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Ma che fine ha fatto Kakhaber Kaladze

Mg Atene 23/05/2007 – finale champions league Atene 2007 / Milan-Liverpool / foto Matteo Gribaudi/Sport Image nella foto: Cafu-Kaladze-Kaka-Oddo coppa

Geograficamente…

Se si guarda la cartina geografica, la Georgia, rispetto all’Italia, dista migliaia di chilometri verso est e due ore avanti come fuso. Posta nel continente asiatico, la Georgia, fino al 1991 una Repubblica socialista sovietica, è conosciuta perché ha dato i natali a colui che ha guidato l’URSS tra il 1922 ed il 1953 e sotto certi punti di vista è una Nazionale molto europea, anche se fa parte di un altro continente. Infatti, calcisticamente, la Georgia fa parte della Uefa ma questa Nazionale ha pochi giocatori, poche strutture, poca gloria, non ha mai partecipato ad un Mondiale o ad un Europeo e oggi milita nella Lega C di Uefa Nations League.

Nel nostro campionato sono stati davvero pochi i giocatori georgiani ad aver calcato i nostri campi. Si possono contare sulle dita di una mano, ma il calciatore georgiano per antonomasia è senza dubbio Kakhaber Kaladze. Arrivato in Italia nel gennaio 2001, ha lasciato la nostra Serie A nel giugno 2012 vestendo le maglie di Milan (per nove stagioni e mezzo) e per due stagioni quella del Genoa. Palmares: uno scudetto, una Coppa  Italia, una Supercoppa italiana, due Champions, due Supercoppe europee, un Mondiale per club. E cinque volte miglior giocatore georgiano dell’anno.

Politicamente…

Leader nella Nazionale del suo Paese da calciatore, oggi Kaladze ha lasciato il calcio e da nove anni ha intrapreso la carriera politica. E se sul rettangolo di gioco ha avuto successo, anche dal punto di vista istituzionale non sembra essere da meno: iscritto al partito “Sogno georgiano”, Kaladze è stato per cinque anni ministro delle Risorse rinnovabili e vice-Primo ministro mentre da quattro è sindaco di Tbilisi, la capitale della Georgia.

Se “Kakha” in campo è stato un grande professionista, la sua (finora) breve carriera politica lo ha responsabilizzato di più, perché un conto è fare il bene dei tifosi ed un altro quello del popolo. Popolo che ha vissuto un’aspra guerra nell’estate 2008 (a ridosso delle Olimpiadi di Pechino), che è in perenne lotta contro Mosca, che non vive nel lusso e che ha conosciuto per troppi anni la dittatura a scapito della democrazia.

Dalla Dinamo al Milan

La sua carriera calcistica nasce nella squadra più forte e conosciuta della Georgia, la Dinamo Tblisi. Nel gennaio 1998, dopo quattro stagioni e mezzo con il club della capitale, passò in Ucraina accettando l’offerta della Dinamo Kiev. In quella squadra giocò con un attaccante che poi passerà al Milan e che poi volle lo stesso Kaladze al Milan: Andriy Shevchenko. Per non parlare del fatto che fu allenato da un maestro di calcio e di vita quale è stato Valerij Lobanovskij, detto “il colonnello” (perché è stato davvero un colonnello dell’esercito sovietico e perché era un tecnico…colonnello).

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Con gli ucraini ha vinto molto in patria e si è spinto fino alla semifinale di Champions nel 1999, imponendosi all’attenzione come un ottimo difensore. Ovviamente non poteva rimanere a Kiev e dovette cambiare squadra per emergere definitivamente. Ed ecco che Shevchenko parlò con il Milan e chiese di portare sotto la Madunina quel difensore centrale grezzo, senza fronzoli ma molto abile. Il resto è storia.

Tra le sue gioie più grandi in Italia, il gol decisivo nel derby del 14 aprile 2006. Poi la parentesi genoana (decimo e diciassettesimo posto in campionato), l’addio al calcio, il ritorno in Patria e la “discesa in campo” politica.

In alcune interviste, Kaladze ha detto di aver applicato al suo modo di fare politica la mentalità di quando era un calciatore: una mentalità vincente votata solo ed esclusivamente alla vittoria. Ed infatti ha vinto ed a quanto pare sta anche lavorando bene per il suo popolo sia quando era al governo sia oggi che è sindaco di Tblisi.

Il dramma del fratello

Nel febbraio 2006 però ci fu il dramma del ritrovamento del fratello Levan rapito cinque anni prima e trovato (si pensa) in una fossa comune. Fratello cui era molto legato e che avrebbe condiviso con lui non solo le vittorie in campo, ma anche quelle nelle urne. Quello è stato il momento dove il suo essere un difensore roccioso e che non le mandava a dire non è servito a nulla. Purtroppo.

Sono diversi i calciatori che dopo aver appeso al chiodo gli scarpini hanno indossato giacca e cravatta e si sono messi a disposizione del proprio popolo attraverso la politica. Alcuni di questi sono ex milanisti che hanno dato tanto ai loro tifosi (Gianni Rivera , George Weah e anche Silvio Berlusconi). Ora tocca a “Kaka” Kaladze da Samtredia, classe 1978.

La strada intrapresa sembra buona. Sarà lui ora a lastricarla di successi e non solo di buone intenzioni e promesse elettorali.

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