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Ma che fine ha fatto: Takayuki Morimoto

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Ma che fine ha fatto Takayuki Morimoto? Dal Catania al Novara l’erede di Nakata che fine ha fatto?

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Hidetoshi Nakata, il calciatore giapponese in carne e ossa più famoso di tutti i tempi, aveva detto in un’intervista che grazie al cartone “Holly & Benji” (per loro, “Capitan Tsubasa”) aveva iniziato a giocare a calcio. Chissà se anche Takayuki Morimoto, da piccolo, aveva visto l’epopea degli Hutton, dei Price, dei Ross e del Giappone campione del Mondo.

Chi non si ricorda di Morimoto?

Dai, non potete averlo dimenticato: per anni considerato l’erede dello stesso Nakata, deludendo tutte le attese. Ma proprio tutte, nessuna esclusa.

Cosa fa Takayuki Morimoto oggi?

Gioca ancora a calcio, ovviamente, perché crediamo che non sappia fare altro nella vita e in più si è inventato la professione di “allevatore di coleotteri”.

In Serie A, Morimoto ha vestito le maglie di due città che distano 1.450 chilometri tra loro, Catania e Novara: con la squadra del Liotro fece bene, in Piemonte malerrimo.

Morimoto NovaraEppure in Italia era arrivato con la fama di futuro top player del Sol Levante, non rispettando le attese della vigilia. Anzi, chiedete ai tifosi del Novara che il giorno della sua presentazione sentirono il loro numero 11 lanciarsi in un poco profetico “spacchiamo tutto” alla domanda su cosa loro si sarebbero aspettati da lui.

Dopo aver lasciato l’Italia, Morimoto ha militato nell’esotico Al Nasr per poi tornare a casa vestendo i colori di JEF United Chiba, Kawasaki Frontale e ora dello sconosciuto (per noi) Avispa Fukuoka, squadra della serie B giapponese. Un livello superiore alla partita “scapoli contro ammogliati” di fantozziana memoria, crediamo.

Chissà se ha affinato la tecnica, chissà se si tinge ancora i capelli, chissà se si ricorda che ha giocato in Italia. Chissà, sopratutto, se sorride ancora. Perché la cosa più bella di Morimoto era il suo perenne sorriso stampato in faccia. E basta.

Ciao Taka, buona vita. E prima di addormentarti pensa ai tutti quegli eroi contemporanei che ti avevano preso al fantacalcio.


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