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Mario Frick e la vita fantastique

Il Liechtenstein, con i suoi 38mila abitanti, è il 216° Paese al Mondo con più abitanti: prima di lui Turks e Caicos, dietro San Marino. In pratica, in Italia ci sono duecento-otto città più abitante del piccolo Principato guidato da Giovanni Adamo II.
Se guardiamo le statistiche sul PIL, il discorso cambia: il piccolo Principato veleggia in sedicesima posizione. Se si parla di “pallone” (anzi fussball), il discorso cambia ancora: la Nazionale di calcio liechtensteiniana è 180a a livello FIFA, quartultima a livello UEFA e nel Mondo è dietro a Sao Tomé e Principe ma davanti a Cuba. Dietro la Nazionale del Principato, altre trenta Nazionali, la maggior parte di Paesi che molti non sanno nemmeno dove si trovino sul mappamondo.
Eppure se si pensa al piccolo (ed impronunciabile) Stato incastonato tra Svizzera e Austria, dal punto di vista calcistico, l’eroe per antonomasia è senza dubbio Mario Frick.


Classe 1974, oggi Mario Frick allena il Vaduz, ma tra il 1990 ed il 2016 ha dato spettacolo sui campi da calcio svizzeri, italiani ed europei mandando in soffitta il binomio del piccolo Paese alpino fondato sull’assioma “in banca al mattino/sugli sci al pomeriggio”. Perché se il livello calcistico laggiù è scarso (tanto che non c’è un campionato nazionale, se non una coppa nazionale vinta, ad oggi, quarantasette volte su settantaquattro dallo stesso Vaduz, di cui solo diciannove in questi anni Duemila), il piccolo Paese ha avuto in Mario Frick il suo simbolo e la sua icona.
Anche il nostro Paese ha avuto l’onore (ed il privilegio) di vedere il bomber di Coira (nato per caso in Svizzera, ma liechtensteiniano puro sangue) giocare alle nostre latitudini. Giocare, segnare e far impazzire i propri tifosi, tanto che i tifosi del Verona gli dedicarono un coro che riprendeva una canzone dance degli SMS del 2001: se il gruppo dance cantava “La vie c’est fantastique/pourquoi tu te la complique?”, dagli spalti del “Bentegodi” (e poi in quelli di Terni e Siena) partiva l’iconico “La vie c’est fantastique/quando segna Mario Frick”. Inno stampato anche su una t-shirt che il giocatore mostrava a tutti dopo ogni gol.
E Frick di gol qua da noi ne ha segnati tanti (diciassette nell’Arezzo, sette nell’Hellas Verona, quarantasette nella Ternana e tredici nel Siena), diventando un idolo per tante altre tifoserie.


Non ha vinto nulla nel nostro Paese ma perse una finale play off per andare in Serie B, retrocesse una volta in Serie B ed un’altra volta in C1. Eppure “SuperMario” Frick ha scacciato gli stereotipi: se arrivi da un Paese che per nulla può essere associato al calcio, puoi diventare una leggenda di quello sport.
Frick chiuse poi la carriera in Svizzera, giocando con San Gallo, Grasshopper e poi il grande ritorno nel “suo” Balzers, dove chiuse la carriera addirittura come difensore centrale a 40 anni.
Oggi allena il Vaduz, unico club “pro” del piccolo Principato, nonché uno dei sette club giocano in Svizzera tra la serie cadetta (Challenge League) e la sesta serie elvetica.
Ma è in Nazionale che Mario Frick ha raggiunto vette incredibili (e non perché nel suo Paese dove ti giri ci sono montagne innevate): a oggi è il calciatore liechtensteiniano ad aver segnato più reti di tutti. Ha segnato “solo” sedici reti, ma questo primato rimarrà imbattuto (si pensa) per tanti anni perché il Liechtenstein non ha più sfornato un calciatore forte come lui, uno capace di segnare a oggi il 25% dei gol segnati finora dalla Nazionale del suo Paese fra amichevoli e partite amichevoli dal suo debutto.
Lo presero per pazzo, alla fine degli anni Ottanta, quando iniziò a giocare seriamente a calcio nello sconosciuto (per noi) club del Balzers: è diventato un idolo rimanendo fedele al suo Paese pur sapendo che quasi mai avrebbe vinto una partita e che non avrebbe mai preso parte a nessuna competizione internazionale (in 125 partite giocate con Frick in campo, la Nazionale rossoblù ha vinto nove volte e pareggiato tredici, perdendo centotre volte), se non giocare in trasferta negli stadi più affascinanti d’Europa (in base ai sorteggi però).

In tanti sperano che il nome “Frick” possa ancora tornare ad essere iconico attraverso i due figli del bomberone di Coira, Yanik e Noah Zinedine. Oggi entrambi giocano nella B elvetica, hanno 21 e 18 anni, sono nel giro della Nazionale ed il futuro è dalla loro parte: uno gioca contro il padre, uno gioca allenato dal padre dando il via ad un incredibile derby (Rapperswill-Jona contro Vaduz). A oggi, dopo Mario Frick, è arrivato in Italia un solo giocatore del Principato (Marcel Buchel) e chissà che i Frick junior possano venire un giorno a giocare da noi. Fare meglio del padre sarà pressoché impossibile, ma i ragazzi ci proveranno. O almeno a non sfigurare in Nazionale.
Questa è stata la storia fantastique di Mario Frick, uno che poteva fare il bancario di giorno e lo sciatore di pomeriggio tutti i giorni della sua vita ma che invece ha deciso di rincorrere un pallone in tutta Europa. Gonfiando anche la rete tante volte, rendendo il suo Paese meno snob di quanto potesse essere.

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