Il Covid19 sta cambiando il Mondo. Si dice che quando la pandemia finirà, l’umanità non sarà più la stessa anche se tutti noi potremo tornare a fare ciò che facevamo prima che la diffusione del virus diventasse globale.
La paura è che molte aziende chiuderanno e che i loro dipendenti perderanno il posto di lavoro. Perdita di lavoro che comporterà nessuna entrata a fine mese. Nessuna entrata a fine mese che significherà non arrivare a fine mese tra cibo che scarseggia, bollette che non verranno pagate e altre cose amene.
Anche il calcio è a un bivio: continuare la stagione o terminarla? Tutto è fermo, ma se i calciatori riescono ad arrivare a fine mese, i dipendenti dei club, che non hanno ingaggi milionari, potrebbero essere in difficoltà. Per questo motivo si chiede ai calciatori di tagliarsi gli stipendi così da dare un po’ di ossigeno alle loro squadre.
In Inghilterra il Leeds, storico club decaduto di Championship League, ha stabilito che i prossimi stipendi della prima squadra (22 elementi), dell’allenatore e del suo staff tecnico (quattro persone in totale) saranno versati interamente direttamente ai dipendenti, per aiutarli in questa situazione.
Di chi è stata l’idea nei peacocks di fare una cosa così onorevole? Ai giocatori? No. Alla dirigenza? Neppure. Al suo allenatore. Il coach della squadra oggi in testa alla serie cadetta del campionato di Sua Maestà (che ha il figlio Carlo, tra l’altro, positivo al Coronavirus) ha deciso così, tutti gli hanno dato ragione e per questo mese (e per i successivi) gli ingaggi del club del West Yorkshire non andranno agli atleti ma agli impiegati e a tutti coloro che permettono la vita giornaliera dello storico club.
L’ideatore di questa bellissima idea è uno dei tecnici più amati, iconici e controversi del calcio mondiale: Marcelo Bielsa. Eh già, el loco ha messo mano alla coscienza (e al suo conto in banca) e ha proposto un gesto nobile, seguito dal suo staff e dai suoi ragazzi.
Oggi Cooper e compagni sono fermi, la Championship si è fermata a undici giornate dalla fine e non si sa fino a quando ci sarà lo stop al campionato. Ma visto che Bielsa non è loco per caso e quel soprannome non gli è stato dato così’ “tanto per”, ha creato nel frattempo gruppi whatsapp dove tiene aggiornati squadra, dirigenti, collaboratori e i suoi parenti che sono rimasti in Argentina. E lui, sempre con tuta addosso e la tazzina di caffè in mano seduto su una borsa frigo come appariva in campo, se ne sta tranquillo a Wetherby, nei pressi di Leeds, sperando che tutto finisca per il meglio, che possa ripartire il campionato e che possa riportare il club dei pavoni in Premier League dopo sedici stagioni.
Ma chi è Marcelo Alberto Bielsa Caldera , aka el loco. El loco è un personaggio tutto da scoprire, ma anche tutto d’un pezzo. Nato a Rosario (come Messi), da calciatore è stato uno dei tanti, mentre da allenatore è diventato uno dei più ammirati del panorama internazionale per la sua devozione al gioco offensivo.
Ha iniziato a soli 35 anni ad allenare la squadre per il quale fa il tifo, i Newell’s Old Boys di Rosario, capaci in due stagioni di fargli vincere un Apertura (1990), un Clausura (1992), perdere la finale di Libertadores contro il San Paolo (la seconda finale della sua storia), scoprendo anche giovani dal talento puro.
Chiusa la parentesi con la “lepra”, nel 1992 andò in Messico rimanendovi quattro anni con Atlas e America, fino a quando non decise di tornare in Argentina ad allenare il Vélez Sarsfield. Nel 1998 con il club bianco-azzurro vinse un altro Clausura e quello fu l’ultimo trofeo vinto da Bielsa. Da allora non ha vinto più nulla, ma il suo nome, il suo modo di allenare e giocare, le sue interviste e le sue trovate lo hanno reso un allenatore amato e da cui molti hanno tratto ispirazione.
Un modo semplice, ma ardimentoso, il suo schema di gioco: tre difensori, tre centrocampisti, tre trequartisti, un attaccante. Questo è stato il “metodo Bielsa”. Stiamo parlando di un tecnico considerato da Guardiola come il miglior allenatore del Mondo. Stiamo anche parlando di uno cui il Newell’s Old Boys, nonostante sia ancora in vita, gli ha dedicato lo stadio. 3-3-3-1 e passa la paura.
Il suo metodo, Marcelo Bielsa lo ha usato con Espanyol, Athletic Club, Olympique Marsiglia, per due giorni alla Lazio, al Lille e da una stagione e mezza al Leeds.
Attenzione: come “due giorni alla Lazio”? Certo perché per 48 ore el loco Bielsa è stato allenatore dei biancocelesti. Era il 6 luglio 2016, l’8 luglio aveva già rescisso: “incomprensioni di mercato”.
Del resto, la storia di Bielsa è ricca di litigate con le sue dirigenze, con fughe senza avviso e la voglia di avere da tutti il massimo delle loro possibilità. Ma anche di migliaia e migliaia di partite di calcio di squadre avversarie visionate in maniera compulsiva su video cassette.
Ma se si pensa a Bielsa, si pensa al suo passato di Ct di Argentina e Cile: con l’Albiceleste stravinse le qualificazioni a Corea-Giappone 2002, ma uscì malissimo nella fase a gironi mettendosi a piangere negli spogliatoi, vincendo due anni dopo ad Atene la prima medaglia d’oro della Nazionale; con il Cile si qualificò ad un Mondiale (Sudafrica 2010) dopo due mancate qualificazioni, portandololo agli ottavi di finale e vincendo per la prima volta due partite in una manifestazione iridata. E grazie a lui e alla sua garra, il Cile diventò, grazie al suo estimatore Jorge Sampaoli, per due volte, Campione del Sudamerica diventando una Selezione molto forte.
Ah che roba el loco, uno che affrontò i tifosi del Newell’s Old Boys con una bomba a mano (finta? Vera?) dopo una contestazione, uno che si dimise dopo appena due mesi dall’Espanyol, uno che litigò con la ditta che avrebbe dovuto sistemare il nuovo centro sportivo dell’Athletic Club, uno che lasciò l’Argentina durante le qualificazioni mondiali di Germania 2006 sparendo per 4 anni, uno che ha sempre avuto problemi “tecnici” con quasi tutte le dirigenze, uno che prende a va in Argentina a trovare un amico malato terminale senza avvisare la società che lo ha esonerato subito dopo, uno che fa pulire il centro sportivo del Leeds per tre ore, ovvero quanto tempo deve lavorare un tifoso “white” per acquistare un biglietto di una partita. Uno che non esulta ai gol, uno che sta sempre accovacciato ed uno che prima di sedersi in panchina fa tredici passi con l’ultimo più lungo degli altri. Ma lui è loco anche per come approccia la partita, il metodo di allenamento, lo schema usato, la cura dei dettagli, il suo essere scout, il suo approcciarsi ai giornalisti.
Oggi Bielsa sta cercando di portare il Leeds in Premier. La squadra è forte e ci sono le possibilità di un ritorno dei pavoni nel calcio inglese che conta. Non ci stupiremo che se non dovesse riuscirci (quando si tornerà a giocare) saluti tutti e se ne vada. E magari un giorno verrà ad allenare seriamente in Italia.
Ma oggi di lui ci rimane questo gesto: un bel po’ di sterline destinate a chi ha più difficoltà di lui.
Loco sì, ma gentile ed altruista.