Questa sera, allo stadio “Rigamonti”, il Brescia ospiterà la Juventus e tra le fila delle “rondinelle” potrebbe debuttare il nuovo acquisto estivo. Ed il debuttante è niente meno che Mario Balotelli, tornato convocabile dopo aver scontato le quattro giornate di squalifiche prese in Francia.
Colpo d’effetto di mercato del presidente Massimo Cellino, Balotelli ritorna in Serie A dopo tre stagioni passate in Ligue 1 con Nizza e Olympique Marsiglia. In Francia, l’ex SuperMario è sembrato essere tornato il giocatore che, tra il 2012 ed il 2013, divenne uomo-copertina del TIME ed uno dei 100 personaggi più influenti al Mondo. Ovvero, un giocatore devastante.
Poi la sua vita (calcistica) ha preso una via diversa: ai gol e alle prestazioni positive, si sono intercalate prestazioni negative e comportamenti deprecabili, tanto da ridurlo a giocatore svincolato dal 1° luglio al Ferragosto scorso. E già da svincolato aveva firmato, nell’estate 2016, con il Nizza e quest’anno, poco dopo Ferragosto, ha firmato un contratto d’oro con il Brescia. Contratto che lo ha reso il giocatore più pagato di sempre della squadra ed il terzo giocatore del club nato nel 1911 con una grande carriera alle spalle dopo Roberto Baggio e Pep Guardiola (e mettiamoci anche Gheorge Hagi, per non fare torti a nessuno).
In Francia, in un campionato però per nulla allenante, Balotelli è riuscito a trovare la via del gol, la continuità (nonostante qualche intemperanza in campo) e la certezza di essere tornato un calciatore come si deve: ha contribuito alla qualificazione del club rossonero alla Champions League (anche se la corsa si è fermata agli spareggi contro il Napoli) dopo 58 anni. Mica male eh.
Ora c’è il Brescia e lui dovrà convincere tutti (per l’ennesima volta) che è ancora SuperMario, l’attaccante devastante, quello che da solo aveva steso la Germania a Varsavia sette anni fa, quello che quando segnava non esultava mai anche se segnava gol bellissimi, quello di cui si diceva potesse diventare davvero uno degli attaccanti più forti di sempre. Non dovrà tornare però quello che si presentò in Nazionale, richiamato dal suo mentore Roberto Mancini, la scorsa stagione, in condizioni fisiche deprecabili e carente di cazzimma come contro la Polonia nella prima partita di Uefa Nations League. Balotelli out dalla Nazionale fino a data da destinarsi con la volontà di tornare ad altissimi livelli proprio in provincia e convincere il Commissario tecnico a convocarlo già per le prossime partite ufficiali o amichevoli degli azzurri.
Il ritorno a Brescia, nella “sua” Brescia, ha fatto sì che Mario Balotelli rifiutasse addirittura l’offerta del Flamengo. Si era parlato di Hellas Verona, Atalanta, Sampdoria, Sassuolo, Bologna e Fiorentina, ma poi è arrivata la chiamata (inaspettata non tanto) da parte della società di Cellino, l’annuncio urbi et orbi sui social, la presentazione alle masse il 19 agosto alle ore 16 e (guarda caso) 45 minuti, i primi allenamenti, le prime uscite amichevoli e ora la sfida contro la squadra campione d’Italia.
Balotelli potrebbe debuttare questa sera e non ci sarebbe partita migliore: in casa contro la squadra contro cui l’allora 17enne sconosciuto Mario si scatenò e contribuì ad eliminarla, nei quarti di finale, di Coppa Italia. Era il 30 gennaio 2008 ed il Mondo del calcio conobbe questo ragazzo fisicamente superiore e di cui si diceva un gran bene. Corsi e ricorsi storici, ma anche ricordi.
Fu Siniša Mihajlović, allora vice allenatore dell’Inter, a chiedere a Roberto Mancini di far giocare quel ragazzone che stava facendo vedere cose importanti con la maglia della Primavera. E Mario quella sera, grazie alla fiducia datagli da “Miha”, mandò in semifinale praticamente da solo l’Inter: nasceva SuperMario ed i giornali iniziarono a parlare di questo attaccante di origine ghanese, nato a Palermo un mese dopo la fine di “Italia ’90” ed adottato da una famiglia bresciana in tenerissima età.
Da allora Mario Balotelli ne ha passate tante, viste tante e fatte altrettante: gol, prestazioni superlative e le stimmate del predestinato. Peccato che tutto questo ben di Dio sia andato a braccetto con alcune situazioni un po’ troppo sui generis (le cosiddette “balotellate”): comportamenti a volte infantili e gesti inutili che hanno reso Balotelli uno dei giocatori più odiati di tutti ed i suoi atteggiamenti sono stati un boomerang per la sua carriera e per sé stesso. E pensare che Mario Balotelli aveva (e ha tutt’ora) delle skills che se avesse voluto ora sarebbe tra i top striker non solo della sua generazione, ma del calcio italiano. E non solo. Basta vedere la sua prestanza fisica, il dribbling, il piede destro al fulmicotone, il senso del gol, la genialità.
Ora per l’ex ragazzo prodigio del calcio italiano, la voglia di fare bene a 29 anni nella sua città. Per la gioia di mamma Silvia, dei suoi fratelli e di una squadra tornata in Serie A dopo otto stagioni: se un tempo Balotelli doveva servire alla propria squadra per vincere scudetti e coppe, ora dovrà prendere il Brescia, condurlo alla salvezza con i suoi gol e la sua esperienza.
Mario Balotelli sa che questa di Brescia potrebbe essere la sua ultima chance. Lui che ha avuto la fortuna di essere baciato dalla dea Eupalla, ma che troppe volte ha deluso chi ha creduto in lui. Ma ora sembra (si spera) più maturo e consapevole e anche il fatto di aver giocato tre anni lontano dai riflettori mediatici (e di aver giocato in due piazze tranquille), gli ha permesso di segnare con continuità, esultare dopo i gol (leggasi il selfie con i suoi compagni dopo un gol sotto la curva del Marsiglia) e sorridere. Una cosa che non gli capitava da tempo (in campo).
I tifosi bresciani sono tutti sovra-eccitati e sognano una stagiona positiva, con gente giovane come Tonali, Špalek, Cistana, Ayé, navigata come Gastaldello, Romulo, Dessena, Matri e l’attacco Donnarumma-Balotelli. Entrambi classe ’90, Donnarumma è al debutto in massima serie dopo 116 gol segnati tra Serie C e Serie B in dieci stagioni, mentre “Balo” è all’ennesimo tentativo di rilancio ed in carriera può contare tre scudetti, cinque coppe e supercoppe “domestiche”, una Champions League ed è al 21° posto tra i bomber di sempre (a oggi) in Nazionale.
Tu guarda come poteva essere beffardo il destino, questa sera: da un lato SuperMario, il bad boy con la cresta e “campione di freccette”, dall’altra Cristiano Ronaldo, il calciatore-macchina atletica. Per problemi fisici, l’asso portoghese non è stato convocato. Peccato, sarebbe stata una bella sfida. Una volta si sono affrontati, Balotelli gli fece un fallo da dietro, il portoghese cadde, protestò e lui gli disse, in maniera secca e perentoria, di non fare scene e di alzarsi: era l’11 marzo 2009, Ronaldo giocava nel Manchester United e aveva già vinto un Pallone d’oro, Mario andava per i 19 anni. Quando si dice la personalità.
Cellino dice, giustamente, che il giocatore dovrà ritrovare la giusta forma e non dovrà essere messo sotto pressione e sotto i riflettori, come è sempre stato in carriera. Dovrà essere tranquillo e molto carico.
Da questa sera, in Serie A c’è un giocatore in più, un numero “45” in più. E’ il ritorno di Mario Balotelli. C’è una squadra da salvare, c’è un calciatore da ritrovare, c’è una maglia azzurra da riconquistare.
Welcome back, Mario. E dimostra che sei ancora Super.