Oggi, il 26 Giugno di cinquant’anni fa, a Milano, nasceva Paolo Maldini.
Non vogliamo annoiarvi con i numeri dei trofei vinti da lui, ne tantomeno raccontarvi dei suoi record, preferiamo farvi leggere ciò che gli addetti ai lavori, loro che di calcio sicuramente ne capiscono più di noi, pensano di lui.
So che ha avuto qualche problema nel giorno dell’addio, ma sappia che ha l’ammirazione di tutta l’Europa, da venticinque anni. (Josep Guardiola)
È dotato di tutti quei valori che fanno di uno sportivo una leggenda. La modestia, indubbiamente, è una delle caratteristiche che contraddistingue la sua identità. La sua professionalità e la sua lealtà gli hanno permesso di ritirarsi dopo 648 partite in serie A e 138 in Nazionale. ( Giornale spagnolo Marca)
“Ogni volta che c’era una vittoria ci abbracciavamo. A volte andavo io da lui, mentre altre correva lui da me. La cosa bella di Paolo era che ti diceva sempre grazie. Dopo ogni successo da vero leader al rientro negli spogliatoi, aveva due riti. Il primo era quello di togliersi la fascia e metterla sopra il suo armadietto. Il secondo era quello di ringraziare tutti, stringendogli la mano. mai visto uno così, con il suo carisma. Il giorno della sua ultima partita a Firenze al momento dell’uscita mi abbracciò per l’ultima volta. In quell’istante ho capito che il mio Milan era svanito. Quello composto da grandi uomini. Paolo era il Leader di quella squadra. Se un giocatore sbagliava, oppure non si comportava a modo, lo fulminava con uno sguardo. La cosa imbarazzante era che anche i giocatori delle altre squadre davanti a Paolo abbassavano la guardia. Non ricordo mai nessuno che gli abbia detto qualcosa. Non aveva bisogno di parlare… C’erano campioni come Seedorf, Nesta e Sheva che davanti ad uno sguardo del capitano si scioglievano come neve al sole. Se qualcuno arrivava in ritardo all’allenamento sapeva che prima che con me, doveva vedersela con Paolo. C’erano giovani che mollavano subito la presa, mentre lui si allenava più di tutti anche a 39 anni. Ricordo che un giorno gli chiesi: “Paolo ma come fai?” Lui mi rispose: “lo faccio per mostrare a tutti quelli che arrivano dopo, che non bisogna mai abbassare la guardia, anche a 40 anni. Mi trascino sempre il gruppo perché io sono il capitano e devo essere il primo a dare l’esempio”. Quel Milan era vincente perché aveva grandi giocatori, ma aveva sopratutto un anima. Quell’anima si chiamava Paolo Maldini. (Carlo Ancelotti)
Maldini? È semplicemente il miglior difensore del mondo. (Fabio Capello)