“Se non fossi diventato calciatore probabilmente avrei fatto il rapper.”
È il 1998, Memphis, vede suo padre allontanarsi per sempre dalla sua vita.
Aveva 4 anni e da quel giorno i due non si sarebbero più rivisti.
Suo padre chiese il divorzio dalla madre e da lí saranno i nonni a prendersi cura di lui. La madre non sarà molto presente nell’infanzia di Memphis. A 11 anni entra nel Psv Eindhoven dopo un inizio allo Sparta Rotterdam. Il Psv in quegli anni sta conquistando l’Olanda e si fa valere anche in Champions League. Sono gli anni di Farfan e Capitan Cocu. Prima dei 15 anni perde anche il nonno che si tatuerà sul braccio sinistro, in uno dei suoi numerosissimi tatuaggi sparsi in tutto il corpo.
A 17 esordisce in Eredivisie, ma sarà proprio sotto la guida di Cocu che Memphis esplode.
Un talento cristallino, esterno sinistro con un piede fatato e un dribbling eccezionale. Van Gaal, allora tecnico del Manchester United, mette gli occhi su di lui come possibile nuovo Cristiano Ronaldo. Nel 2015 sembra essere maturo tanto che lo United punta su di lui affidandogli la maglia numero 7, la maglia dei vari Beckham, Cantona e Cristiano Ronaldo. Una maglia così a 21 anni pesa talmente tanto che Memphis sembra perdersi, non essendo più quello di Eindovhen, un po’ anche per colpa del biennio stortissimo dello United. Un bienno buio, solo 7 gol in 56 presenze.
Nel 2017 viene ‘svenduto’ al Lione per 17 milioni.
In questi due anni sembra tornato quello di una volta e il Lione punta e crede molto in lui. È uno dei punti fermi fondamentali. Gol e assist a disposizione della squadra. A 24 anni finalmente sta dimostrando quello che è anche in Nazionale Orange.
Si Memphis e non Depay perchè rifiuta il cognome del padre che lo ha abbandonato.
Lo United ha messo nel contratto la clausola di recompra per poterlo riacquistare.
Chissà se Memphis tornerá nel teatro dei sogni senza avere pressione e conquistare tutto il popolo Red.
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