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Ma che fine ha fatto….Diego Ribas da Cuhna

Nel calcio lo zenith (il punto più alto) è rappresentato dal campione, il nadir (il punto più basso) è rappresentato dal bidone. In mezzo, una moltitudine di tipi di calciatori. A metà strada tra i due c’è il flop, il giocatore su cui si è puntato forte ma che non ha ma mantenuto le promesse: non un campione, ma nemmeno un brocco. In pratica, una delusione bella e buona. E di delusioni, nella storia del calcio, ce ne sono state in un numero esorbitante e tutte le squadre di calcio, nessuna esclusa, ha avuto tra le proprie fila un flop. Tra queste, la Juventus.

Ed il flop dei flop, nella storia recente del club, ha un nome ed una stagione: Diego Ribas da Cunha, 2009/2010. Brasiliano di Ribeirão Preto, Stato di San Paolo, Diego arrivò sotto la Mole nell’estate 2009, quella che per i bianconeri ed i suoi tifosi doveva essere la stagione giusta per riportare sotto la Mole lo scudetto: dopo la stagione in Serie B, la Vecchia Signora aveva ottenuto un terzo ed un secondo posto ed era ora di puntare al tricolore e la premiata ditta Secco-Cobolli Gigli-Blanc quell’estate diede a mister Ciro Ferrara due Campioni del Mondo in carica (Cannavaro e Grosso) e due brasiliani di talento (il già citato Diego e Felipe Melo). Aveva salutato i campi Pavel Nedved, mentre tenevano ancora duro Del Piero, Trezeguet, Camoranesi e Buffon.

Una Juventus che in rosa poteva contare complessivamente su sette giocatori campioni del Mondo ed il talento di Diego poteva non vincere il campionato? Ed infatti si piazzò al settimo posto come nelle stagioni 1990/1991 e 1998/1999, le peggiori stagioni juventine (anche se con Maifredi la squadra non si qualificò alle coppe europee dopo ventotto anni).

La squadra arrivò terza nei gironi di Champions, fu retrocessa in Europa League, uscì contro l’Inter in Coppa Italia travolta dell’uragano di un giovane Mario Balotelli, Ferrara venne esonerato a fine gennaio, gli subentrò Zaccheroni, la Juve uscì negli ottavi di Europa League contro il piccolo Fulham (poi finalista) e la stagione successiva giocò in Europa solo perché le due finaliste di Coppa Italia (Inter e Roma) si erano piazzate tra le prime quattro ed entrarono in Champions, lasciando spazio alla settima classificata. Appunto la Juventus.

E in tutto questo contesto, che apporto diede Diego? L’apporto non fu nel complesso negativo, avendo giocato 44 partite, segnato sette reti e servito sedici assist. La partita top di Diego fu il match della seconda giornata contro la Roma quando, il 30 agosto 2009, lui e Melo (ma soprattutto Diego) distrussero i giallorossi facendo urlare ai tifosi bianconeri, con 36 giornate di anticipo, la parola “scudetto”. Mai profezia fu più sbagliata.

Se per l’Avvocato Agnelli Sivori era stato “un vizio”, Platini “il caviale sul pezzo di pane”, Baggio “Raffaello” e Del Piero “Pinturicchio”, Diego Ribas può essere definito come l’”incompiuto”: arrivato a Torino per qualcosa come 23 milioni di euro ed il titolo di miglior giocatore della Bundesliga conquistato due anni prima con la maglia del Werder Brema (e con cui vinse una Coppa di Germania ed una Coppa di Lega) ed il bronzo olimpico di Pechino, Diego, numero 28 sulle spalle, ha tradito le promesse giocando in una squadra assemblata male in una stagione davvero negativa sotto tutti i punti di vista.

Perché aveva fallito uno dei giocatori brasiliani più di prospettiva, due volte vincitore della Copa America, esordiente a 16 anni nel Santos e con tre anni in Germania da top player? Mistero. Fatto sta che alla fine del mercato estivo 2010, Diego passò per 15 milioni al Wolfsburg, tornando in Bundesliga e facendo perdere alla Juventus 8 milioni di euro. Una bocciatura troppo affrettata da entrambe le parti.

Tra il secondo approdo in Bundesliga e oggi, Diego non ha sfondato ma nel complesso ha fatto molto bene, vincendo e diventando un giocatore importante. Tanto che oggi, a 35 anni, gioca nel Flamengo di cui è capitano e ha contribuito alla vittoria di tre campionati paulisti, un Brasileirão, una Supercoppa brasiliana, una Recopa, una Copa Libertadores e perdendo la finale del Mondiale per club contro il Liverpool l’anno scorso: era dai tempi di Zico che il Rubro-Negro non arrivava a giocarsi il titolo di squadra più forte del Mondo. Per non parlare del fatto che con l’Atlético Madrid (in due tranche) ha vinto un campionato, una Europa League, raggiunto una finale di Champions League e con i turchi del Fenerbahce ha vinto una Supercoppa nazionale.

Peccato davvero per il suo flop italiano. Si vedeva che non era il momento giusto. O magari giocava in ruolo a lui poco adatto. O magari sarebbe stato meglio che quel Roma-Juventus si fosse giocato più avanti e non alla seconda giornata.

Con i se, i ma e i magari non si gioca a calcio. Certo che i tifosi della Juventus hanno un po’ rosicato nel vedere cosa ha fatto poi Diego nelle stagioni successive e chissà cosa avrebbe potuto fare in bianconero negli anni successivi.

Anni successivi che hanno visto approdare alla Juventus fior fior di giocatori con il top nell’estate 2018 quando un portoghese coetaneo di Diego e con cui condivide l’idioma è arrivato e ha cambiato le carte in tavola.

Da quel momento, Diego è scivolato via dai pensieri dei tifosi bianconeri. Proprio come lo stesso Diego era scivolato via a Cassetti, Riise e Mexes quel 30 agosto di undici anni fa.

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