La Treccani per il lemma “meteora” dice “nome generico dei corpi solidi che, provenendo dagli spazi interplanetari dove orbitano attorno al Sole, penetrano, all’incrociarsi delle loro orbite con quella della Terra, nell’atmosfera terrestre e l’attraversano”. Calcisticamente la “meteora” è un’altra cosa: è un calciatore che in una squadra ha giocato poco, non lasciando traccia di sé. E come una vera e propria meteora, è stato così veloce da non lasciare nessuna traccia. Nel calcio il concetto di “meteora” coincide (quasi) sempre con quello di “bidone”, ma la “meteora” non è sempre un giocatore scarso: è un giocatore che non ha lasciato il segno ma che poi in un’altra squadra è diventato un fenomeno.
Il protagonista della nostra oggi è stato una meteora interista di sei mesi che da brutto anatroccolo è diventato un cigno: Robert Keane detto Robbie.
Keane, omonimo e connazionale del Roy di manchesterunitediana memoria, è un mito vivente della sua Nazione, la Repubblica d’Irlanda, ma può una meteora segnare 68 reti in Nazionale ed essere in Patria un semi-dio? Ecco Robbie Keane è uno che ha scritto la storia del calcio irlandese, vincendo una Coppa di Lega inglese quando militava nel Tottenham (la squadra che lo ha visto di più protagonista) e tre titoli MLS e un MLS Supporters Shield con i LA Galaxy (dove se non gli hanno eretto una statura manca davvero poco). Eppure Keane, per gli amici The Irish baby, quasi 400 gol in carriera, nella nostra Serie A è stato una meteora. Una gran bella meteora.
Robbie Keane: il periodo nerazzuro
Il centrocampista approdò in Italia nell’estate 2000 quando l’Inter staccò un assegno da 31 miliardi del vecchio conio al Coventry, club di Premier dove, al primo anno in massima serie, il ragazzo era riuscito a segnare ben undici reti. E la Beneamata decise di puntare su questo giovane calciatore per affrontare una stagione che voleva i nerazzurri di Marcello Lippi candidati per la vittoria del titolo e della Champions League. E Keane, faccia da irlandese che sa quello che vuole, partì anche bene convincendo tutti. Peccato che il ragazzo di Tallaght fosse capitato in un’Inter in balia degli eventi negativi di quell’inizio di stagione. Un’Inter capace di venire eliminata dai carneadi dell’Helsingborg nei preliminari di Champions, capace di perdere la finale di Supercoppa contro la Lazio e capace di perdere la prima partita di campionato contro la Reggina al “Granillo”. Lippi venne esonerato, al suo posto arrivò Tardelli e le cose per Keane non andarono bene: nel girone di andata per lui solo sei partite giocate, zero gol, zero assist. L’Inter non ingranava ed il giovane Keane venne dato in prestito al Leeds. Un Leeds che lo vide in campo per due stagioni in mezzo a fianco di Viduka e Kewell, ma che nell’estate 2002 dovette smantellare la squadra per problemi economici,
Robbie Keane: il periodo in Premier League
Ma il rimpianto per l’Inter divenne fotonico quando, proprio nell’estate 2002, Robbie Keane passò al Tottenham ed in sei stagioni il centrocampista con il vizio di fare… L’attaccante andò sempre in doppia cifra, diventando un idolo di White Hart Lane. Con gli Spurs, Baby Irish raggiunse un livello da top player.
Nell’estate 2008 però salutò Londra per Liverpool dove firmò con la squadra per la quale tifava sin da bambino e per la quale sognava un giorno di giocare: i Reds. Sei mesi negativi dove ebbe screzi con Rafa Benitez. Poi un altro anno e mezzo al Tottenham, sei mesi ai Celtic Glasgow (dove divenne in poco tempo un idolo), ancora sei mesi con gli Spurs e poi il West Ham.
Nel 2011, a 31 anni, Keane sentiva di aver dato molto ma non tutto e decise di imbarcarsi su un aereo e volare verso la California, accettando l’offerta dei LA Galaxy, giocando insieme a Landon Donovan e David Beckam,
Robbie Keane: il periodo ai LA Galaxy
Keane vestì la maglia dei Galaxy fino al 2016 vincendo molto, segnando altrettanto (è il secondo marcatore di sempre del club) e diventando un idolo di Dignity Health Sports Park. Chiuse la carriera in quello che doveva essere il nuovo El Dorando calcistico della Indian Super League con l’ATK, club allora nell’orbita dell’Atletico Madrid.
Ma se dopo il suo addio all’Inter Robbia Keane divenne un giocatore forte, completo e decisivo, in Nazionale divenne un qualcosa di strepitoso. E oggi se si pensa ai The Boys in Green non si può non accomunarli a Robbie Keane, di cui oggi è recordman di presenze e di reti e trascinatore della Selezione a due Europei consecutivi (2012 e 2016) e ad un Mondiale (2002). Lui, il ragazzo timido arrivato al Meazza nella prima estate del nuovo secolo non lasciando il segno ma che invece lontano da noi è diventato un calciatore eccezionale e strepitoso.
Visto che il calcio non sarà una scienza esatta ma spesso non sbaglia, se Robert Keane è stato un fenomeno altrove, chissà con più fortuna cosa avrebbe potuto fare con l’Inter.
Il futuro del ragazzo di Tallaght oggi si chiama panchina: prima il ruolo di vice-Ct della “sua” Irlanda al fianco di colui che lo fece debuttare con i The Boys in Green (Michael McCarthy) e poi una parentesi come vice-coach al Middlesborough. Vedremo cosa gli riserverà il futuro.
Il calcio però è, a volte, davvero come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che può capitarti. E The Irish baby all’Inter scartò, senza dubbio, il cioccolatino più amaro di tutta la scatola.