Vai al contenuto

Mario Mandzukic, un uomo solo al centro dell’area di rigore

L’uomo del momento a Milanello è il 34enne Mario Mandzukic: il colosso croato dallo sguardo severo e il vizio del gol pesante come un macigno. Ma siete sicuri di sapere proprio tutto su di lui?

Mg Milano 23/01/2021 – campionato di calcio serie A / Milan-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Mario Mandzukic

«Non è uno che parla tanto, si vede. Ho provato a dargli il benvenuto in slavo e in italiano, ma quando Pioli l’ha invitato a dire qualcosa alla squadra ha detto di no. È una persona molto seria, concentrata, e vuole il suo spazio».

Sono queste le parole con cui Zlatan Ibrahimovic ha presentato Mario Mandzukic alla stampa dopo la batosta subita in casa dall’Atalanta sabato sera. Parole che pesano, non solo perché pronunciate da Ibra, ma anche perché inquadrano esattamente il tipo di persona che è il nuovo acquisto del Milan. Un lavoratore, di poche parole, e di tanti fatti: proprio quei fatti (e quei gol da rapace d’area di rigore) che servono al Milan di Pioli per arrivare bene infondo a quella che ad ora è già una grande stagione. Che sia l’uomo giusto? Intanto sparatevi tre curiosità che – molto probabilmente – vi aiuteranno a capire meglio di chi stiamo parlando…

Mandzukic, tra i 5 ad aver segnato in finale in Champions e ai Mondiali

Marieto Mandzukic ha sempre parlato poco, anche in spogliatoio, dove ha sempre preferito far riecheggiare il suono dei suoi gol, per altro mai banali, mai scontati. Come quelli messi a segno in due finali di Champions League disputate (una con il Bayern e una con la Juventus) e quello, indimenticabile, che ha fatto sperare la sua Croazia in finale mondiale contro la Francia. Per intenderci, ecco la lista dei giocatori capaci di segnare in finale di Champions e di un Mondiale: Zinedine Zidane, Gerd Muller, Ferenc Puskas, Zoltan Czibor e – appunto – Mario Mandzukic. Bastano le dita di una mano, sulle quali spesso, si contano quelli che fanno per davvero la differenza in questo gioco.

Poche parole, tantissimi fatti

Tanti gol e poche parole, sarà che Mario nella vita ha sempre dovuto dimostrare prima di parlare. Vuoi per un’infanzia difficile passata tra fughe dalla guerra. La prima fuga importante è in direzione Germania, dove la sua famiglia si rifugia nel 1992. Ed è proprio lì che il suo talento calcistico inizia ad emergere, all’età di 6 anni, tra le fila del Diztingen, cittadina nei pressi di Stoccarda. Dopo non molto tempo Mario è costretto insieme alla famiglia – causa documenti scaduti – a rientrare in Croazia, dove continua a dimostrare di poter fare il calciatore professionista arrivando a suon di gol alle giovanili dell’NK Zagabria, per poi guadagnarsi la chiamata più attesa da un giovane calciatore croato: quella della portentosa Dinamo, la squadra più prestigiosa di Zagabria e – forse – di tutta la nazione. Il resto è storia, passando per Bayern, Atletico e Juve, tra tanti trofei alzati al cielo (tanti) e delusioni (poche) fino alla clamorosa finale Mondiale conquistata con la maglia della sua Croazia da assoluto protagonista.

Scaramanzie e tatuaggi (sbagliati)

Ogni calciatore ha il personalissimo modo di toccare ferro: quello di Mario è sicuramente il fasciarsi il polso sinistro prima di ogni partita. Ma non solo, essendo il croato anche un grande fatalista. In un corpo ricoperto di tatuaggi tuttavia si fa fatica a identificare significati e significanti, come diceva il filosofo. Su quello di Mandzo però ce ne sono almeno tre degni di nota che raccontano chi è veramente: una coppia di dadi che rappresentano il fato; una preghiera in lingua slava che lo affida all’angelo custode; l’ultimo degno di nota invece è semplicemente unico, perchè sbagliato! Trattasi infatti di una frase in ebraico presa da Ecce Homo di Nietzche tradotta male e trascritta ancora peggio… il tatuaggio infatti non solo non significa nulla, ma è anche stato fatto al contrario!

Condividi
x