Real Madrid – Bayern Monaco non rappresenta solo un quarto di finale spettacolare. Già, perché questa sfida racchiude in sé un’altra grande partita, quella giocata tra Zidane e Ancelotti…
BLANCO DOLCE BLANCO
I due si conoscono molto bene. Il francese infatti ha lavorato come vice dell’italiano nell’anno in cui le merengues riuscirono a render concreto il sogno della Decima. Quel sogno frutto del meraviglioso lavoro da parte del Carletto nazionale, successivamente però esiliato senza un vero motivo. In tutto questo intanto Zidane prendeva i propri appunti mentali e tattici, sperando un giorno di poter imitare l’ex Milan. Un’imitazione realizzatasi neppure due anni dopo. In quel di Milano Zinedine alzò al cielo la coppa dalle grandi orecchie consacrandosi come un allenatore dalle qualità più che interessanti e dal futuro più che vincente.
Tutti gli riconoscevano poco merito però, specialmente per la misera esperienza da allenatore. Si diceva infatti che il successo era figlio delle grandi prestazioni dei vari singoli. E invece il vecchio “amico” di Materazzi sorprese tutti, tanto da confermarsi ovviamente la permanenza a Madrid. La scelta del presidente è da definirsi ormai più che vincente visto il rendimento attuale. Nemmeno Carletto infatti teneva questo passo…
Sarà quell’aria di casa ben conosciuta ormai da decenni, o quel gruppo di calciatori galattici molto professionisti, a rendere Zidane un allenatore totalmente blanco. Blanco infatti non solo per la maglia indossata dai suoi ragazzi. Blanco per la purezza cristallina dell’impeccabilità finora sostenuta in silenzio. Lo stesso blanco che conosceva Ancelotti nell’anno del suo trionfo madrileno.
Va aggiunto anche che il romagnolo rimane ad oggi uno dei pochi allenatori ad esser entrato nei cuori dei tifosi blanchi appunto. Cosa non da poco. Tutti i calciofili conoscono bene ciò di cui stiamo parlando. Spettatori più che “viziati” pretenziosi costantemente di vedere grande calcio da chiunque indossi quella camiseta. Perché se si arriva a fischiare un 4 volte pallone d’oro forse un po’ complicati e incomprensibili quei tifosi lo sono. Ma ognuno è fatto a suo modo, e comunque Ancelotti è riuscito anche nell’impresa di saperli conquistare. Un vero doppio successo potremmo definirlo. Chapeau.
HIC ET NUNC
Ora Zidane dal canto suo sta vivendo le stesse emozioni ad edizione limitata. Anche lui ormai è diventato un pupillo della gente madrilena. Con quest’ultimi però il francese partiva una casella d’avvio più avanti rispetto all’italiano. Già, perché dopo tutto quello che aveva saputo fare come giocatore, era doveroso dargli fiducia. Scetticismo e pregiudizi calciati via alla perfezione come faceva sul terreno di gioco. E pensare che fino a qualche mese prima dell’investitura da allenatore della prima squadra, Zidane faticava a far bene con la squadra giovanile. Ma forse quel gran salto ero proprio ciò di cui necessitava. Perché paradossalmente con i grandi era sicuro di sentirsi a proprio agio specialmente dopo aver vissuto la squadra in prima persona con Ancelotti.
Tatticamente è innegabile che qualcosa di Ancelotti ci sia ancora in questo Real formato Zidane 2.0. Quel 4-3-3 nasconde esplicitamente geni di calcio creatisi con il DNA footballistico del romagnolo. Eppure l’allievo Zinedine ha comunque rivisto la filosofia del proprio maestro sfruttando essenzialmente l’argomento centrocampo. Va detto anche che questo Real Madrid è davvero una corazzata ormai. Una formazione quasi perfetta che fa del proprio gruppo e della propria immensa esperienza un’arma letale nei momenti critici. Dove non arriva il talento o il gioco imposto dal mister, si impone comunque il valore del nome societario. La prestazione prepotente mostrata contro il Bayern ne è la prova. Ora come ora la squadra di Zidane è oggettivamente la più forte. La più completa. La più Squadra. Ma ciò è dovuto al meraviglioso impegno lavorativo a fari spenti del francese, vero artigiano di questo Labor Limae.
La gara di stasera ci dovrà interessare non solo per il risultato finale. Quello che molti dovranno vedere sarà l’imposizione tecnica e tattica dei due rispettivi giochi. Ancelotti ha comunque gli elementi per provare l’impresa. Giocatori forti e dai nomi illustri. Diciamo che il mister italiano possiede gli elementi giusti per formare la propria pozione magica. Al momento però manca ancora un ulteriore collaudo per far nascere l’ennesimo carro armato calcistico.