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Ma che fine ha fatto: Tino Asprilla

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Seriamente, qui stiamo parlando di un signor giocatore. Uno di quelli che hanno lasciato il segno. Stiamo parlando di uno che al fantacalcio, nei primi anni 90, faceva il bello e cattivo tempo. Faceva gioire e imprecare. Costringeva la Gazza a dargli 9 in pagella. Parliamo di uno che giocava nel Parma e ha comunque vinto trofei internazionali. Si, è vero, era il Parma di Benarrivo, Di Chiara, Grun, Minotti, Apolloni, Brolin (lui meriterebbe un che fine ha fatto personale) e del suo partner in attacco Melli, ma era anche il Parma di Tino Asprilla. 

Qui stiamo parlando dell’uomo che, con una punizione magistrale, ha interrotto la serie di 58, dico 58, risultati utili consecutivi del grande Milan di Capello. Stiamo parlando di uno a cui le major della pornografia avevano offerto una carriera da porno attore, che lui ha sempre rifiutato perché tanto a letto con le pornostar ci andava lo stesso. Idolo indiscusso.

Quando il Parma lo portò in Italia era semisconosciuto. Aveva già fatto apprezzare le sue doti tecniche e atletiche in Colombia, con gol di rara bellezza, ma nessuno forse si sarebbe aspettato una esplosione simile. Portò il Parma a vincere una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa ed una Supercoppa Europea. Molto più di quello che squadre oggi fortissime non avevano mai vinto in 100 anni di storia. Oltre a due terzi posti nella Coppa America con la sua Colombia. La Colombia più truzza e divertente  della storia, quella di Higuita e Valderrama. Uno spettacolo di squadra che però conosce un momento drammatico quando Escobar viene assassinato dopo aver segnato un autogol, l’autogol che di fatto sanciva l’eliminazione della Colombia dal mondiale di Usa 94.

Il problema di Asprilla però venne fuori presto. Come tutti i ribelli del calcio, che giocano d’istinto in campo e per questo sono imprevedibili nelle giocate, anche lui si lasciò andare a clamorosi eccessi che condizionarono pesantemente la sua carriera. Dopo 3 anni al Parma, gli emiliani decisero che era il momento di liberarsene. Lo comprò il Newcastle per 17 miliardi di lire, salvo tentare subito di rispedirlo al mittente quando alle visite mediche risultò positivo alla cocaina. Il Parma vinse la causa e il Newcastle dovette tenerselo. L’Asprilla di Parma era un lontano ricordo. In Inghilterra non riuscì mai a incidere. Di lui si ricorda solo un’incredibile tripletta al Barcellona, in una gara di Champions. Gara nella quale lui non sarebbe neanche dovuto scendere in campo perché arrivato in ritardo al campo. In ritardo perché, come ammise nella sua autobiografia, era a letto con una amante conosciuta sul posto. Possiamo stare qui a criticarlo è vero, ma la maggior parte di noi sono sicuro che lo invidia parecchio.

Soldi, gnocca, successo. Cosa gli mancava? Ovvio, le armi da fuoco. Così riuscì pure a farsi arrestare per detenzione di armi da fuoco. Inoltre si dilettava nell’uso di mitragliatrici che usava simpaticamente al campo di allenamento per spronare i compagni a correre di più. Non so cosa ne pensate voi, ma se mi dicessero che è il padre naturale di Balotelli, ci crederei senza problemi.

Queste e altre simpatiche marachelle, come il saltare la finale di Coppa delle Coppe per un piede fratturato in una lite stradale in Colombia con un autista di autobus, fecero terminare la sua carriera velocemente. Dal 2000 al 2005 gironzolò per tutto il sud America, tra Brasile, Cile, Colombia e Argentina, senza incidere mai. Se non a letto, dove pare abbia collezionato il meglio che il Sudamerica aveva da offrire sul mercato in quel periodo.

E ora che fa? Ora passa il tempo con la famiglia e ha pure aperto una scuola calcio per i bambini in Colombia. Alla fine è un bravo ragazzo su. Vabbè, si, ha anche lanciato una linea di preservativi che porta il suo nome, Tino, che pubblicizza in mezzo a signorine poco vestite e che, probabilmente, lui stesso testa ogni giorno con le suddette ragazze. Ma questo solo perché ora è un serio professionista che ha messo la testa a posto. E sappiamo tutti in che posto l’ha messa. Un posto dove sogniamo di trovarci ogni giorno.


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