà a farsi ammirare in diciannove stadi, mentre nella stadio di casa (il “Penzo”, costruito su un’isola della Laguna) quella maglia è mitica e amata più di ogni altra cosa.

Cremonese: maglia grigiorossa

I suoi giocatori ed i suoi tifosi sono definiti “pigiamati” non per deriderli ma perché i due colori (il grigio ed il rosso) e la loro disposizione (strisce verticali) ricordano un…pigiama. La Cremonese ha questi colori che rappresentano un unicum dal campionato 1913/1914 e prima di allora, ovvero dalla sua fondazione nel 1903, aveva i colori bianco-lilla. Oggi la “Cremo” milita in Serie B e ha un passato in Serie A di sette stagioni. E se si pensa al club grigiorosso, la mente va alla vittoria del Trofeo Anglo-Italiano quando il 27 marzo 1993 la squadra allora allenata da Gigi Simoni sconfisse i londinesi del Derby County 3-1. In quella Cremonese giocarono elementi di spicco come Tentoni, Verdelli, Dezotti, Florijancic, Maspero e Turci: nomi che fanno venire ancora il batticuore ai tifosi grigiorossi. La vittoria di quel trofeo, disputato fino al 1996 e che vedeva giocare squadre italiane ed inglesi, è l’unica vittoria internazionale deli “pigiamati”. “Pigiamati” che hanno alzato la coppa dell’Anglo-Italiano niente meno che a Wembley. A oggi solo tre squadre hanno alzato un trofeo nel mitico impianto londinese: il Milan vincitore della Coppa dei Campioni 1962/1963 ed il Parma vincitore della Coppa delle Coppe 1991/1992.

Palermo: maglia rosa nero

Anche il Palermo ha una maglia senza eguali in Italia: il rosa ed il nero. Nato nel 1900 con i colori rossoblu, solo nel 1907 l’allora management del club siciliano optò per questi due colori. Non è certa la ragione della scelta, ma la più probabile è che rappresentino il colore di due amari prodotti dalla famiglia Whitaker, il rosolio (rosa) e l’amaro (nero), bevuti dopo una vittoria o dopo una sconfitta. Questo abbinamento di colori rende la maglia del Palermo la 49/a maglia più bella di sempre secondo un sondaggio del “Times”.

Rieti: maglia amaranto celeste

La città laziale di Rieti, 46mila abitanti, è nota per essere il centro d’Italia ed in particolare piazza San Ruffo è proprio l’“ombelico d’Italia”. Ed il fatto di essere “Il centro dell’Italia” ha portato lo stadio cittadino ad affiancare a quello di Manlio Scopigno, tecnico del Cagliari campione d’Italia nel 1970 ed originario della città di santa Barbara, il nome “Centro d’Italia”. E nella stadio rietino, 10mila spettatori, tempi dell’atletica nazionale, gioca il Rieti che è noto per avere un abbinamento cromatico molto particolare: l’amaranto ed il celeste. Due colori particolari che rendono il club laziale una tipicità assoluta. Il Rieti, fondato nel 1936, oggi milita in Serie D e ha un lontano passato in Serie B (1946-1948) ed in Serie C. Sempre con i colori amaranto-celeste indosso.


Albinoleffe e Lecco: maglia bluceleste

Il girone A di Serie C da due stagioni ha due squadre lombarde che giocano con due maglie che nessun’altra squadra ha: il blu ed il celeste. Due colori molto simili ma che le due squadre “offrono” in maniera diversa: maglia celeste ed inserti blu per i seriani, a strisce quella dei lecchesi. L’Albinoleffe, nato nel 1998 dalla fusione tra Albinese e Leffe, ha omaggiato le due squadre unendo i loro colori sociali, il bluceleste ed il biancoceleste. I bergamaschi, che da sempre giocato “in trasferta” le partite casalinghe (dal 2002 al 2018 all’Atleti azzurri di Bergamo ed in queste ultime due stagioni al “Città di Gorgonzola”), sono stati trampolino di lancio per la carriera di diversi calciatori e ha avuto come tecnico Emiliano Mondonico. Il Lecco, con tre presenze in Serie A negli anni Sessanta, invece deve i suoi colori ad una società di canoistica locale, di cui è stata la branca “footbalistica”. Perché i colori blu e celeste? Se per l’Albinoleffe la ragione è in onore di due squadre, per il Lecco il blu ed il celeste sono stati scelti in onore dei colori del lago che bagna la città: blu il cielo che lo sovrasta, celeste il colore dell’acqua.

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